20 minuti prima
Luk controllò la rotta che seguiva la nave madre. Annuì soddisfatto fra sé, quando vide che stavano sorvolando l'oceano: se fossero stati costretti ad abbattere l'astronave, la carcassa sarebbe caduta in acqua e non su di una grande città. L'alieno tirò un sospiro di sollievo. Sapeva che non doveva compiacersi delle sue scelte, poiché preoccuparsi degli umani avrebbe ritardato ancora la fine della loro missione, ma non gli sembrava giusto infischiarsene.
Uno strumento sulla consolle suonò e lui lo mise a tacere digitando qualcosa. Si fermò poi a riflettere e gettò un'occhiata distratta alle sue spalle, dove erano scomparsi i Marchiati. Erano sulla nave di Hyde da un po' e Luk iniziava a impensierirsi. No, si scosse. Non poteva ragionare così. La missione sarebbe andata a buon fine, o avrebbero perso. Tutti vivi e insieme, o subendo qualche perdita. Eppure, al solo pensiero di non rivedere uno dei suoi alleati gli si rivoltava l'equivalente dello stomaco. Si vergognò di quel ragionamento e ringraziò che non vi fossero i suoi sottoposti a prenderne atto.
Sollevò gli occhi slavati e si accigliò contrariato: aveva parlato troppo presto.
Digitò frenetico sulla tastiera e cercò di staccare la navetta, ma i comandi non rispondevano più. Poggiò le mani sui braccioli della sedia del pilota e mugugnò una specie di imprecazione. Era sotto attacco, un attacco identico a quello che aveva lanciato sulla nave di Hyde. Era seccante ritrovarsi d'un tratto dall'altra parte, ma doveva ammettere che c'era parecchia ironia in tutto ciò.
Scacciando quei pensieri privi di raziocinio, girò la poltrona. Le doppie porte della plancia si aprirono ed Ellen fece la sua comparsa. Due Anthuryani entrarono dopo di lei, tenendolo sotto tiro con delle armi laser, simili a pistole.
«Vice Comandante Ellen, a cosa devo questa visita inaspettata?» esordì calmo, «Credevo di avervi dato ordini precisi prima della mia partenza.»
«Arrestatelo.» replicò lei, senza spiegarsi.
Luk s'irrigidì sulla sedia, mentre i due Anthuryani armati gli si avvicinarono da ambo i lati.
«Avrai una spiegazione per questo gesto.» pretese, il volto indurito dall'incredulità.
«Invoco il Brushjy.» affermò la donna. Altri membri dell'equipaggio abbordarono la navetta di Luk, riversandosi nella piccola plancia. Ne contò una dozzina, ma sapeva che dovevano essercene di più fuori.
«E la tua evidenza?» chiese l'uomo pacato, mentre si lasciava immobilizzare dai due ufficiali.
«Ti sei abbandonato alle emozioni, lasciando che del successo della nostra missione siano responsabili esseri appartenenti a un'altra specie.» ribatté Ellen, lo sguardo duro come un diamante.
Luk inclinò la testa in segno d'assenso. «Ho giudicato, vista la delicatezza della situazione, che fosse più efficiente lasciare che se ne occupino loro.»
«La tua decisione è dettata dai sentimenti che hai sviluppato nei confronti dei nostri alleati terrestri.» lo accusò quindi la donna.
«Il mio piano - che ti ricordo essere stato approvato da tutti gli ufficiali di grado superiore, fra cui tu stessa - era quello di lasciare che gli umani Marchiati risolvessero la situazione da soli e approfittare poi della loro vittoria.» le rammentò pacato, malgrado la gravità delle insinuazioni, «A suo tempo, la giudicasti un'idea perfettamente razionale.»
«A suo tempo,» ripeté Ellen, quasi ringhiando, «la giudicai un'idea perfettamente razionale, perché lo era. Non sapevamo come muoverci su questo pianeta e farsi degli alleati era più conveniente che avere dei nemici.» concedette, «Tuttavia, sotto giudizio del Brushjy non sono le tue azioni passate, ma quelle attuali.»
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I Marchiati
Science Fiction"Esiste qualcosa di più umano di un mostro?" Evan Cunningham ha 21 anni, è alla fine del suo anno sabbatico e non sa se riprendere il college a settembre, abbandonato anche a causa di una delusione amorosa, o restare a lavorare nell'agriturismo di f...