23. Giallo

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«Dimmi chi ti ha fatto bere! Rispondimi!» Manuel stava quasi gridando.

«Non ho bevuto» mentì Simone.

«Non dire stronzate, coglione. Me prendi pe' scemo?»

Edoardo mi ha detto che Manuel non deve sapere!

«Sto poco bene. Non ho bevuto.»

«Fiorelli', te risparmio la fatica: è stato Edoardo, vero?»

Come fa a saperlo? Simone scosse la testa e il mondo ondeggiò intorno a lui.

«Lo sapevo, cazzo...» disse Manuel, stringendo i pugni.

«Non è stato Edoardo. Edoardo sta...» mi viene da piangere «...pomiciando con Karen...»

«Lo so. L'ho visti che se infrattavano.» Manuel si morse un labbro. «Mi sembrava che fosse troppo disinvolto... cazzo! Che stupido!» Si batté le nocche sulla fronte. «La finisci de piagne?!»

In tutta risposta la crisi di pianto di Simone peggiorò.

Manuel chiuse gli occhi e fece un sospiro. Gli batté due pacche sulla spalla. «Daje, te accompagno a letto.»

«Anche tu?» disse Simone tirando su col naso.

«Anch'io cosa?» Manuel si alzò e gli tese una mano.

«Prima mi porti a letto, poi vai a pomiciare con Teresa?»

Manuel rimase qualche secondo immobile è sbatté le palpebre rapidamente, poi alzò gli occhi al cielo. «No Manuel, no» disse a sé stesso. «Non cercare una logica nei discorsi di un ubriaco. Non commettere per la centesima volta questo errore.» Poi, a Simone, porgendogli di nuovo la mano: «Arzate.»

Simone si tirò su. Ma lo fece con troppo slancio, per cui Manuel dovette acchiapparlo al volo. Sentì il suo stomaco ribaltarsi, si voltò più in fretta possibile e un fiotto di vomito gli uscì dalla bocca spappolandosi sulla ghiaia del cortile.

«Non hai bevuto popo 'n cazzo, eh? Che schifo.»

Simone si pulì la bocca col dorso della mano. Sputò. Sentì lo stomaco contrarsi di nuovo.

«No» disse un attimo prima di vomitare una seconda volta. Si appoggiò a una colonnina del porticato. Finito il conato, cercò di respirare piano.

Sto male. Edoardo è etero. E sono pure una pippa a calcio.
La vita è una merda. 

«Sono proprio una pippa...» disse.

«Quanto hai bevuto?» gli chiese Manuel.

«Tipo così» disse Simone allargando pollice e indice di circa cinque centimetri. «Più un sorso sexy.»

«Che cazzo è un sor...?» Manuel scosse la testa. «Sai che c'è? Non lo voglio sapere. Hai finito di vomitare?»

Simone annuì. «Credo.» Si pulì di nuovo la bocca con la mano. Raschiò la gola e scatarrò a terra.

«E che schifo cazzo.»

«Lo so...» disse Simone. Gli venne di nuovo da piangere.

«E basta piagne, su! C'hai proprio la sbornia triste, tu.»

«Mi faccio schifo da solo...» Si sentì prendere per un braccio e si lasciò trascinare dolcemente verso la stanza. «Sono un incapace. Pure oggi. Se non era per il tuo... mmm... come si dice... quando mi hai leccato qui...» indicò la fronte. Oh, che bello che è stato quel momento... Il suo petto, le sue clavicole. Il suo odore. «Cosa stavo dicendo?»

«Niente, stai a delirà. Occhio al gradino.»

«Ah, sì. Se non era per te ero eliminato. Anna mi aveva letto il numero! Ma ha le tette troppo grosse, capisci? Come si fa a non guardargliele?» 

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora