«Avanti, non siate timidi. Salite!» li invitò Jaden, con un gesto della mano.
Evan ed Espen si scambiarono un'occhiata; poi, rassegnati, obbedirono. Il ragazzo fu il primo a salire. Afferrò la scaletta metallica con le dita e la strinse, accorgendosi di quanto fosse fredda. Sperava di temporeggiare, forse per permettere a Nigel di riprendersi e stordire i due, ma si rese conto della crescente impazienza con cui lo osservava Jaden e decise di affrettarsi. Espen lo seguì.
Presero le distanze, una volta in corridoio, lanciando sguardi preoccupati al compagno che stava riprendendo i sensi in quell'istante. Evan spostò l'attenzione sui nemici, ma la voce di Espen che gli echeggiò nelle orecchie attraverso il legame mentale istituito da Qwerty lo stupì.
«Bloccali e vai.» gli ordinò perentoria.
Il giovane stava per lasciare che la sorpresa colorasse il suo viso, ma fu veloce a calarsi una maschera neutrale in faccia. Non doveva permettere che i nemici li scoprissero a confabulare.
«Cosa? Non posso lasciarvi!» controbatté, «Conta che più mi allontano e meno controllo avrò su di loro.»
«E a tua sorella non pensi?» ragionò lei, «Sarah e Antoine hanno più bisogno di te, di quanto ne abbiamo Nigel e io. E ora va'!» finì e non accettò obiezioni.
Evan sbuffò nella sua testa, ma al di fuori, lo videro solo roteare gli occhi.
«E va bene!»
Sollevò entrambe le braccia, mani aperte e puntate ciascuna su di un avversario. Collari e bracciali di tenebre comparvero su di lui e i nemici, che si ritrovarono immobilizzati all'improvviso. Vani i tentativi di alzare una gamba o muovere il capo: Evan li aveva pietrificati lì dov'erano. Imprecazioni e insulti furono le uniche libertà che il giovane concesse loro.
Evan abbassò le braccia, ma tentennò. Fu solo la manata di Espen sulla sua schiena a farlo reagire. Sorpassò Jaden e Hideki per raggiungere la doppia porta che si apriva sul corridoio della plancia. Si voltò un solo istante, per regalare alla sua amica un'espressione di gratitudine e un ultimo pensiero: «Grazie.»
La ragazza si portò due dita alla tempia e gli offrì un saluto da boy scout. Poi il giovane scomparve oltre la soglia. Dopo pochi istanti, in cui Nigel si riprese e tornò accanto a Espen, il controllo di Evan si dissolse.
«Wow, bella mossa.» si complimentò Jaden, annuendo colpito.
«Già, ma così il vostro amico è da solo. E voi siete nelle nostre mani.» gli fece eco Hideki, mentre si schioccava le nocche.
Nigel ghignò con metà bocca e si strinse nelle spalle.
«Sopravviveremo!» disse e sparò.
***
Ralph passeggiava nervoso, senza staccare gli occhi di dosso a Steve.
«Allora, come sta andando?»
«Per ora bene.» gli rispose Qwerty, osservando mentalmente ciò che vedeva Steve nella sua testa, «Fintantoché mantengo il contatto con la personalità di Steve, possono parlarsi. Non posso staccargli le mani dalle tempie, o Hyde rischia di prendere il sopravvento.»
Ralph annuì. «Allora non farlo. Costi quello che costi.»
La ragazza concordò e i due ripiombarono in silenzio. Le loro teste scattarono in su, quando udirono un tintinnio. Sembrava un pezzo di metallo che cadeva a terra.
«Cosa è stato?» domandò Qwerty, allarmata, e si guardò febbrile intorno.
«Tu resta concentrata su di lui.» l'ammonì l'uomo. Spiegò le ali e si alzò in volo, «Vado a controllare.»
Si sollevò fin quasi a raggiungere il soffitto dell'hangar, che era abbastanza alto da permettergli di volare. Smosse appena l'aria sopra alla giovane, in un decollo silenzioso, degno di un predatore alato. Tutto ciò che di lui rimase, furono alcune piccole piume che cascarono lente al suolo. Qwerty le fissò senza davvero vederle, persa nella propria angoscia, finché le piumette non si fermarono a pochi passi da lei. Tornò a focalizzarsi su Steve, ma l'ansia riprese ad assillarla. Il rumore che avevano sentito poteva essere qualsiasi cosa, dai loro compagni che facevano ritorno a missione compiuta ai loro nemici che li attaccavano, a un portello che sbatteva da solo. Più la ragazza aspettava in silenzio e più si agitava. Tuttavia, si costrinse a stare concentrata sul proprio compito. Non poteva permettersi che finisse come ad Augusta. Questa volta avrebbe gestito bene lo stress.
Ci fu un tonfo ovattato.
Qwerty gemette sorpresa e alzò la testa. Allungò il collo per vedere meglio, senza lasciare le tempie di Hyde, ma non c'era nessuno che arrivasse verso di lei. Stava per chiamare il compagno, quando avvertì una sensazione fredda e bagnata sulle ginocchia. Notò di avere le gambe in acqua. Si accigliò confusa e cercò l'origine della corrente, seguendone a ritroso il flusso: veniva da un punto alle sue spalle e scendeva lungo la pendenza del locale. Ipotizzò che Ralph, difendendosi da un attacco nemico, avesse rotto un tubo. Poi, però, udì dell'altro.
Era un canto, bello, dolce, calmante. Le faceva venire voglia di rilassarsi, chiudere gli occhi e dormire. Ma qualcosa nella sua mente la svegliò. Ebbe la sensazione che la melodia fosse incantevole quanto fatale e, come delusa dall'aver scoperto un trucco di magia, si riebbe.
L'orribile realizzazione di non essere più sola si fece largo fra i suoi pensieri. Scrutò l'ambiente intorno a sé, ma non c'era niente e nessuno, a parte lo sciabordio dell'acqua. Poi le parve di udire come una serie di passi.
«Ralph?» deglutì con un filo di voce. Si sporse di nuovo a guardare alla sua sinistra e un peso le arrivò sulla schiena. Mani fredde e mollicce le si avvinghiarono attorno al collo. Iniziarono a stringere, interrompendole l'afflusso d'aria. Non poté gridare, né boccheggiare, ma non lasciò Steve. L'assalitore le tirò la testa all'indietro e l'ultima cosa che vide Qwerty, prima che la sua vista si annebbiasse, fu un paio di occhi alieni, grandi e lattiginosi.
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I Marchiati
Ciencia Ficción"Esiste qualcosa di più umano di un mostro?" Evan Cunningham ha 21 anni, è alla fine del suo anno sabbatico e non sa se riprendere il college a settembre, abbandonato anche a causa di una delusione amorosa, o restare a lavorare nell'agriturismo di f...