Tre: Cuore matto

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La sala autopsie puzzava di disinfettanti. L'uomo che oltrepassò le doppie porte color alluminio non ne sembrò turbato, né parve infastidito dall'atmosfera di definitività. In fondo, quello era l'ultimo - o il penultimo - luogo in cui si poteva finire. L'anatomopatologa della stazione di polizia di Augusta si voltò appena udì l'uomo fare la sua entrata.

Penelope Sehes era una donna robusta, sulla cinquantina, con un bel taglio di capelli retrò e grandi occhi azzurri esaltati da uno spesso trucco. Osservava il nuovo arrivato con aria confusa e le mani affondate nelle tasche del camice. L'uomo era completamente pelato e le luci al neon del soffitto si riflettevano sopra la sua testa in modo quasi abbacinante.

«Dottoressa Sehes,» le fece un rispettoso cenno con il capo, prima di infilare una mano dentro la giacca, «Agente Park, NSA.» si presentò, esibendo un distintivo, che subito tornò nella tasca interna del suo completo blu scuro, «Sono qui per l'autopsia che lei ha eseguito su Benjamin Scout.» disse, intrecciando le dita dietro la schiena.

«Ah, il giovane morto nella riserva di Bigelow. Ho già parlato con la polizia e l'FBI.» mormorò la donna, osservando l'agente con sospetto, «Vi rubate le indagini fra voi?» scherzò, ma solo nella speranza di carpire qualche particolare piccante. Dalla quantità di federali che si era interessata a quel cadavere, sospettava che ci fosse qualcosa di losco e importante sotto.

«Informazioni riservate.» tagliò corto l'agente, senza però alzare la voce o diventare scortese, «Se ha bisogno di verificare le mie credenziali, sarò lieto di farla parlare con il mio superiore. Tuttavia, dato che questo è un caso che riguarda la sicurezza del nostro Paese, preferirei che mi risparmiasse tempo prezioso e mi desse i dettagli dell'autopsia. Sempre che lei non voglia rischiare una denuncia per intralcio alle indagini?»

La donna s'irrigidì stizzita, ma non osò sfidare oltre l'autorità dell'altro. Tuttavia, azzardò un'ultima, timida ipotesi. «C'entrano i Marchiati?»

Park si avvicinò al tavolo per autopsie che lo divideva dal medico e ospitava un paio di cartelle color seppia.

«Informazioni riservate.» ripeté, come un disco rotto, «Questi sono i documenti relativi all'autopsia di Benjamin Scout?» allungò una mano per indicarli senza sfiorarli.

«Sì, è il mio rapporto completo.» confermò lei e, come se quello fosse stato il suo segnale di via, l'agente afferrò la prima cartella e la sfogliò.

«Causa della morte?» domandò senza guardarla.

«Trombosi coronarica.» rispose la donna.

«Dovuta a...?» la spronò.

La dottoressa non comprendeva perché lo facesse dire a lei, se poteva leggerlo nei fascicoli, ma lo accontentò: «Per quanto possa sembrare assurdo, un forte stress. Ho trovato livelli di cortisolo ben oltre la norma.»

Park sfogliò il rapporto, ma spostò gli occhi azzurri e quasi trasparenti su di lei a quelle parole, «Il signor Scout era un uomo in ottima salute, stando al suo rapporto. Avrebbe quindi dovuto gestire bene una situazione stressante. Ha fatto un'indagine eziologica sulla trombosi?»

«Naturalmente.» replicò Penelope, quasi offesa, «Non è stato facile appurare la causa della morte, se devo essere sincera. Tenga conto che il cuore gli è letteralmente scoppiato nel petto.»

«Intende dire...»

«Boom! Come un gavettone d'estate.» esemplificò.

«E non è stata quella la causa della morte?»

«No. Per sua fortuna, era già morto.» fece una pausa, forse per decidere se dar voce a tutti i suoi pensieri o tenerne alcuni per sé. Infine alzò le spalle e disse: «È la prima volta che vedo un fenomeno del genere. Cioè, ho visto incidenti stradali in cui gli organi venivano triturati peggio della carne di un hamburger, ma questo...» scosse il capo, «A ogni modo, all'inizio credevo anch'io che fosse morto per l'esplosione del cuore, ma poi ho notato parecchi trombi, così ho fatto un ematocrito e ho scoperto un'alta concentrazione di globuli rossi. Il suo sangue era praticamente bitume! I trombi gli hanno occluso le coronarie e provocato un infarto.»

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