Otto: Una notte di straordinaria follia

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I detriti del furgone caddero sulla folla in una pioggia infuocata. Evan percepì il calore dell'esplosione, fu sbalzato per terra dalla sua onda d'urto e le orecchie gli rimbombarono della sua eco tonante. Era frastornato, come quando la sirena lo aveva trascinato verso il fondo del Lago Flagstaff. Gli girava la testa e le urla spaventate del pubblico gli giungevano lontane e deboli.

Qualcuno lo afferrò per un braccio e lui sobbalzò. Quando si voltò a guardarlo stentò a riconoscere il viso tirato di Mark: il giovane sembrava uno spettro morto di paura. Evan aprì la bocca per parlare, ma fu zittito da un altro boato. Un nuovo scoppio di grida impaurite provenne dalla folla, che scappava, tentando di risalire la strada in preda al panico. Il ragazzo cercò la sua famiglia e Steve, ma le persone si spintonavano e correvano alla cieca, arrampicandosi le une sulle altre.

Mark lo strattonò, costringendolo ad alzarsi. Lo tirò verso di sé, ma la presa sul suo braccio si sciolse. Evan lo seguì per qualche passo, ma, appena udì la voce di Steve, si girò verso di lui. Era impolverato, ma incolume. Lo chiamava ai piedi del palco, tra le transenne e lo spazio in cui erano gli spettatori prima che si scatenasse l'inferno.

Con un sorriso sollevato, Evan corse verso il bordo e saltò giù, atterrando sulla strada. Senza pensare, lo abbracciò. Steve lo ricambiò e stettero così per un tempo che parve infinito, ignari di ciò che accadeva loro attorno e contenti solo di essersi ritrovati. Il giovane dai capelli corvini si era persino dimenticato che aveva ancora la chitarra a tracolla. Si concentrò sulla solidità delle braccia dell'amico chiuse attorno al suo corpo. A lato del palco, il furgone scuro bruciava, mentre la polizia tentava di placare gli spettatori con scarso successo. Alcune persone erano a terra, svenute o peggio, e venivano calpestate. Evan, che osservava la scena da sopra la spalla di Steve, deglutì e nascose la faccia nel collo dell'amico: il corpo di una donna rotolò come una bambola di pezza quando un uomo vi inciampò dentro e scappò senza voltarsi indietro.

I due ragazzi si sciolsero dall'abbraccio. Ma, prima che potessero anche solo pensare a come fuggire, videro un uomo correre controcorrente. Era robusto e afferrò le transenne con le mani per saltarle e atterrare di fronte a loro. Steve fece da scudo a Evan, che strinse la tracolla della chitarra senza accorgersene. Dette un'occhiata al nuovo arrivato e capì la premura e la tensione dell'amico: lo sconosciuto sfoggiava orecchie e coda da ghepardo, oltre ad artigli affilati.

«Bene, bene.» ghignò il Marchiato, «Sembra che il diversivo abbia funzionato.»

«Chi sei?» ringhiò Steve.

«Jaden Rascow.» rispose l'altro, senza timore di rivelare la sua identità, «Mi manda Hyde. Vi vuole tra le sue fila. Ora, venite con le buone o...» lasciò la frase pendere, permettendo ai suoi artigli di dire il resto.

Steve fece mezzo passo in avanti. Evan lo registrò appena, tutto ancora troppo assurdo per essere reale, e fu solo quando avvertì il calore delle mani del suo amico che si scosse. I palmi di Steve avevano fatto un rumore d'accensione simile a quello di un saldatore ed erano diventati incandescenti, avvolti nelle loro fiamme bianco-azzurre. Il ragazzo si era messo una camicia a scacchi per la sera, ma le maniche avevano preso fuoco e iniziato a carbonizzare laddove toccavano l'intensità calda del suo Marchio.

«E cattive siano!» annuì Jaden compiaciuto.

Evan boccheggiò spaventato, pensando a cosa poteva fare. Buttarsi in mezzo a due Marchiati pronti a suonarsele lo avrebbe ucciso e fermare Steve o quel Rascow era impossibile. Per fortuna, qualcun altro decise per lui.

Jaden fece un passo verso di loro e si bloccò. Le orecchie sulla sua testa saettarono febbrili. Poco dopo, anche i due ragazzi riuscirono a sentire il rumore che lo aveva sorpreso: il motore di un'automobile. La folla era scemata abbastanza da lasciar passare il mezzo lungo la strada che terminava nel cul de sac. Evan era ben cosciente di essere sconvolto, ma sarebbe stato pronto a giurare e spergiurare fino alla fine dei suoi giorni che il veicolo appena giunto era una DeLorean DMC-12, identica a quella di Ritorno al futuro, argentata, con i propulsori sul retro e tutto il resto.

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