Diciotto: Lady Chance

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Lady Chance, al secolo Antoine Devonnée, scostò la tenda bianca che copriva il vetro ovale sulla porta d'ingresso e guardò fuori. La piccola stradina privata era pressoché deserta, salvo per i pickup dei vicini e qualche saltuario individuo che passeggiava lungo Chapel Street. Antoine si portò la sigaretta alle labbra e inalò. Esalò il fumo in una grande nuvola di fronte a sé, gustando la pace di quel pomeriggio di quiete. Nonostante le nuvole grigie, era un giorno tranquillo. Forse fin troppo.

Antoine risistemò la tendina sulla porta di legno e tornò in salotto, facendo scricchiolare leggermente il parquet. Recuperò il posacenere dalla credenza in finto mogano e lo posò sul tavolo. Si sedette sulla seggiola, scostando la sgargiante tovaglia, e spense la sigaretta nel portacenere che pose accanto al mazzo di tarocchi. Raccolse le carte, sistemandole meglio, e sogghignò.

C'era stato un tempo in cui Antoine era un semplice contabile in un'agenzia assicurativa, ma quei giorni gli parevano appartenere a un'altra vita ormai. E, in un certo senso, era così. La sua esistenza monotona era cambiata nel momento in cui, mentre si recava al lavoro, aveva raccolto uno strano cristallo. Quel piccolo oggetto apparentemente innocuo gli aveva procurato più guai che altro, ma il quarantenne della Louisiana non si era dato per vinto: aveva cambiato Stato, nome e abitudini, fuggendo dal Tennessee fino a giungere ad Augusta, nel Maine, dove si era reinventato come medium. Aveva preso quel grazioso cottage in affitto e si era guadagnato il rispetto della sua nuova comunità, utilizzando quel bizzarro potere che lo aveva estraniato dagli altri umani come fonte principale di reddito. Ora fingeva di leggere mani, tarocchi, oggetti, o quant'altro la gente disperata gli portava in casa; a dire la verità, il suo Marchio funzionava solo se poteva guardare negli occhi l'interessato, ma tutto il resto serviva per mantenere l'apparenza della "chiromante infallibile".

Ah, come ultimo dettaglio della sua nuova esistenza, c'era questo: aveva dovuto conciarsi come una drag queen. Non sapeva bene perché, ma c'erano molte persone interessate al suo Marchio, quindi camuffarsi tanto da non poter essere riconosciuto neanche da sua madre era stato un obbligo. Un obbligo che, tuttavia, non sentiva come tale. A discapito di ciò che aveva da subito pensato, recitare la parte della rubiconda chiromante, fasciata in un lungo abito a lustrini, con un asciugamano in testa, che fermava una parrucca di boccoli neri, era stato per lui liberatorio e illuminante.

Ma, anche con quell'appariscente vestiario, l'uomo aveva preso le sue precauzioni. Portava sempre delle scarpe da ginnastica e, nascosti nel lattice della finta pancia e del finto seno, aveva una scorta di contanti nel caso fosse dovuto scappare. Anni di fughe gli avevano insegnato a essere pronto a tutto. Più di una volta aveva dovuto darsela a gambe da gente che voleva ucciderlo per rubare il suo Marchio. Ora, tuttavia, sperava di aver seminato gli inseguitori e di poter vivere in relativa tranquillità. Gli piaceva quella città, persino quello Stato. Sentiva che in esso c'era qualcosa di... fatidico.

Per un attimo, il suo sguardo venne catturato dal proprio riflesso nello specchio della credenza. Antoine sbuffò e raggiunse il mobile. Aprì uno dei quattro cassetti sotto al ripiano e vi estrasse una ciotola di brillantini. La studiò confuso, poi la posò sul tavolo e tornò a rovistare, tirando finalmente fuori ciò che cercava: un rossetto lilla e uno specchietto da trousse. Si risedette, poggiando i gomiti sul tavolo per specchiarsi e risistemare il trucco che gli si era sbavato.

Non sapeva bene nemmeno lui perché si stesse truccando, visto che non c'erano stati avventori quel pomeriggio, ma qualcosa gli suggeriva di rimettersi in sesto. Talvolta, il suo Marchio era così accurato da intimargli di scappare, prima che arrivassero persone con cattive intenzioni. Quella mattina, però, Antoine non aveva percepito niente di minaccioso; sapeva solo che qualcosa di impellente stava per capitargli, ma non capiva cosa. E ciò lo frustrava parecchio. La brutta sensazione era cominciata quando la signora Lopez lo aveva chiamato per disdire l'appuntamento del pomeriggio. Lei era la sua miglior cliente e la cancellazione era stata inaspettata, pur con le sue abilità.

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