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Aaron

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Aaron

Tutto quanto.

Tutto questo.

È ridicolo.

Insignificante e debole.

Che cazzo penso di ottenere facendo questo? Il suo corpo? Manipolarla? Per ripicca per quello schiaffo davanti a tutti?

Perché sono incazzato con lei?

Tutte queste domande che mi sto ponendo non hanno una risposta.
Il mio corpo. La pelle che tocca la sua rosata e liscia. Le mie labbra succhiano le sue con avidità, mentre la stringo ancora di più. Le sue mani continuano a spingermi via, con lo scopo di scappare da me. Lontano dal mostro che sono oggi. E forse è la cosa più giusta da fare. Forse dovrei lasciarla perdere e trovare un altro modo per potermi vendicare di quell'uomo. Forse è questo il nostro destino, rimanere due sconosciuti che si sono incontrati in passato senza un futuro davanti.

Io però continuo a tenerla incollata a me. Più lei tenta di allontanarsi e più stringo i suoi fianchi. Voglio che si ricordi di questa notte, di tutto il peccato che stiamo commettendo. Ogni attimo e secondo di quello che stiamo facendo.
"A-Aaron.... smettil-". Tenta di scollarsi da me, ma non voglio. Non voglio sentire il suo rifiuto uscire da quelle due labbra.

Con forza, riesco ad intrufolare la lingua dentro la sua cavità orale, toccando per un istante quel cielo piovoso.
Il suo sapore così buono e dolciastro mi stanno facendo impazzire del tutto.

Mi gira la testa.
Ho voglia.
Ho fame di lei.

"Aaron vattene-" Cerca ancora di resistermi nonostante tutto, nonostante le sue mani che continuano a stringermi la maglietta fradicia, tirandola verso di se, incitandomi a continuare. Nonostante il suo corpo caldo e i suoi versi uscire da questa dannata bocca. Nonostante i suoi occhi chiusi, che vogliono godersi questo bacio così indegno e sbagliato.

"Come puoi dire di andarmene, quando il tuo corpo dice tutt'altro ragazzina?" Domando staccandomi dal bacio, appoggiando la fronte sulla sua, lasciando che il mio respiro leggermente accelerato tocchi quei boccioli rosei.

Il silenzio cala su di noi, continuando a sentire la dolce musica della pioggia, e a tenerla stretta in vita, mentre lei continua a guardarmi in quel modo, confuso e incredulo. E io la capisco molto bene. Ma nonostante tutto le sue mani continuano a toccare il mio braccio tenendo la stretta, così tanto da farmi pensare a quanto sia buffa anche in queste situazioni.

La sua bocca lucida e arrossata, il suo viso leggermente roseo sulle guance, rendendola ancora più attraente del solito. E poi i suoi occhi così grandi che sono in grado di prosciugare anche l'anima e farla sua.

Perché sto pensando a lei in questo modo? E' da un mese che ci stiamo sul cazzo avvicenda, e non capisco come cazzo sia possibile essere arrivato a fare una cosa del genere.

"Va via ti prego". Sussurra ancora queste parole, guardando le mie labbra con il respiro affannoso. "Perché menti a te stessa Allison White?" E si. Mi permetto di avvicinarmi ancora e catturare con i denti il suo labbro inferiore.

"Tu mi vuoi piccoletta."
"N-No io non voglio te".

Ghigno.

"E chi vuoi? Il tuo amico del cazzo?"
"Voglio rivedere il sorriso di quel bambino che ho conosciuto quel pomeriggio al parco". Quelle parole così spontanee e così maledettamente orribili, rimbombano nella mia mente come un fulmine che colpisce il terreno.

"Non esiste più quel bambino Allison accettalo." Rispondo serioso, ma senza lasciarla andare, senza allontanarmi da lei e andarmene via. E questo mi porterà dritto all'inferno.

"E allora cosa stai facendo qui in casa mia?" Domanda ancora con quel sussurro che grida qualcos'altro di più intenso. "Faccio quello che voglio ragazzina". Dico brusco leccandomi le labbra. "E a te piace tutto questo. Ti piace sentirmi così vicino." Il suo respiro caldo, fa rabbrividire le mie labbra desiderose delle sue.

Lo sento quanto mi vuole, ma percepisco la sua paura nell'avermi così vicino. E in qualche modo non riesco a sopportarlo.

"Non sai come dirmi di si, che lo vuoi anche tu, che vuoi baciarmi e prendere tutto quello che non ti appartiene". Continuo ripensando a quelle immagini così volgari che non sono da me.

Sembrerà strano ma è così.

Deglutisce sentendo queste parole uscire dalla mia bocca, così vere ma allo stesso tempo così insopportabili da farmi rendere conto quanto sto esagerando. "Per favore vattene via".

Ancora quella frase esce dalle sue labbra, facendomi mancare un battito.

Vattene via e non tornare mai più.

Vattene non ti voglio in questa casa.

Vattene via mostro rovina vita.

Vattene via ragazzino. Io e tua madre non ti abbiamo mai voluto, sei stato uno sbaglio che ci ha portati ad avere una famiglia di merda.

Questo per me è il significato di <vattene via>.

Stringo la presa facendola sussultare. "Aaron".

"E se non volessi?" Domando prendendo il suo labbro inferiore tra i denti. "Chiamo la polizia". Risponde questa volta incerta. "Allora valla a chiamare". Le prendo il polso e in un attimo le mie labbra sono sulle sue. Questa volta il bacio è ancora più intenso, più bisognoso, più coinvolgente che riesce a farla sciogliere tra le mie braccia.

Le lingue danzano insieme alla musica di un pianoforte. Le mie mani viaggiano fino ad arrivare a destinazione. La prendo in braccio arrivando fino al divano, dove la metto a cavalcioni sopra di me continuando a baciarci senza sosta.

Ogni cosa. Ogni minimo tocco. E' qualcosa di così grande, di così sconvolgente da farmi mettere paura. Paura di me stesso e di quello che lasceremo questa notte piovosa.

Le sue mani finiscono sulle mie guance, facendomi assaggiare il vero sapore del paradiso.

"Perché piangi?"

Fino all'ultimo secondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora