Hyde - 4: Carta e penna

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Vi capita di canticchiare mentre lavorate? È una domanda strana, lo so, ma è perché a me capita e volevo sapere se sono l'unico. Ah, non importa. Se vi interessa, comunque, non sto canticchiando, sto fischiando. È più o meno la stessa cosa per chi non lo sopporta, vero? Ma Charlize lo sopporta. Vero, cara? Oh, sì, a lei piace.

La osservo, mentre le riempio la vasca di nuova acqua. Il Marchio l'ha resa più pesce che umana, quindi devo prendermene cura come se fosse il mio animale domestico. Ma pazienza. In fondo, non mi dispiace.

Dunque, sto fischiettando tra me, mentre riempio questa pratica cella di detenzione che abbiamo trovato dentro il nostro nascondiglio. Preferirei non dirvi dove siamo. Anche perché, secondo me, neanche ci credereste! Vi basti sapere che la famigerata banda di Hyde si nasconde in un posto moderno, ma molto lugubre, in cui il grigiume regna sovrano in ogni stanza. Non si riesce ad avvertire calore neanche accendendo un fuoco, ma non ce n'è bisogno. Se tutto va secondo i piani, non resteremo qui a lungo.

Come ho detto, sto riempiendo quella che credo sia una prigione, dalle pareti trasparenti (almeno sul alto che dà verso il corridoio delle sentinelle). Sul palmo della mia mano destra si è aperta una fessura: sembra una ferita da coltello (come quelle che si vedono nei film quando qualcuno deve sacrificare qualche goccia del proprio sangue), ma non è rosso quello che esce. È acqua. Pura H2O. Cortesia di un mio vecchio sottoposto.

Prima che mi accusiate di aver ucciso l'ennesimo Marchiato senza ragioni, se non il mio personale sollazzo, sappiate che il tizio cui ho fregato questo Marchio, tal Jason Blye, era uno psicopatico. E, se ve lo dico io, potete crederci. Ok, è come il bue che dà del cornuto all'asino, ma fidatevi: so di che parlo. Era fuori di testa; non aveva capito niente delle mie idee, voleva solo far casino. Credeva che fossimo dei razzisti pronti a imbarcarci in un'impresa che avrebbe mondato l'umanità di tutti i soggetti "impuri", ma così non è. Il mio piano è molto più sofisticato, molto più giusto. Molto più... subdolo.

Be', almeno di quello là non mi devo più preoccupare. Gli altri due scagnozzi che avevo una decina d'anni fa li ho persi contro quei maledetti droni alieni. E il prof ha scelto la sua strada. Sogghigno all'implicito scherzo che solo io capisco.

Ma ora tutto finisce.

L'acqua mi accarezza la mano e mi risveglia dai pensieri. Sono in piedi su una scala (abbiamo modificato un po' questa sottospecie di cella per renderla più simile a un acquario) e la testa di Charlize fa capolino dalla superficie. Esce dall'acqua e mi fissa. È bellissima. So che sembra ipocrita da parte mia, perché questa ragazza ha l'aspetto di una rana pescatrice con una medusa in testa, dopo che è stata pescata da due ore e stirata da un camion, ma per me è stupenda. Non è bella d'aspetto, ma è perfetta per ciò che la rende quello che è. Le accarezzo una guancia e lei si inclina per godere del calore offerto dalla mia mano. La sua pelle viscida e fredda mi fa quasi venire i brividi, ma, nonostante l'orrore, le sorrido come si sorriderebbe alla propria amante.

Sento dei passi venire verso di noi e, dalla coda dell'occhio, vedo Jaden. Si ferma a debita distanza, con le mani dietro la schiena che tiene dritta come se ancora stesse nell'esercito.

«Tutto è pronto, Hyde.» mi conferma.

Io neanche mi volto, ma il mio sorriso si amplia.

«Hai sentito, Charlize? Ci siamo, ormai.» la coccolo e lei risponde come farebbe un gatto, «Vuoi fare una cosa per me?»

La sirena terrificante dà un colpo di coda, che lancia schizzi ovunque. Anche se mi bagna non posso fare a meno di ridacchiare. Lei sibila, scoprendo i denti di una rana pescatrice. Chiunque si ritirerebbe inorridito, ma né io né i miei sottoposti lo facciamo. Forse ormai ci siamo abituati a vivere gli uni con gli altri. Come mostri in una vecchia casa stregata, siamo diventati una strana e orrida famiglia disfunzionale. Se fra noi, ovviamente, esistessero legami d'affetto.

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