25. Nero

703 55 15
                                    

Non riuscì ad arrivare subito in stanza.

«Simone vuoi fermarti un attimo?» Valerio lo afferrò per un braccio. «Stai poco bene?»

Pure 'sto rompipalle di Valerio.

«Sì, ho mal di stomaco. Da ieri sera.»

Il cellulare. Devo controllarlo. Subito. Lasciami andare!

«Ma che 'sta a girà un influenza intestinale?» chiese Gennaro, che stava passando di lì, di ritorno dalla colazione.

«Non lo so... sto cercando di capire» disse Valerio.

«No, perché qualche giorno fa era Edoardo che stava male de stomaco... mo' Simone... io non me la vojo beccà!»

Simone ci mise qualche istante a capire di cosa stava parlando Gennaro, poi ricordò: quando aveva espresso il primo desiderio ed Edoardo era diventato improvvisamente incapace di muoversi con la palla al piede, era stato Edoardo stesso ad attribuire i suoi problemi a un malessere generale in cui era compreso il mal di stomaco. La coincidenza era fortunata: complice la sua reputazione di ragazzo serio, improvvisamente la versione "Simone ha mal di stomaco" diventava decisamente più credibile di "Simone si è ubriacato".

Forse Edoardo mi odierà di meno.
Forse il nostro rapporto...

Si rese conto che il suo cervello stava di nuovo ricominciando a fantasticare su Edoardo e dovette darsi un pizzicotto per punirsi.

Potrei avergli appena rovinato la vita e invece di preoccuparmi di quello mi metto a fare sogni romantici.

Sono una merda.

«Ieri sera non hai mangiato un cazzo... stavi già male?» gli chiese Gennaro. «Non è che me l'hai passata, vero?»

«Sentite, posso andare in camera? Non mi sento benissimo» Simone cominciò a ondeggiare un piede a terra, per l'impazienza.

«Gennaro smettila di fare l'ipocondriaco e vai a lavarti, ci parlo io con Simone» disse Valerio.

«Te prego Valè...» lo implorò ancora.

Devo controllare il cellulare! Devo sapere! Adesso!

Ma Valerio, con la sua consueta sensibilità di elefante, trattenne Simone per un tempo interminabile a farsi descrivere sintomi inesistenti e fare ipotesi sul suo malessere. Simone era talmente esasperato dalle domande che fu quasi tentato di confessargli che era solo un banalissimo doposbornia.

Intorno a lui vide passare una processione di facce incuriosite, i compagni che uscivano dalla sala da pranzo per andare a lavarsi e prepararsi per l'allenamento mattutino. Con la coda dell'occhio notò anche il passaggio di Edoardo e Manuel, che sembravano impegnati in un acceso litigio, ma non riuscì a sentire cosa si stavano dicendo.

Dopo un quarto d'ora abbondante di noiosissima discussione, Simone riuscì a convincere Valerio che no, non aveva bisogno di andare al pronto soccorso e finalmente fu libero di tornare in stanza.

Si fiondò subito sul suo borsone. Lo tirò fuori da sotto il letto, per recuperare il cellulare magico.

Avrebbe pronunciato la formula per vedere cosa succedeva.

Se lo schermo si accende significa che il desiderio c'è ancora.
Credo.

Si rese conto di non avere idea cosa di cosa sarebbe successo al telefono, una volta espresso l'ultimo desiderio.

Frugò per qualche minuto in ogni angolo del borsone, ma non riuscì a trovare ciò che stava cercando. Dove l'aveva messo?

Guardò nel letto, in mezzo alle pieghe del sacco a pelo ammucchiato, sotto al cuscino.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora