Erano nella cabina del capitano, che si trovava accanto alla plancia, o a quel che ne rimaneva. Passando, ci avevano dato un'occhiata. Lo scafo era squarciato come se la mano di un gigante vi ci avesse affondato le dita dentro, afferrato le paratie e tirato in un'imitazione maldestra e potente di chi apre una busta senza tagliacarte. Faceva paura il modo in cui il metallo si era accartocciato alle estremità che ancora si reggevano, pur essendo bruciacchiate e annerite. Dal soffitto assente si vedeva un cielo nuvoloso e scuro, percorso a tratti da folgori lampeggianti. Il pavimento era anche peggio: una nera voragine, che aveva inghiottito due di loro nei suoi abissi di acciaio e bugie.
Evan deglutì al ricordo. Soppresse un brivido ed entrò nella stanza. Il piccolo drappello, costituito da lui, Steve, Espen, Nigel, Ralph ed Ellen era capitanato da Luk. L'uomo chiuse la porta alle spalle del ragazzo dagli occhi grigi e prese posto al centro della stanza. Non c'erano né tavoli né sedie e il giovane si chiese come potesse l'Anthuryano svolgere il proprio lavoro senza mobili. Tuttavia, notò una tastiera trasparente e sottile come un foglio scivolare fuori dal muro alle spalle di Luk e suppose che fosse tutto ciò di cui l'alieno aveva bisogno per le proprie mansioni. La parete della nave (rimasta stranamente intatta, a parte qualche piccola ammaccatura dovuta all'onda d'urto) sembrava un muro compatto di metallo, ma Evan ipotizzò che, alla bisogna, avrebbe mostrato uno schermo prima nascosto.
«Grazie per essere qui.» iniziò Luk, strappandolo ai pensieri. Nigel e Ralph sbuffarono a quelle parole, ma non lo interruppero, «Ho convocato questa riunione d'emergenza per decidere con voi il nostro piano d'azione da adesso in poi. Come potete notare, l'attacco portato a termine dai nostri nemici ha avuto un'efficacia spaventosa, tanto da aver reso inutilizzabile la nostra plancia e, di conseguenza, l'intera nave.»
«I dispositivi di camuffamento e disturbo sono andati distrutti, vale a dire che siamo rintracciabili dagli umani.» subentrò Ellen, «A parte noi, il resto dell'equipaggio è stato trasferito in una località segreta, di cui attendiamo le coordinate. Per il momento, questa base, nonostante sia stata scoperta, è relativamente sicura, in quanto non crediamo che i nostri nemici vogliano condurre un secondo attacco così presto.»
Espen brontolò.
«Sì, Signorina Baker?» la esortò Ellen.
La ragazza trattenne un insulto nel sentire il suo vecchio cognome e si limitò a tenere lo sguardo basso. «Potevate aspettare a trasferire Mayday dopo averle fatto curare i feriti.» borbottò, incrociando le braccia sul petto.
«Siamo fiduciosi che i Marchi vi diano abbastanza resistenza fisica da permettervi di raggiungere un ospedale.» replicò la donna.
La testa di Espen scattò all'insù così di fretta che per poco la giovane non si dette un colpo di frusta. Ma, prima che potesse offenderla, Luk intervenne: «Sono desolato per ciò che è accaduto all'Agente Qwerty. Tuttavia, sono certo che sia nelle mani più capaci che esistano.»
Espen fece un sorriso che aveva l'aspetto del ghigno di una iena: feroce e isterico.
«Oh, certo!» schioccò la lingua sarcastica, «Finché non la uccidono perché ci hanno scoperti!»
Luk corrugò la fronte liscia confuso. «Cosa intende dire?»
«Intendo dire che Hyde non ha solo distrutto la nostra casa, violato la nostra sicurezza, pestato a morte la mia migliore amica e quasi rapito l'arma più potente che abbiamo, ma ha mandato in mondovisione lo scontro tra me, Bullet e c0p1P@st3!» sbottò, «All'ospedale, Qwerty è stata fortunata a trovare un medico che la curasse. Io ho dovuto supplicare perché non la lasciassero morire dissanguata in corridoio!» continuò, ormai con le lacrime agli occhi, «Hyde avrà tanti difetti, ma su una cosa non si sbagliava: ora che il mondo sa che i Marchiati esistono, nessuno ci aiuterà. Siamo soli.»
STAI LEGGENDO
I Marchiati
Science Fiction"Esiste qualcosa di più umano di un mostro?" Evan Cunningham ha 21 anni, è alla fine del suo anno sabbatico e non sa se riprendere il college a settembre, abbandonato anche a causa di una delusione amorosa, o restare a lavorare nell'agriturismo di f...