Simone aprì di scatto la mano, come se il cellulare fosse diventato incandescente all'improvviso.
«Ah!» Il cellulare cadde con lo schermo rivolto verso l'alto e fece un giro su se stesso, scivolando sul pavimento. Simone lo fissò con gli occhi sgranati. Un flebile bagliore rosato pulsò per qualche secondo sul monitor, per poi spegnersi.
«Stiamo scherzando?»
Aveva pronunciato la formula magica e il cellulare si era acceso. Ma non era la normale schermata di accensione con la scritta Samsung su sfondo azzurro. Era un uniforme bagliore rosa.
Ok. Razionalità, pensò.
Cosa poteva essere successo? Simone elaborò una prima ipotesi: Sibilla Cooman era un'illusionista e durante le sue manipolazioni aveva sostituito il cellulare rotto con un oggetto identico, probabilmente una replica, un telefono finto. Il che avrebbe spiegato perché lo sportello sul retro non si apriva e i tasti non si premevano: era un blocco unico, saldato. All'interno probabilmente c'era un piccolo computer con un sensore vocale programmato per attivarsi con la filastrocca.
Sì, era ovvio che fosse così. La Cooman era una sciroccata che si divertiva a prendere in giro le persone in quel modo. E intanto gli aveva rubato il cellulare, quello vero.
Evviva.
Per testare l'ipotesi, Simone si chinò sul finto cellulare e pronunciò la formula: «Pampulu pimpulu parimpampù.»
Ma non si accese.
Stringilo nella tua mano dominante, aveva detto la zingara, e Simone era mancino. Probabilmente il cellulare aveva anche un sensore tattile. Se l'ipotesi era corretta, si sarebbe dovuto attivare anche stringendolo con la destra.
Simone ci provò. Lo strinse, pronunciò la formula, ma non accadde nulla. Provò a stringerlo con maggiore forza, esaminò l'oggetto in cerca di qualche sensore capacitativo sui bordi, ma non lo trovò. Ciò che trovò, invece, e che lo inquietò, fu una tacca sul fondo, che era identica alla tacca che si era formata qualche mese prima quando il cellulare gli era caduto dalla tasca mentre andava a scuola in bici.
«Oooh...» esclamò, capendo finalmente cosa era successo.
«Complimenti, coglioni,» disse ad alta voce, «scherzo molto raffinato, devo riconoscerlo.» Scosse il telefono, avvicinò la bocca al microfono: «Ehi, mi sentite? Mi state ascoltando? Devo ammettere che per qualche nanosecondo mi avete fregato. Bravi, potete prendermi per il culo quanto vi pare, domani.»
Era successo mentre era chiuso nell'armadietto. Manuel e i beta avevano hackerato il cellulare e poi avevano dato un copione a Sibilla Cooman, che probabilmente era un'attrice.
Ovvio che è un'attrice, nessuno va in giro conciato in quel modo.
Sedette, mentre ripensava alla nuova ipotesi. Ma perché avrebbero dovuto farlo? Era uno scherzo sin troppo elaborato, per i loro minuscoli cervelli annebbiati dal testosterone. Nemmeno Manuel, che aveva qualche barlume di intelligenza in più, gli sembrava il tipo da ideare una presa in giro così complicata. Hackerare un cellulare in quel modo non era semplice, poi. Era qualcosa di fattibile forse in una giornata o due, di certo non in mezz'ora, che era più o meno il tempo che aveva trascorso stritolato nell'armadietto.
E pagare un'attrice, addirittura. Pagarla per farsi investire, col rischio di farsi male. No, non era possibile.
Forse l'incidente era stato un errore sul percorso, e l'attrice aveva saputo improvvisare un nuovo copione?
Simone si grattò la testa. Guardò mestamente la ciotola della sua colazione, i corn flakes stavano cominciando a formare una disgustosa pappetta moscia.
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L'ultimo desiderio - Manuel & Simone
FanfictionSei una schiappa a calcio. Sei innamorato da due anni di Edoardo, la star della squadra, che per te prova solo pietà. A complicare le cose c'è Manuel, il capitano superbullo e superbello che ti tormenta chiudendoti negli armadietti dello spogliatoi...