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Aaron

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Aaron

"Cazzo Aaron tutto ok?" La voce del mio assistente è come se fosse chilometri lontano da me. Vedo solo quella ragazzina, sento solo quel rumore dello schiaffo appena dato da lei.

Nessuno osa toccarmi, soprattutto il mio viso.

È non sarà di certo una ragazzina a umiliarmi in quel modo. Trattengo la rabbia repressa in due pugni stretti, mentre il mio sguardo è puntato su di lei, che nel frattempo mi fissa ancora arrabbiata.

"Ne ho abbastanza".

Gli farò vedere chi comanda qui, e lo farò a modo mio.

La prendo per il braccio. "Richard stai tu al posto mio". Dico senza sentire ne un ma ne un se. "Che cosa fai brutto stronzo." Cerca di levarsi dalla mia presa ferrea e dura. Prendo una qualsiasi porta e ce la butto dentro con forza.

Ci troviamo in uno dei tanti spogliatoi che ci sono dentro alla struttura. " Che cosa vuoi fare eh? Vuoi per caso restituirmi quello schiaffo che ti sei meritato bastardo?" Dice acida facendomi salire la collera dentro di me.

"Si vorrei farlo, ma in un altro modo". Dico avanzando verso di lei. "Nessuno mi tira uno schiaffo e tanto meno una ragazzina impertinente, impicciona può farlo." Avanzo ancora mentre lei - stranamente - rimane in silenzio.
Mi arrotolo le maniche della camicia, scoprendo le mie braccia venose. Mi lecco le labbra cercando di darmi una calmata e di non mettergli le mani addosso.

"C'è sempre una prima volta, mister nessuno mi ha mai toccato". Rimane con le spalle al muro, mentre dice questo. "Ti farò capire chi comanda". Mi avvicino verso di lei, inclinando la testa per guardarla dritta negli occhi.

"Tu ragazzina ti sei cacciata in grossi guai". Sussurro sfiorandogli il lobo dell'orecchio volendo mandarla in panico. Con le mani sfioro le sue braccia nude e lisce, facendogli venire dei brividi su di esse.

La sento irrigidirsi all'istante, ma non fa niente per impedirmi di toccarla.

Oh si, questo lo sento. E questo dovrà ricordarselo.

"Stammi lontano pervertito! Non mi toccare". Tenta di gridare, ma appena avvicino il mio viso verso le sue labbra, si blocca.

"Shh... dovrai pagare per quella figura sgradevole davanti a migliaia di persone." Dico sfiorandogli i suoi due cuscini rosei. "Se non ti sopportassi potrei baciarti e farti mancare il respiro finché non mi dirai scusa come si deve".

Mi inumidisco le labbra al solo pensiero, ma mi ricompongo. " Ora invece ti becchi solo un avvertimento". La fisso per bene, cercando in lei una reazione, ma questa non arriva. "E dimmi cosa mi farai la prossima volta che ti manco di rispetto?" Domanda tenendomi testa. È in quel momento avevo voglia davvero di fargli male.

"Ti porterò nella stanza blu e quel momento non sarà per nulla bello, non ci sarà tregua per te." le guardo ancora le labbra. "Per niente". Finisco serrando la mascella. " Mi hai riconosciuta?" Domanda improvvisamente, cogliendomi alla sprovvista.
"Cosa?"
"La bambina del-"

"Aaron fottuto Morgan! Ti stanno cercando fuori!" La voce di Michel entra come un acqua fredda nello spogliatoio. "Dopo fai quello che vuoi, ma ora ti stanno cercando. Ci sono i giornalisti che ti vogliono intervistare e se continui a stare qui, saranno capaci di venire anche loro e non saprei quanto ti convenga."

Respiro pesantemente, facendo entrare il profumo di fragole nauseabondo che porta cappuccetto rosso. " Arrivo". Dico a denti stretti innervosito.

Mi allontano da lei ritornando nella realtà e di quello che ho appena detto e sentito. So benissimo di cosa si tratta, ma non voglio che lei sappia chi ero e come ero.

Fin dalla prima volta che l'ho vista, ho capito che era lei, ma ho sperato fino all'ultimo che non si ricordasse di me, di quel bambino fragile e smarrito, e di quel disegno che gli ho lasciato come uno stupido in quel parco.

Ora sono un altra persona e non ho bisogno che lei si ricordi di me, perché io non sono quel fottuto bambino.

Allison

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Allison

Rimango incollata al muro per almeno un pò di tempo, realizzando quello che è appena successo. Aaron Morgan, mi ha praticamente minacciata, eppure nei suoi occhi sembrava che volesse sbranarmi da un momento all'altro.

E non so se volesse uccidermi o qualcos'altro

Ma sembra più la prima.

Ancora dentro di me, sta scoppiando una guerra contro il mio cuore tremante e gli altri organi che cercano di rimettersi al proprio posto.

Potevo dargli calcio sul suo uccello, ma qualcosa mi trattenuto.

Non so che cosa, ma voglio che si ricordi di me, questo è poco ma sicuro. Ormai sono certa che è lui, l'ho riconosciuto. Anche se è diventato quell'uomo possente, rigido e senza un'anima, voglio che si ricordi al più presto di me.

Ma ora come ora sarà difficile.

Lui ormai ha dichiarato guerra con me, e non ha intenzione di starmi vicino, ne mi permetterà di toccarlo, e tanto meno fare amicizia con me.

E poi quella "stanza blu". Ancora è un mistero per me, ma voglio scoprire cosa nascosta anche li.

Con la gola secca e il fiato che non vuole accennarsi di calmarsi, apro la porta dello spogliatoio e ritorno in mezzo alla gente pensierosa.

Mio cugino ha appena iniziato il terzo round e devo dire che, se la sta cavando molto bene. Sta cercando di concentrarsi sul suo avversario e di non farsi abbindolare dalle sue provocazioni sporche e perverse. Girandomi però, vedo Aron che parla con i giornalisti e a quanto pare, sembra anche molto agitato.

Chi sa perché.

Scuoto la testa dandomi della stupida.

Non devo pensare ora a cosa lo turba, devo pensare a mio cugino punto e basta.

Ripeto a me stessa, cercando di non far caso a quello che sta succedendo dentro di me...

Mi ha sfiorata, è stato così vicino che potevamo fare un solo passo e baciarci senza sapere il motivo. Mi sentivo intrappolata di fronte a quei due occhi marroni con quella sfumatura di nero, per renderlo ancora più bello nei miei occhi. E' stato tutto così strano che in quel momento, avevo paura di me stessa e di cosa avevo nella testa.

Capisco perché tutte le donne le sbavano dietro, ma nonostante questo avevo quasi oltrepassato il limite di me stessa e della mia dignità. E odio ammetterlo ma non posso dimenticare quelle mani che sfioravano il mio corpo.

Fino all'ultimo secondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora