Sei: Marchiato

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Evan riprese a poco a poco conoscenza. Nel mondo reale potevano essere passati meri secondi, qualche minuto al massimo. Socchiuse gli occhi, ma tutto dondolava in una macchia scura e confusa, dandogli un senso di nausea, che combatté serrando le palpebre. Era fradicio e la lieve brezza della sera lo faceva rabbrividire, nonostante il caldo corpo cui era accanto. Il braccio destro pendeva inerte dall'abbraccio della persona che lo trascinava via dall'acqua come una sposa il giorno delle nozze. La loro andatura era incerta e chi lo stava portando arrancava nel lago almeno fino al ginocchio.

Evan fece un secondo tentativo e riaprì gli occhi. Vide la silhouette sfocata di un uomo. Quasi percependo il suo sguardo, la testa del suo salvatore si chinò e i loro sguardi si incontrarono. Un immenso sollievo si fece strada nel petto di Evan quando riconobbe l'innaturale azzurro delle iridi del suo amico.

Steve camminò con cautela fin sulla riva e depose Evan con altrettanta gentilezza sulla sabbia. Appena Evan fu a terra, si girò su un lato e vomitò acqua.

«Dai. Dai.» lo incitò Steve, inginocchiandosi accanto a lui e dandogli lievi colpetti sulla schiena, «Stai bene, Evan?» chiese con malcelata ansia.

L'altro cercò di rispondere, ma riprese a tossire convulsamente. Gola e polmoni bruciavano e per un attimo il ragazzo credette di morire soffocato nell'acqua che stava espellendo. Ma l'accesso passò e, dopo lunghi secondi, la sua respirazione riprese a un ritmo naturale. Rotolò sulla schiena e ansimò, il viso rivolto alle stelle, che ammiccavano nella notte ancora giovane.

«Che cosa è successo?» domandò all'amico, la voce secca e rauca. Non udì una risposta immediata, ma un sospiro e un frusciare di stoffa bagnata e sabbia. Sollevò la testa quanto bastava per intravvedere Steve, che si era seduto accanto a lui, tentennare con aria preoccupata, quasi fosse riluttante a dirgli la verità. Rimosse i capelli bagnati dalla sua fronte (più per prendere tempo che per necessità) e si schiarì la gola.

«Sei stato attaccato.» iniziò cauto, «Non so se mi crederai, ma è così.»

Evan si strinse nelle spalle. «Ho appena partecipato alla versione horror de La Sirenetta: penso che la mia apertura mentale ti stupirà.»

Steve si cinse le ginocchia mesto. Una battuta del genere lo avrebbe fatto ridere, ma sul suo viso c'era solo amarezza. Evan, preoccupato da quella reazione, si mise a sedere e si sporse verso di lui. Poggiò una mano bagnata su quelle intrecciate di Steve, temendo per un attimo che lui le ritraesse. Ma i loro sguardi si incontrarono ed Evan si accorse con sconcerto meravigliato che quello azzurro luccicava nell'imbrunire del giorno. Accantonò il pensiero per il momento, affidandone la causa all'esperienza appena vissuta.

«Steve, ti prego, se sai qualcosa, dimmela.» lo supplicò.

«So qualcosa.» annuì l'altro, solo per riabbassare gli occhi luminescenti, come in preda alla vergogna, «So che avrei dovuto dirtelo prima di passare del tempo con te, quindi capirò se non vorrai più vedermi dopo che te l'avrò detto.»

Evan s'incupì e il suo cuore prese a battere al ritmo della paura. «Così mi spaventi. Cosa sta succedendo? Ho bisogno di risposte.»

«Sei stato attaccato da un Marchiato.» affermò Steve in tono piatto.

«Un che?»

«Un Marchiato è una persona che ha ricevuto un Marchio.» spiegò l'amico paziente, «Un Marchio è un segno distintivo, che appare sul corpo: può variare, da un semplice colore di capelli od occhi anormale, a un radicale mutamento del fisico, come la comparsa di caratteristiche animali. Quella specie di sirena ne è un esempio.»

«Q-quella cosa era umana?!» esclamò isterico Evan, indicando con un pollice sopra la spalla la superficie del lago.

Steve reagì come se lo avesse schiaffeggiato, ma annuì solenne e quasi mortificato. Evan notò l'espressione contrita del suo amico e, benché non se la seppe spiegare, abbassò il capo a mo' di scuse.

I MarchiatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora