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"Perché vuoi rendere tutto così difficile? Tutto quello che ci siamo detti te ne sei già scordata?" Domanda facendo bruciare ogni singolo spazio di questa stanza

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"Perché vuoi rendere tutto così difficile? Tutto quello che ci siamo detti te ne sei già scordata?" Domanda facendo bruciare ogni singolo spazio di questa stanza.

Ed io penso che da un momento all'altro sento di scoppiare dalla rabbia e da tutta questa situazione. Con un respiro profondo mi volto incazzata più che mai. "No che non me ne sono scordat-"

"E allora perché cazzo ti devi comportare come una bambina viziata?" Se ne esce facendo dei grossi respiri, stringendo i pugni talmente forte che vedo le sue vene gonfiarsi su tutto il palmo della mano.

"Perché? Me lo domandi pure?" Sbuffo una risata amara. "Ogni volta che ti comporti come uno stronzo mi viene voglia di scappare lontano da te. I tuoi modi così scontrosi e bipolari mi fanno girare talmente la testa da non capirci più niente. Dovremo aiutarci a vicenda, visto che da quello che ho capito, tutte e due vogliamo starci lontano, ma è come se ogni volta che fai un passo verso di me ne fai trecento indietro."

Il mio respiro si fa pesante e un senso di vuoto si impossessa dentro di me, facendomi male al petto.

Sono stremata.

"Sai cosa odio di più? E' che nascondi il vero te stesso. Lo nascondi dietro a quel diamine di orgoglio e quel essere spietato che hai con tutti. Sono Allison White e sono la bambina che voleva fare amicizia con te, voleva conoscerti, voleva vedere ogni sfumatura di te e di quello che sei."

"Cazzate". Fa una risatina nervosa, facendomi uscire le lacrime come se niente fosse, come se quello che ho appena detto non contano niente per lui.

Mi sento così stupida e ingenua.

Aaron nel vedermi così, la sua espressione cambia drasticamente. "Ragazzina-"

"Visto che non te ne frega un cazzo allora puoi andare benissimo a fanculo!" Esclamo arrabbiata. "Tornerò domani mattina con le mie cose".

"Ma signorina White". Interviene poi Veronica, che ha assistito a tutta la scena. "Scusami ma non ce la faccio". Le dico per poi avanzare verso il lungo corridoio di questa grande casa, che molto presto vedrò tutti i giorni.

Lungo il cammino, sento delle imprecazioni da parte di Aaron e poi dei piatti cadere per terra, facendo parecchio rumore, aumentando sempre di più il vuoto che si è formato nel petto.

Il mattino seguente è stato il più traumatico di sempre

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Il mattino seguente è stato il più traumatico di sempre.

Mi alzo stropicciandomi gli occhi, sentendo tutti i miei muscoli intorpiditi. "Diamine". Me ne esco fuori, appena accendo il mio telefono ritrovando cento messaggi di Tyler. Controllo l'ora in cui li ha mandati e praticamente, erano le due del mattino. Inoltre noto anche delle chiamate perse da parte sua e da un numero sconosciuto.

Aggrotto la fronte.

Solo un pazzo potrebbe chiamarmi alle tre di notte.

Non ci do molto peso e immediatamente chiamo all'istante Tyler, sperando che mi risponda al più presto.

"Pronto". Sento dopo tre squilli la sua voce assonnata. "Tyler non ho sentito le chiamate, che cosa è successo?" Domando allarmata, guardandomi per un secondo allo specchio, rendendomi conto che sono uno schifo.

Trucco colato.
Vestita.
Occhi gonfi.
Capelli schifosi.

Ma cosa potevo fare ieri sera d'altronde?
Neanche ho avuto modo di mangiare.

"Va bene se ne parliamo al bar?" Mi domanda facendomi ritornare nel mondo reale. "Solita ora?" Domando preoccupata. "Solita ora". Risponde subito dopo, per poi salutarci.

Quando attacco, guardo l'ora dal cellulare e noto che sono le otto del mattino, quindi ho giusto il tempo per darmi una sistemata e iniziare la giornata come meglio credo.

Anche se non penso che andrà a migliorare più di tanto visto che questa sera c'è l'incontro tra Kevin e Aaron.
E ora che ci penso devo fare le valigie per stare a casa di quest'ultimo, che al solo pensarci il mio cuore fa della capriole.

 E ora che ci penso devo fare le valigie per stare a casa di quest'ultimo, che al solo pensarci il mio cuore fa della capriole

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Aaron

"Buongiorno signor Morgan". Dice Veronica appena mi vede scendere le scale.

In questo momento non sono dell'umore di rispondere e ciò l'ha capito anche la domestica

"Posso parlarle un secondo?" Mi domanda poi.  "Cosa vuoi ?" Le domando mettendomi le mani dentro alle tasche dei miei pantaloni.
"Riguarda ieri sera". Se ne esce, facendomi stringere la i denti.

"Un ora dopo che la signorina White se ne era andata, fuori dal cancello ho visto un uomo in nero".
Aggrotto la fronte nel sentire queste parole.

"Ho visto che in mano aveva una bustina". Mette la mano nella tasca del suo grembiule nel quale estrae una lettera. "Ho preferito aspettare la mattina per prenderla". Dice con tono dispiaciuto.

"Veronica hai fatto bene a farlo". La rassicuro prendendo il pezzo di carta. "Questa lettera lasciamela pure in camera mia, e assicurati di chiamare la sicurezza". Le dico facendola annuire.

"Lo sta facendo per la signorina White?" Domanda improvvisamente facendo un piccolo ghigno.

Se non fosse come una madre per me e per mio fratello, adesso l'avrei licenziata senza pensarci due volte. "Veronica fatti i cazzi tuoi". Le dico facendola sbiancare all'istante.

Devo chiamare Max e capire che cazzo vuole quel bastardo. Non so cosa contiene questa busta e non ho neanche il tempo di aprirla. "Cazzone vai in palestra e non rispondere in questo modo Veronica". Improvvisamente la voce assonnata di mio fratello si fa spazio in cucina, facendomi alzare gli occhi al cielo. "Stavo giusto per andare sfigato".

Fino all'ultimo secondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora