«Eh, già.» mi stringo nelle spalle con un sorriso che è fin quasi di scuse, «Sorpresa!»
Evan è ammutolito, basito. Deve ancora realizzare bene. Lo capisco e non gli metto fretta. Insomma, mica tutti i giorni scopri che il tuo ragazzo è una matriosca il cui strato più interno è il Nemico Pubblico Numero Uno! Mi guarda con tanto d'occhi, così lo rassicuro.
«Tranquillo, ti lascio il tempo di digerire la cosa. Intanto,» mi passo la lingua ora blu sulle labbra, attingendo al Marchio di Kaya, «se voialtri voleste essere così gentili da andare a dormire, vedrete che al risveglio tutto vi sarà chiaro. Voi, invece, Catalizzatori, svegli e pimpanti! Ma tu, Evan, non puoi usare il Marchio su di me!»
I suoi genitori e l'amico si immobilizzano, poi cadono a terra lì dove sono. Dormono. Anche Evan, dopo un solo istante in cui cerca di ribellarsi, si appisola, ma poi si drizza, come se si fosse reso conto che stava facendo una cosa sbagliata. Si guarda attorno incredulo, fissando i tre corpi riversi al suolo.
«Ma che fate?»
«Mi obbediscono. Be', non che abbiano scelta.» lo informo.
Evan mi guarda come se fossi un estraneo, il suo peggior nemico e, al contempo, il migliore amico che gli ha rotto il giocattolo preferito davanti alla faccia. Fa fatica ad articolare bene le parole.
«Eri tu... Sin dall'inizio.»
«Ah, sì.» annuisco, «Immagino che debba ringraziarti per avermi portato dritto al vero Catalizzatore: perciò, grazie, Evan.» gli dico, mentre scuoto leggermente la ragazza che tengo per il collo.
Il giovane dondola la testa in segno di diniego. E dai, ancora non ci crede?
«Come... come...» balbetta. Sembra un disco rotto.
Sospiro.
«Credo sia il momento dello spiegone, eh?» domando a nessuno in particolare, «E va bene. Nel frattempo, permettimi di ringraziare te e Sarah, per avermi soccorso la prima volta che hai incontrato Steve.»
La ragazza guaisce come un cane bastonato, mentre suo fratello spalanca la bocca senza dire niente.
«Quella volta me la sono davvero vista brutta. Quel Marchiato superforte mi aveva ridotto male, talmente tanto che sono andato a nanna ed è riaffiorato Steve. Sapete, questa cosa del dividere il corpo è stancante. Per entrambi.»
«Sai di Steve? Di quello che fa?»
«A tratti.» concedo, «Più che altro sento le emozioni più forti che prova e, nel caso, intervengo per aiutarlo. Ah, sento quando ha paura, quando si arrabbia...» ridacchio ammiccando, «...quando prova piacere.»
La faccia di Evan muta in un'espressione di raccapriccio e vergogna che mi fa scoppiare a ridere di gusto. Mi piego anche in avanti, tanto che per poco non perdo la presa su sua sorella.
«Oh, non fare quella faccia!» lo rassicuro, «Non hai nulla di cui vergognarti: sei bravo con quella lingua!» gli faccio l'occhiolino.
Il ragazzo sbianca, balbetta e boccheggia, tanto che mi impietosisce e gli dico la verità.
«No, no, aspetta! Scherzo! Non c'ero in quei momenti!» lo tranquillizzo, facendogli prendere un sospiro di sollievo, «Io esco fuori quando Steve è nei guai, quando sento che non ce la fa da solo. Lo proteggo. Devo ammettere che, da quando ti conosce, non ho percepito nulla di minaccioso. Fino a poco fa.» fischio impressionato, «Ragazzi, Steve era incazzato nero! Mai sentito così in dodici anni! Che vi siete detti?»
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I Marchiati
Science Fiction"Esiste qualcosa di più umano di un mostro?" Evan Cunningham ha 21 anni, è alla fine del suo anno sabbatico e non sa se riprendere il college a settembre, abbandonato anche a causa di una delusione amorosa, o restare a lavorare nell'agriturismo di f...