Ventinove: Conseguenze

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Evan sbatté le palpebre, mettendo a fuoco l'intonaco leggermente crepato del soffitto. Si drizzò, come se si fosse reso conto di dov'era finito. Gli eventi dei minuti precedenti gli tornarono alla memoria, veri e incredibili. Non riusciva ancora ad accettare il fatto che Steve, il ragazzo che amava, quello cui aveva deciso di dare il proprio cuore, era in realtà il nemico che avevano combattuto fino ad allora. E ancora meno concepiva che se ne fosse andato con sua sorella, per usarla per il suo piano malefico da "Signore Supremo del Male". Gli sembrava un sogno, eppure era stato tutto troppo vivido per quell'eventualità.

Voci flebili alle sue spalle lo scossero dai pensieri. Si voltò, ancora seduto per terra, e vide che i suoi genitori e Mark stavano rinvenendo in quel momento. Si rialzò per assisterli.

«Che è successo?» biascicò suo padre, il tono impastato di chi è stato svegliato nel cuore della notte. Riuscì a rialzarsi da solo, seppur a fatica.

Anche Mark non ebbe troppe difficoltà a tornare sui suoi piedi, borbottando uno stupito: «Grande Giove!»

«Oh, la mia testa!» esclamò Rachel Cunningham, tenendosi il capo con una mano.

«Stai bene?» le chiese Evan, aiutandola a sollevarsi dal pavimento. Fece un passo indietro per darle spazio, appena fu sicuro che riusciva a reggersi sulle sue gambe.

«Sì.» balbettò confusa. Poi il suo sguardo spaziò nella stanza.

«C-che cosa diavolo è successo?» farfugliò il signor Cunningham, anch'egli guardandosi attorno, «Dov'è il tuo amico? Dov'è finita Sarah?»

La madre ebbe un sussulto. «Oh, mio Dio! Sarah!» urlò, incamminandosi nel salotto per chiamarla allarmata, «Sarah!»

Evan chiuse gli occhi, nella speranza di non sentirla più gridare disperata, o per farsi forza e spiegarle cosa stava succedendo davvero.

«È inutile, mamma. Sarah non è qui.»

La donna si fermò, come se le avesse sparato nella schiena. Si voltò e tornò da lui.

«E dov'è?» esigette, poi impallidì, come se d'improvviso avesse realizzato la risposta, «È con lui, vero? È con Hyde!»

Evan aprì la bocca per replicare, ma non ci riuscì. Non si capacitava del fatto che sua madre sapesse chi era Hyde, non ricordava d'averlo detto prima che lei svenisse. Per lei, il tizio che aveva preso sua figlia avrebbe dovuto essere Steve.

«Vuole usarla per creare il suo mondo sicuro.» aggiunse suo padre con un filo di voce.

La sorpresa di Evan aumentò. «Come lo sapete?»

«Non è quello che ha detto Steve?» s'intromise Mark dubbioso, quasi stesse attingendo informazioni dalle nebbie del sonno, «Perché mi sembrava avesse la lingua blu?»

Evan imprecò: Hyde aveva usato il Marchio di Kaya, lo stesso che a lui aveva dato sogni strani (ma in qualche modo esplicativi) sulla vera natura degli Anthuryani e di Steve. Che cosa aveva detto, poco dopo essersi umettato le labbra? Che al risveglio tutto sarebbe stato chiaro. E che Evan non avrebbe potuto usare il Marchio su di lui.

«Quel mostro ha preso la mia bambina!» sussurrò sua madre, scuotendolo dai pensieri.

«Rachel.» il marito cercò di consolarla, poggiandole una mano sulla spalla, ma lei si scostò malamente.

«No! Rivoglio mia figlia! Ora!» protestò, «Rivoglio Sarah!»

Il figlio tentò di placarla, ma lei non volle saperne. «Mamma, ti prego-»

«Lo hai portato tu qui!» lo accusò secca.

Evan ammutolì. Sua madre lo stava guardando con occhi accusatori che sembravano lanciare fulmini. Per lei pareva fosse stato Evan stesso a rapire Sarah, o a consegnarla nelle mani di un pazzo. Il senso di colpa del ragazzo divenne una lama gelata che gli trafisse l'anima.

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