04/12 Sabato
Prima di cominciare questo capitolo, vi consigli di ascoltare questa canzone, mentre leggete <3
Tutto cambia quando meno te lo aspetti. Tutte le mie speranze. Tutte le mie promesse che mi sono fatta. Tutti i miei pensieri. Tutte le mie sicurezze più grandi, di rincontrare quel bambino che da anni ho sempre cercato.
Sono ormai sparite.
Credevo che quel bambino, nascosto dietro ad un uomo pieno di rabbia e pieno di segreti, potesse uscire quando mi avrebbe vista. Invece è successo il contrario. Tutto quello che ho immaginato, tutto quello che speravo si sono frantumati quella mattina nevosa.
E' stata come una doccia fredda, insieme a quelle maledette lacrime, e al mio cuore che tremava, da quelle parole dure e in qualche modo colpevoli. Mi hanno fatto cadere in un abisso così profondo, da sprofondarci tutto il mio essere.
Sbatto la matita sul banco, mentre mi faccio coinvolgere dai miei pensieri da quasi un'ora. "Alli". Il rumore delle tastiere dei computer, all'interno della grande aula, mi fanno in qualche modo infastidire.
Così decido di fare due respiri profondi, cercando di ascoltare almeno un minimo e di scrivere qualcosa di quello che sta dicendo il professore. Ma i miei pensieri, sono ancora incatenati dentro la mia testa, come se non volessero uscire.
"Alli".
"Zitta cazzo!"
"Dopo il matrimonio, dopo esserci scambiati quei maledetti anelli insignificanti, ricomincerò da capo, come se l'anello che porto al dito non è altro che pezzo di niente. Come di tutto quello che verrà, non sarà niente, come quello che verrà".
Una fitta di dolore mi fa mancare il respiro, come se tutto quanto si fosse piombato contro di me. Mi rendo conto che quelle parole, mi hanno fatto male in qualche modo. E questo io non mi do pace da giorni. "Porca troia Allison White!". Sussulto appena mi accorgo che Natalie, mi sta appiccicata, tenendomi le spalle. "Ma che cazzo hai?" Domanda, facendo fare a Tyler una faccia contrariata.
"Natalie datti una regolata diamine". La rimprovera, ricevendo una linguaccia da parte sua. " La lezione è finita da dieci minuti ormai. Ci dici che cosa ti prende? Oppure dobbiamo aprirti il cervello e metterti a posto i tuoi neuroni?" Dice preoccupato il mio amico.
Muovo la testa a destra e a sinistra, rendendomi conto che effettivamente la sala è vuota. "Voglio un caffè". Dico volendo scappare dal parlare di quello che mi sta succedendo. Perché non lo so neanche io, e non voglio saperlo ora.
"Allora parleremo in caffetteria". Tyler non demorde, sorpassandoci sculettando verso l'uscita. "Alli, dovresti dire a Chase di disintegrare il culo di Tyler". Sussurra mettendomi un braccio sopra la spalla, facendomi scoppiare a ridere. "Ei ti ho sentito!" Urla Tyler, tutto rosso in viso. "Bhe male non ti farebbe, visto che sei un impiccione!" Rispondo facendogli la linguaccia, mentre lui se ne va via offeso.
La giornata in università, è stato per lo più stressante. Ed è stata ancora più dura quando ha cominciato improvvisamente a piovere. Quelle nuvole pietosamente grigie e piovose, mi mandano l'umore ancora più giù. Con un sospiro, apro la porta della biblioteca, facendo un cambio di temperamento, da freddo ad un caldo piacevole.
Appena metto piede, una voce da lontano mi fa girare verso di lei.
"Signorina White!"
"Ei Gwenda che succede?" Domando appena si ferma davanti a me con il fiatone. "Cara, è passato un bellissimo uomo dieci minuti fa". Alzo gli occhi al cielo rassegnata.
Lei ha decisamente bisogno, di una vacanza con i fiocchi.
"Gwenda, per te tutti gli uomini che entrano ed escono in questa biblioteca sono tutti bellissimi". Dico sorridendo. "Oh, sì signorina, ma questa volta era di una bellezza straordinaria che quasi quasi non faceva morire di infarto tutti qui dentro. Ma nonostante questo, quel fustone, ti stava cercando da una mezzoretta."Termina facendomi un occhiolino, mentre io aggrotto la fronte confusa. "Giuro non sono matta." Subito estrae il telefono dalle mani, facendomi vedere una foto di-
"Porca troia, ma che ci fa qui?" Dico con un sorriso stampato in viso. "Sai dirmi dov'è andato?" Domando euforica ancora incredula. "So solo che dovevo riferirti di andarlo a vedere sabato". Dice lei con sorridendomi, rimettendosi in tasca il telefono.
"Dove?"
"All'incontro di box". Dice dandomi un fogliettino, con l'indirizzo. "Ma qui ci è andato Chase". Rifletto ad alta voce, realizzando che si terrà proprio nella palestra di Aaron.
Deglutisco.
"Ha detto che vorrebbe parlarti proprio li". Finisce Gwenda, facendomi annuire.
"Grazie per avermelo detto". L'abbraccio, per poi andarmene via volendo vedere se al parcheggio ci fosse. Quando arrivo, vedo una macchina nera parcheggiata davanti alla mia. Appena il finestrino scuro si sta abbassando una voce di fa immobilizzare. "Allison?"
Quella voce.
Quella voce che non sentivo da ormai dodici anni mi fa voltare verso a lui.
"Kevin?"
"Eccola la mia piccola Allison!" Appena mi volto verso di lui, la sua altezza mi sovrasta di gran lunga. I suoi capelli neri cenere, i suoi occhi piccoli ma carini allo stesso tempo, e il suo profumo così familiare, che non sentivo ormai da troppo tempo mi sovrastano, facendomi correre verso di lui e abbracciarlo più stretto che posso. "Mi sei mancato da morire". Dico iniziando a piangere come una bambina.
"Cretina che ti piangi? Sei rimasta uguale identica". La sua risata, mi fa sentire a casa. "Ti prego non piangere, se no piango anche io e finiremo per far annegare il mondo". Dice lui sempre ridendo, mentre stringe la presa, facendomi scoppiare ancora di più in un pianto tremendo. "Ho così tante cose da dirti".
"Anche io piccola Allison. Ne ho così tante che forse ci impiegherei anni per elencartele tutte".
"Sarò felice di ascoltarti".
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Fino all'ultimo secondo
RomanceAllison White, una giovane donna universitaria di 21 anni, incontra il lottatore di box più famoso di tutta New York, Aron Morgan. Lui è conosciuto soprattutto perché è il figlio del milionario John Morgan. Il ragazzo ventottenne ha nel profondo un...