Hyde - 9: Memoria e dolore

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⚠️ ATTENZIONE!! Il capitolo che segue presenta temi che potrebbero turbare alcuni lettori, soprattutto nella parte non in corsivo (violenza su minori, aggressione, omicidio). Benché non trattati in modo esplicito e mai incoraggiati, se dovessi sentirti a disagio, puoi saltare quella parte, o direttamente tutto il capitolo. ⚠️


Steve spalanca gli occhi e ansima come se si fosse svegliato da un incubo. Si mette a sedere sul pavimento liscissimo e scuro, guardandosi attorno dapprima spaesato, poi sempre più meravigliato dai dettagli del luogo in cui si è ripreso. È un'immensa grotta dalle pareti di cristallo, ma suolo e soffitto sono opachi e non posseggono gli sporadici riflessi caleidoscopici delle mura levigate.

Eh, sì, amico mio: la tua testa è proprio un posto strano!

Che siamo finiti in catalessi penso sia chiaro dalle scene che cominciano a scorrere lungo le pareti della grotta e che rappresentano i ricordi che abbiamo rispettivamente immagazzinato. Ma Steve ancora non capisce. O non ci crede. Non chiedetemi quale delle due: non sono mica nella sua testa!

...

Sì, insomma, avete capito, no?

«Dove... Dove sono?» si chiede, osservando il mucchio di immagini sfocate attorno a sé. Si alza e si avvicina a un muro, corrugando la fronte mentre cerca di ricordare.

Sono sicuro che l'ultima cosa di cui ha memoria è l'essere stato da Evan e di averci litigato.

«Evan.» mormora il ragazzo, dando credito alle mie deduzioni, «Dove sei?»

«Non qui.» esordisco, uscendo dall'ombra in cui mi ero nascosto.

Steve sobbalza e mi scruta guardingo. «Chi sei?»

Io ridacchio e mi fermo appena tutta la mia figura è ben illuminata dalla luce (che viene da qualche parte sopra di noi). «Oh, immagino che ormai tu lo sappia.»

Steve aggrotta le sopracciglia confuso un'altra volta. Poi, finalmente, sul suo viso compare l'ombra della realizzazione.

«Sai dove siamo?» mi domanda invece.

Tiro un respiro seccato e mi poso i pugni sui fianchi. «Nella tua testa, zuccone!»

Steve ci resta. Ormai non può più concedersi alcun dubbio. Sì, mio caro, sei proprio tu il cattivo della storia! O, quantomeno, ne sei una parte.

«Eh, già. Sorpresa!» lo osservo e qualcosa nel suo atteggiamento mi colpisce, «Vedo che non sei stupito. Spaventato sì, ma non stupito. Per caso, te lo aspettavi?»

Lui scuote il capo rassegnato.

«È come se lo avessi sempre sospettato, ma lo avessi sempre negato a me stesso.» confessa, poi sospira, «Dunque, il cattivo sono io.»

«No, Stevie, sono io. Non confonderci.» preciso, ma dal momento che lui pare non comprendere, mi spiego meglio, «Tu sei tu e io sono io.»

Steve alza le sopracciglia. «E questa dovrebbe essere una spiegazione?»

Roteo gli occhi. «E dai, non sono mica uno strizzacervelli! Dammi tregua, amico.»

«Non sono tuo amico.»

«Vero: io sono amico tuo.» puntualizzo, «No, in effetti, tu per me sei molto di più. Sei la mia raison d'être! Sei colui che mi ha permesso di esistere.»

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