Diciannove: Contro ogni pronostico

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Erano tornati in casa di Antoine, ma si erano ritirati nel secondo salotto della villetta. Era meno sfarzoso, perché non doveva accomodare i clienti, ma solo essere un luogo di svago per chi vi abitava. I Marchiati avevano legato le mani al padrone di casa con la corda di una delle pesanti tende verdi e lo avevano seduto su una sedia di legno in stile liberty. Ce n'erano altre tre attorno al tavolo dirimpetto al canapè rosso su cui sedevano Steve e Qwerty. Ralph era sdraiato ai piedi di Antoine, immobile, salvo che per qualche spasmo e lo sbattere delle palpebre. Restavano lontani dalle finestre ed Espen aveva sigillato la casa materializzando l'impenetrabile melma rosa di Ghostbusters II. Udivano, di tanto in tanto, dei colpi ovattati e un ronzio di trapano, segno che i droni tentavano di entrare, ma ancora non c'erano riusciti.

Espen passeggiava su e giù, stando attenta a non calpestare Ralph, con la sottile coda da diavolo che ondeggiava irrequieta. Nigel ed Evan la osservavano da accanto al mobile della tv.

«D'accordo,» cominciò la ragazza, che, nonostante paura e ansia, aveva già preso in mano le redini della situazione, «non so come, ma siamo finiti in Sfida all'O. K. Corral

«Solo che noi siamo i Clanton.» borbottò Nigel, rabbrividendo al paragone con il famoso film di John Sturges.

Espen fece finta di non averlo sentito e continuò: «Allora, qualcuno ha un'idea?»

«Oui, tu l'avrai!» esclamò Antoine, d'un tratto sorridente.

Espen smise di passeggiare e lo guardò sconcertata. «Che vuoi dire?»

Prima che potesse rispondere, Evan parlò, «Predice il futuro.»

«Oh, che semplicismo!» affermò il cajun indignato, «Io non predico il futuro: quello è solo un lavoro per pagare le bollette! Io riesco a calcolare la probabilità che un individuo tenga un certo tipo di comportamento in risposta a una situazione e interpretare quali conseguenze scaturiranno da esso.»

«E hai visto che avrò l'idea che ci salverà?»

Antoine annuì con fervore.

«Diccela.» ordinò Qwerty. La sua voce perentoria e autoritaria sorprese chi la conosceva bene, anche perché contrastava con il linguaggio del suo corpo, rannicchiato e tremante sul divano (e non perché era fradicia di pioggia).

«Non funziona così, mademoiselle.» Antoine scosse il capo desolato, «Io non vedo in che modo ci salverà la tua amica, so solo che lo farà. Vedo spezzoni di come si comporterà, come se assistessi alla proiezione di un film dal buco di una serratura assai piccolo.» poi aggiunse, rivolto a Espen: «Posso dirti che succederà grazie a ciò che fa di te ce que tu es e con l'aiuto di chi ha sempre avuto dubbi sul proprio valeur, se può agevolarti.»

«Ma perché non la pianti con il tono da indovino e ci dici le cose come stanno?» sbottò Nigel.

«Deformazione professionale.» si giustificò l'uomo, storcendo il naso.

Espen si portò le mani nei capelli, frustrata, e riprese a camminare, pensando ad alta voce. «Facciamo il punto della situazione. Siamo assediati da droni che possono paralizzarci. Perché Luk ci mandi supporto servono due ore e mezza come minimo. Quello che dobbiamo fare noi è-»

«Non morire nel frattempo.»

Espen fulminò Nigel con lo sguardo per la sua schiettezza. Qwerty gemette leggermente, ma Steve le cinse le spalle con un braccio e fece del suo meglio per consolarla.

«Ehi, non guardarmi così. Sapete tutti che questi sono i fatti.» si difese Nigel.

«Merde!» imprecò Antoine, esprimendo a grandi linee il pensiero di tutti.

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