3 mesi dopo, Monticello, Iowa.
«Espen, telefono!» gridò la madre di Nigel dalla cucina.
Nei tre mesi successivi a quella che i ragazzi avevano ribattezzato la Battaglia dei Marchi, Espen e Nigel avevano deciso di andare a convivere. Avevano cambiato Stato, trasferendosi dal Maine all'Iowa, dove la famiglia del giovane possedeva una villetta in stile coloniale. Era modesta, con assi di legno verniciate di bianco e persiane marroni. Non differiva di molto dalle altre che costellavano la North Farley Street, basse casette a due piani su un prato verde d'erba corta.
«Arrivo!» urlò Espen di rimando, scendendo le scale. Entrò in cucina, dove la donna le sorrise, mentre finiva di raccattare la roba del piccolo Danny. La ragazza arruffò i capelli al bambino, che ridacchiò e la salutò, quando lui e sua madre uscirono per andare a scuola.
«Tornando, passo a fare la spesa.» la informò la madre di Nigel, prima di andarsene.
Il meccanico, che era seduto al tavolo a fare colazione, li salutò con la mano.
«Grazie!» annuì Espen, raccogliendo il telefono, «Pronto?» rispose, poi il suo viso si rallegrò, «Evan! Che piacere sentirti.»
Si girò verso Nigel, che si alzò dal tavolo per raggiungerla. Lei spostò il ricevitore, perché potessero udirlo entrambi. Avrebbe potuto mettere il vivavoce, ma le piaceva avere il meccanico così vicino a sé.
«Ehi, Scricciolo, come te la passi?» lo salutò il giovane.
«Tutto bene, almeno per ora.» replicò il ragazzo dall'altro capo della linea.
«Dai, non essere pessimista. Dammi i dettagli!» insistette Espen.
Evan esitò un secondo e i due se lo immaginarono arrossire imbarazzato.
«Oh, be', per il momento non abbiamo turisti di cui preoccuparci, quindi ci possiamo concentrare su di noi. I miei sembrano essere tornati a posto e Sarah è a Bangor. Passerà qui le vacanze di Natale insieme a Jake e non vedo l'ora di rivederla.»
«E Steve? Come sta?» domandò Espen dopo una breve pausa.
«Ah, be', meglio di quanto pensassi.» affermò il ragazzo e, benché lei non potesse vederlo, era sicura che stesse sorridendo, «Voglio dire, la convivenza è un po' strana a volte, ma Eddie è molto gentile ed educato.»
«Non farti sentire da Steve, o diventerà geloso!» ridacchiò Nigel guadagnandosi un'occhiataccia da Espen.
«N-non lo dicevo in quel senso!» replicò Evan imbarazzato.
«Sta' tranquillo, non è colpa tua. È Nigel che è un idiota!» scherzò la ragazza e il meccanico le dette un colpetto con l'anca.
Evan sospirò, «Ad ogni modo, Eddie non è un problema. Non tanto quanto...»
Espen e Nigel si fecero più seri, «Hyde?»
«Steve dice che dopo la sua sconfitta e la perdita dei Marchi, Hyde è come sparito. Cioè, è sempre lì, ma non vuole uscire, come un bambino che mette il broncio e resta chiuso in camera sua.»
Espen e Nigel si scambiarono un'occhiata, preoccupati per ciò che Evan confessò poco dopo.
«Steve ha paura. Teme che quella di Hyde sia una farsa, che voglia fargli abbassare la guardia e colpire quando meno ce lo aspettiamo.» Evan dette un altro lungo sospiro, «Io ci provo a rassicurarlo e così Eddie, ma non è facile quando la persona da cui devi guardarti le spalle sei tu stesso. Almeno Angelica lo segue in continuazione.»
STAI LEGGENDO
I Marchiati
Science Fiction"Esiste qualcosa di più umano di un mostro?" Evan Cunningham ha 21 anni, è alla fine del suo anno sabbatico e non sa se riprendere il college a settembre, abbandonato anche a causa di una delusione amorosa, o restare a lavorare nell'agriturismo di f...