Trentadue: Dall'abisso

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La riva del Lago Flagstaff era silenziosa a quell'ora di notte. Le placide acque riflettevano il cielo stellato, ormai quasi sgombro da nubi temporalesche. L'aria era fredda e si condensava in nuvolette bianche davanti alle bocche dei Marchiati riuniti sulla sabbia. Flebili onde gorgogliavano appena lungo il bagnasciuga. La tempesta era passata, ma si avvertivano le avvisaglie di un'altra all'orizzonte.

Evan scavò nella spiaggia con la punta di una scarpa. Tirò su col naso, che iniziava a raffreddarsi nonostante la giacca pesante che gli aveva dato Angelica. Lei e Mark erano rimasti a casa sua, avendo constatato che sarebbe stato troppo pericoloso per loro seguire i Marchiati. Anche se riluttanti, i due avevano acconsentito (sebbene Mark li avesse scongiurati di farlo assistere a quel momento storico; aveva allora optato perché facessero almeno delle riprese all'astronave che riaffiorava dalle acque del Lago, ma gli era stato risposto un altro secco no e, dopo l'ennesimo rifiuto, il giovane si era arreso).

Evan li aveva condotti al Lago Flagstaff, perché era il luogo in cui riposava la nave di Hàaljnna. Secondo il ragazzo, potevano usarla per raggiungere Hyde e fermarlo: sapeva dai propri sogni che non era stata troppo danneggiata dall'impatto. Il problema era che restava intrappolata sotto più di trecento milioni di metri cubi d'acqua. Ficcò le mani in tasca e gettò un'occhiata nervosa ai suoi compagni.

Espen e Qwerty osservavano stupite la superficie del lago, quasi aspettandosi che la nave ne uscisse da sola. Nigel aveva anch'egli le mani in tasca e attendeva imbarazzato che accadesse qualcosa, mentre Ralph annuiva fra sé, come se stesse elaborando un piano.

«Va bene, ecco cosa faremo:» disse infatti l'uomo alato, «Nigel, tu separerai le acque del lago, mentre io le rallenterò in modo che possiamo arrivare all'astronave sul fondo.»

Il giovane annuì.

«Come entriamo?» s'interrogò Espen, senza distogliere lo sguardo dalla superficie.

«Magovlernnch dovrebbe aver aperto un bel buco nello scafo.» li informò Evan, poi incassò la testa nelle spalle, «Scusate, non so se questa nave funziona ancora, ma è l'unica cosa che mi è venuta in mente.»

«Evan, se ti scusi un'altra volta ti butto in acqua!» lo minacciò l'insegnante, «Comunque, se la nave risulta inservibile, useremo una delle navette più piccole.»

«E se la nave è piena d'acqua?» domandò timida Qwerty.

Ralph aggrottò le sopracciglia, ma rispose prontamente: «Se ben ricordo, la nave dovrebbe essere provvista di un protocollo di sicurezza che sigilla i vari ponti o parte di essi appunto per rimediare a queste situazioni. Perciò, se Magov ha aperto un buco nello scafo è probabile che troveremo allagato quel corridoio, ma asciutto il resto.»

«E come arriviamo in plancia o nell'hangar?» continuò la ragazza dalla pelle scura.

«Te ne occuperai tu.» rispose l'insegnante, facendola sobbalzare sorpresa, «Io e Nigel vi faremo passare attraverso l'acqua. Tu prenderai i comandi: aprirai le porte e ci farai decollare.»

Qwerty strabuzzò gli occhi e si ritrasse incerta, «Posso aiutarvi a leggere le istruzioni sui comandi, ma non posso guidare l'astronave: non ho neanche la patente!»

«Piloterò io la nave.» decretò una voce dietro di loro.

Tesi d'un tratto, i cinque Marchiati si voltarono. Avevano riconosciuto il timbro austero e quasi apatico di chi aveva parlato. Dalla copertura degli alberi alle loro spalle, uscì una figura in un elegante completo blu. Portava qualcosa in mano: sembrava una borsa da viaggio, ma era rigida. Ralph e Nigel alzarono subito le mani, preparando i propri Marchi allo scontro. Luk si fermò a distanza di sicurezza, appena fu sulla riva.

I MarchiatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora