Mi sono sempre chiesta il motivo per il quale Dio, abbia scelto proprio me, per farmi vivere, un'avventura come questa. Sono stata in silenzio per quasi tutto il viaggio, concentrata nel pensare a come sono finita in questa situazione di merda.
E fortunatamente quello stronzo, sta al telefono con non so chi, a parlare di lavoro. E quel non so chi lo devo ringraziare. Non avevo né la voglia di parlare né tanto meno volevo sentire altro su questa faccenda assurda.
Non riuscirei neanche a ribattere su qualche sua battuta del cavolo.Piuttosto invece sto cercando, di metabolizzare tutto questo e di quello che succederà in futuro. Sto pensando a come posso risolvere questa situazione e uscirne fuori una volta per tutte, ma non trovo nessuna soluzione per sfuggire a questo matrimonio combinato.
Io sarò sposata con Aaron Morgan, l'uomo più stronzo e insensibile che conosca. La mia vita programmata da un contratto.
Faccio un respiro profondo, continuando a guardare il finestrino, mentre il leggero venticello, sfiora il mio viso, come una carezza, piena di fresco invernale. "Se stai pensando di fare qualcosa per sfuggire a questo matrimonio ti sbagli di grosso". E ovviamente quando, finalmente mi stavo rilassando lui deve rompermi le palle.
"Lo farò e come. Deve esserci qualcosa per evitare a questo stupido contratto." Replico, non capendo come ha fatto a indovinare le mie intenzioni. "Non puoi e non potrà neanche tua madre." Faccio uno sbuffo al sentire quelle parole.
"E fammi capire, ci sarà un incontro con i miei e i tuoi genitori signor Morgan?" Formulo questa domanda prendendolo in giro.
Le parole dette da lui stesso, improvvisamente si fanno spazio dentro mia testa, come un forte uragano.
Tua madre mi ha salvato e io ho salvato lei.
"Posso farti una domanda?" Lui rimane in silenzio facendomi intuire che posso proseguire. "Noi siamo destinati a sposarci sin da bambini?" Me ne esco, sapendo forse la risposta. "Noi siamo destinati a sposarci sin da quando ho compiuto i miei dieci anni. Dovevamo incontrarci svariate volte, per conoscerci, ma tua madre ha sempre trovato una scusa per posticipare il nostro vederci a causa di alcune divergenze."
"Quali divergenze?" Domando incuriosita, sedendomi meglio sul sedile. "Non lo so". Questa è l'unica risposta che ricevo da parte sua, che non mi convince. Sicuramente saprà qualcosa ma non vuole parlare, lasciandomi ignara. "Lo sai che ho il diritto di sapere vero?"
"Ma per ora non puoi sapere Allison, potresti essere in pericolo e tua madre non se lo perdonerebbe mai. Ora puoi anche dirmi che sono uno stronzo senza sentimenti, ma pensa solo a questo, non a cose che potrebbero mettere in pericolo la tua vita." Rimango leggermente sorpresa, dal cambio di tono di voce, appena dice queste parole.
Sospiro, non volendo - per adesso- andare oltre.
Così mi appoggio vicino al finestrino, continuando a guardare la strada piena di alberi, appoggiata ad una morbida neve.
"Ci siamo già incontrati". Me ne esco guardando nel frattempo gli uccelli che volano in questo cielo grigio ma rilassante allo stesso momento.
"Non ricordo".
La sua risposta mi fa sospirare, aspettandomelo. Infondo come potrebbe ricordarsi di me.
"Tutti i giorni alla stessa ora, in quel parco fiorito, ti vedevo sempre sotto a quel grande albero da solo, con un blocco di fogli e una matita in mano, concentrato sempre sul disegno che stavi realizzando in quel momento. Eri l'unico a fare una cosa simile, mentre i bambini giocano a calcio."
Un lieve sorriso mi si disegna in viso, al ripensare a quanto era carino. "Mi hai messo così tanta curiosità nel vederti li da solo, che volevo diventare tua amica." Mi blocco per un secondo appena noto la neve cadere dal cielo.
"Abbiamo subito legato io e te. E poi un giorno non ti ho visto più, ne i giorni seguenti."
Sto per dire del disegno che mi aveva lasciato, prima che se ne andasse via, ma improvvisamente la macchina si ferma di colpo, facendomi cacciare un urlo. "Ma sei impazzito?" Dico mettendo una mano sul petto, cercando di regolare il mio cuore.
"Esci".
Aggrotto la fronte alla durezza di quelle parole. "Che ti prende all'improvviso? Ho detto qualcosa di sbagliato?" Domando non capendo la sua reazione.
"Dimentica il me da bambino. Non so cosa ricordi e non mi interessa, so solo che tra me e te se non ci fosse questo fottuto contratto di mezzo ti avrei mandato a fanculo molto che volentieri".
Il suo tono aggressivo, mi fa rabbrividire di rabbia. "Senti stronzo del cazzo, la stessa cosa lo farei io molto volentieri. Questa situazione non mi piace per niente, perché io ti odio e non riuscirò mai ad accettare questa assurdità. Ma almeno cazzo cerca di comportarti decentemente se dobbiamo andare incontro a questo". Dico tremando come una foglia, avendo paura.
Contrae la mascella, mentre le sue mane, sono ancora strette sul volante, come se volesse in qualche modo trattenersi. Poi improvvisamente una grossa risata, mi fa aggrottare la fronte. Si lascia andare sul sedile, chiudendo gli occhi. " Dopo il matrimonio, dopo esserci scambiate quei maledetti anelli insignificanti, ricomincerò da capo, come se le fede che porterò al dito, non è altro che pezzo di niente. Come di tutto quello che verrà, non sarà niente e non cambierà nulla".
Il mio cuore perde un battito nel sentire quelle parole.
Perché? Cosa me ne importa? Anche io farò così.
"E io farò lo stesso". Ribatto con il cuore a mille. "Scoperò e porterò a casa tutte le donne che voglio e tu non ti permetterai neanche per una volta di dire una sola parola." Finisce con quel ghigno, facendomi deglutire.
Io dovrò andare a convivere con una persona così repugnante?
"Stai dicendo questo solo perché-"
"Zitta Cazzo!"
Sussulto appena la sua rabbia la sfoga dando un pugno sul volante, così forte da farmi sobbalzare. " Ricordo-"
"Giuro che se non la finisci di parlare ti strappo quelle labbra te le disintegrano". Digrigna i denti, facendomi deglutire. Faccio un respiro profondo, volendo calmarmi e di non piangere come una bambina dell'asilo. E sanza dire più nulla esco dalla macchina con le gambe che fanno fatica a starsene in piedi. mentre lui se ne va velocemente dalla mia vista.
Una lacrima riga il mio viso.
Non posso stare con una persona del genere. Non posso stare male, ogni singolo giorno rinchiusa nella stessa casa, con lui. Non posso rovinarmi la vita per colpa sua...
Non posso.
Spazio autrice:
Bhe che dire il nostro Aron secondo voi cosa nasconde? Perché ha reagito in quel modo quando la nostra Allison le stava raccontando sul come si sono conosciuti?
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che anche la storia in se stia uscendo bella e non troppo noiosa. Ci vediamo al prossimo capitolo!
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Fino all'ultimo secondo
RomanceAllison White, una giovane donna universitaria di 21 anni, incontra il lottatore di box più famoso di tutta New York, Aron Morgan. Lui è conosciuto soprattutto perché è il figlio del milionario John Morgan. Il ragazzo ventottenne ha nel profondo un...