5. Pampulu Pimpulu Parimpampù

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Gli occhi grigi di Edoardo erano bellissimi, visti da pochi centimetri di distanza. C'era il sole e scintillavano allegri. Un ciuffo di capelli rossi gli cadde sulla fronte e lui lo spinse indietro con un gesto rapido della mano. Simone voleva baciarlo, ma ogni volta che allungava il collo Edoardo si allontanava ridendo.

«La parola magica. Devi dirmi la parola magica» sussurrava.

«E poi posso baciarti?»

«Se mi dici la parola magica puoi fare quello che vuoi.»

Simone ebbe un tuffo al cuore. «La parola magica...» disse. «Non riesco a ricordarla!»

«Pensaci. Concentrati.» Edoardo avvicinò il suo naso a quello di Simone.

Poteva sentire il suo respiro. Il calore della sua pelle, i suoi capelli stoppacciosi,...

I suoi capelli stoppacciosi?

«Concentrati, giovine virgulto!» disse una voce gracchiante.

Simone si ritrasse orripilato. «Di nuovo lei!»

La fattucchiera rise e lo fissò con uno sguardo spiritato. E quegli assurdi occhialini rosso fuoco.

«Sparisci!» gridò Simone.

«Esprimi il desiderio! Esprimilo e sparirò.»

«Pampulu Pimpulu Parimpampù!»

Simone si svegliò ansimando.

Che razza di sogno...

Si stropicciò gli occhi. Lame sottili di luce filtravano dalle tapparelle non del tutto chiuse. Sbadigliando allungò il braccio per cercare il cellulare sul comodino e guardare l'ora... solo per ricordarsi che non funzionava più e l'aveva lasciato sulla scrivania.

La sera prima gli aveva dato una passata di phon a bassa temperatura, per vedere se fosse possibile riaccenderlo, ma la procedura non aveva avuto successo. Non era riuscito nemmeno ad aprire il vano batteria, sembrava incastrato, e persino i tasti sui bordi erano come incollati: Simone aveva cercato di premerli con tutta la forza delle sue dita, ma quelli erano rimasti immobili. Sua madre, dopo aver visto cosa era successo (ed essersi arrabbiata con lui anziché compatirlo), gli aveva promesso che avrebbe comprato un telefono nuovo, ma non subito, solo quando suo padre fosse tornato dalla missione universitaria in Cina. Quindi per un paio di settimane avrebbe dovuto arrangiarsi con un vecchissimo Motorola Razr, l'unico cellulare di riserva ancora funzionante che avevano in casa.

Con quel cellulare da coatto di inizio millennio, in ritiro l'avrebbero demolito di prese in giro e «via la sfiga». Come se non ne subisse già abbastanza.

Chiuse gli occhi e sospirò, cercando di assaporare per qualche istante l'ultima eco del sogno: gli occhi scintillanti di Edoardo, il suo sorriso allegro, ma tutto quello che riuscì a visualizzare fu la faccia da pazza esaltata della fattucchiera.

Si mise seduto sul bordo del letto e diede un'occhiata alla gamba malconcia per l'incidente del giorno prima: sua madre l'aveva aiutato a disinfettarsi e gli aveva bendato la gamba con una garza, ma la sbucciatura non era profonda né particolarmente estesa. Simone meditava di togliersi la benda quella mattina stessa, per lasciare respirare le ferite.

Prima di andare a prepararsi la colazione, Simone fece quello che faceva ogni mattina appena sveglio, cioè una rapida navigata sui suoi siti preferiti di informazione sportiva: Undici, Ultimo Uomo, Four Four Two, persino il subreddit dedicato al calcio. Quest'ultimo pullulava di meme e notizie di calciomercato (cioè l'ultima cosa che gli interessava dello sport), ma ogni tanto gli capitava di trovarvi qualche interessante articolo di approfondimento tattico o bei video di highlight.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora