Quarantuno: Lascito

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Il video partì e apparve la stanza degli ospiti di Angelica. Era una cameretta piccola, con un letto a una piazza, incorniciato da una libreria piena di volumi e soprammobili. L'illuminazione era un po' fioca, ma permetteva di vedere bene l'uomo che si sedette di fronte alla telecamera. Ralph sorrise.

«Ciao, Angelo.» esordì, poi si bloccò, come se gli mancassero le parole. Si studiò le dita e le intrecciò sulle ginocchia. «Se stai guardando questo video, o te lo sto lasciando fare perché è andato tutto bene,» trasse un sospiro rassegnato, «oppure le cose sono andate davvero male. Almeno per me. Spero, invece, che la mia tragica sorte non sia toccata ai miei allievi. Non la meritano. Nessuno di loro.»

Abbassò lo sguardo, tentennando. Giocherellava nervoso con le dita, quasi volesse prendere tempo.

«Che bel professore di lettere sono:» ridacchiò, «insegno ai ragazzi a comporre frasi di senso compiuto e, quando devo dire io qualcosa di importante, non riesco a trovare le parole!»

Fece un'altra pausa, rigirandosi le mani e guardandole come se in esse vi fosse scritto quello che doveva dire.

«Non so bene neanche io perché mi sto filmando, prima che andiamo da Hyde.» aprì e chiuse le ali e la sua espressione preoccupata gli conferì vent'anni di più. «Forse per scaramanzia, o perché so come può concludersi la vicenda... O forse, non lo so, lo faccio perché non ho il coraggio di dirtelo a voce.»

I suoi occhi ricaddero sulle dita, ma stavolta le serrò a pugno, come se si stesse imponendo di smettere di giocarci e arrivare al punto.

«Ho paura.» affermò, sbuffando una risata di scherno nei propri confronti, «Bell'esempio che sono! Non riesco neanche a guardare in faccia i miei allievi, sapendo cosa li attende... e io... io non-» s'interruppe, la voce rotta dall'emozione, «Dannazione, ho una fifa nera!» esclamò, guardandosi attorno, prima di decidersi a fissare solo la telecamera, «Vorrei restare qui con te, Angelo, ma sento una responsabilità verso quei ragazzi e tutte le nefandezze del mio passato. Devo metterci una pietra sopra, anche tombale se necessario, ma devo trovare una sorta di chiusura, o non vivrò più con me stesso.

«Ed è questo che mi terrorizza.» si passò le mani tra i capelli, tirandoseli completamente indietro, «Forse, l'unica cosa che mi permette di mettere un piede davanti all'altro, invece di scappare come un vigliacco, è la forza di volontà di quei ragazzi al piano di sotto.» ammise, «Li guardo e mi dico: "Cavolo, Ralph! Se quei ragazzini che ancora puzzano di latte riescono a rialzarsi una volta in più di quelle in cui la vita li ha sbattuti a terra, tu non puoi essere da meno!".»

Tentennò, fissò gli occhi azzurri sull'obbiettivo e sorrise.

«Sono davvero orgoglioso di loro.» affermò, «Tu lo sai, mi conosci, sai che odio la maggior parte delle cose che ho fatto, ma non loro. Sono fiero di aver insegnato a quei ragazzi qualcosa, anche la più piccola. E sono fiero di come si stanno comportando. Per questo ti chiedo un favore.» si umettò le labbra, «Se dovesse mettersi male per me, ti prego, prenditi cura dei miei allievi: sono l'unica cosa buona che mi sono lasciato dietro.»

Un'altra pausa.

«E voi, ragazzi, se non torno vivo da questa battaglia, non piangete troppo. Ricordatevi di me quando affronterete la vita e tenete a mente questo proverbio turco: "un buon insegnante è come una candela: si consuma per illuminare la strada per gli altri."» sorrise, una curva fiera e felice, come se la sua mente non fosse gravata da pericoli mortali.

«Quando sarà troppo dura - e in tutta franchezza spero che almeno un po' sentiate la mia mancanza - ripensate ai momenti che abbiamo trascorso assieme. Ripensate a cosa vi ho insegnato, a cosa vi direi se vi vedessi giù di morale... e sarà un po' come se non ci fossimo mai separati.» proseguì, anche se si sentiva che aveva un nodo alla gola, «Luk, ci siamo lasciati male, ma, anche se sei stato un vero stronzo, capisco le tue intenzioni. E le perdono. Ti lascio il mio completo blu: tanto credo non te lo sia mai tolto!» ridacchiò, «Quanto a te, Angelo, non avercela con me, se non ho potuto mantenere la promessa di tornare. Forse ci rincontreremo un po' più in ritardo di quanto pensavamo.» strizzò un occhio.

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