Quaranta: L'ultima chiamata

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Evan altalenava lo sguardo tra sua sorella e gli altri due Marchiati. A differenza di Kaya e Antoine, che si contorcevano urlando di dolore, lui sentiva solo un blando fischio nelle orecchie. Era fastidioso, ma nulla più. Forse perché, al pari di Sarah, era una parte del Catalizzatore e non della Chiave. Aveva già provato a usare il suo Marchio, ordinando a Kaya di mettere sua sorella a dormire, ma uno degli Anthuryani che lo imprigionavano gli aveva coperto la bocca con la mano. Ora il giovane dimenava la testa, anche se era inutile: la stretta sulla faccia era ferrea tanto quanto quella sulle braccia.

«Come procede?» domandò Ellen alla sottoposta, fissando le sofferenze dei Marchiati con occhi soddisfatti. Evan aveva il presentimento che l'aliena sarebbe stata ancora più contenta se ci fosse stato anche lui ad accartocciarsi in preda agli spasmi.

«Ventiquattro frammenti giunti fino ad ora. In aumento.» confermò Scjhannhuaà.

Un lieve cipiglio si impadronì del viso apatico di Ellen.

«Perché loro due ce l'hanno ancora?» chiese, indicando Antoine e Kaya con il braccio che teneva la pistola.

«Perché non desiderano separarsene.» rispose la donna bionda, «Più combatteranno per mantenere il controllo sui Marchi e più sarà difficile toglierglieli senza ucciderli. I frammenti della Chiave che stiamo ricevendo appartengono a umani che vogliono disfarsene, o sono privi di volontà per resistere.»

Ellen osservò i Marchiati agonizzanti, la bocca incurvata all'ingiù in segno di disprezzo. Si girò di scatto e marciò fino alla postazione di Scjhannhuaà. Afferrò lo schienale della poltrona e si sporse in avanti, arrivandole a pochi millimetri dal viso.

«Togliglieli, anche se li ammazzi!» le ordinò inviperita.

La donna bionda si voltò a guardarla come se non capisse il comando. «Ma questi non erano-»

«Fa' quello che ti dico!» le intimò l'altra, staccandosi dalla sedia e alzando un braccio come a minacciare di picchiarla.

Scjhannhuaà tornò a concentrarsi sulla consolle. Evan la sentiva digitare febbrile sulla tastiera e credette che lo stesse facendo più per togliersi il fiato di Ellen dal collo che per obbedire ai suoi ordini. L'urlo strozzato di Sarah fece correre il suo sguardo da lei. La sorella sembrava stremata. Vederla così esausta fece rinascere in lui la fiamma combattiva che gli alieni avevano tenuto a bada, ma, anche se riprese a dimenarsi, i due soldati non allentarono la stretta.

Gli occhi grigi del giovane incrociarono per un attimo quelli scuri di Antoine. Lo sguardo del cajun rifletteva tutte le sue emozioni: entrambi volevano agire, dovevano farlo, ma non ne avevano il modo. Evan tornò a scuotere la testa per liberarla dalla mano che minacciava di soffocarlo. Strinse le palpebre disperato e un paio di lacrime gli sfuggirono dalle ciglia, quando udì un nuovo grido roco di sua sorella. Con il viso contorto in una smorfia disperata, si ritrovò a pregare che accadesse un miracolo.

Come se un Dio misericordioso avesse infine ascoltato ed esaudito le sue suppliche, l'astronave tremò.

Ci fu un boato, che fece scattare diversi allarmi. Lo scafo s'inclinò, pendendo da una parte e costringendo gli alieni a reggersi, o a cadere e scivolare. Evan e i due soldati che lo trattenevano sbatterono a terra e slittarono sul pavimento, fino a colpire malamente il muro alla loro sinistra. Sarah stava per subire la stessa sorte, ma Ellen la afferrò al volo. L'aliena sbraitò degli ordini alla soldatessa dai capelli rossi - forse per dirle di stabilizzare l'astronave, o qualcosa di simile. Scjhannhuaà si alzò dalla sedia, reggendosi alla consolle, mentre gli altri Anthuryani agguantarono la prima cosa ancorata al suolo che riuscirono a trovare.

Dopo minuti che a Evan parvero eterni, schiacciato tra il muro e i due alieni, la nave ritrovò il suo equilibrio. Gli allarmi continuavano a strillare come gabbiani inferociti, quando gli ufficiali sopra di lui si rialzarono.

I MarchiatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora