49. Mi basta davvero così poco?

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Manuel lo prese per i polsi. «Ok, calmati. Sei sicuro al cento per cento che eri frocio anche prima di due anni fa?»

«Ma sì, sì! Ero innamorato del mio compagno di banco, alle elementari! E... e poi–» improvvisamente gli tornava in mente tutto. «Mi ricordo una volta che mi sono fatto una pippa con una foto di Brad Pitt che mia madre aveva appeso nel ripostiglio.»

«Tua madre aveva...»

«Sì, lascia perdere. Comunque sì. Sono sicuro. Non sono mai stato così sicuro. Ieri quando Edoardo mi ha detto di aver desiderato che diventassi gay, lì per lì mi ha confuso le idee... sai, la coincidenza di aver mollato Beatrice due giorni dopo il desiderio... e poi li ho avuti anch'io i miei dubbi di eterosessualità. Era per quello che mi ero messo con Beatrice, avevo pensato: magari è una fase, magari se mi metto con questa bella ragazza divento etero. Capisci? Avevo pensato divento etero. Perché ero gay!»

Manuel annuì. «Be', se te devo dì la verità, mo' che ce ripenso, uno dei motivi per cui non ho mai creduto alla cazzata dei tre desideri è che anch'io l'ho sempre pensato, che fossi gay. Cioè... non è che fossi sicuro, ma c'avevo il dubbio... Insomma, sai... tra simili ci si riconosce no? No, non dovrei fare questo discorso a te che sei evidentemente ignaro dell'universo che ti circonda. Comunque, hai capito.»

«Dobbiamo dirlo a Edoardo... forse può... può...» Simone non voleva crederci. Edoardo poteva rimediare al suo torto?

«Aspe', aspetta un attimo, nun te fà i firm in anticipo. Perché, pensace: anche se 'sta cosa è vera, non è detto che sia andata come dici tu, col desiderio. Ragiona: deve esse successo qualcosa, dopo che Edoardo l'ha espresso. Deve avè funzionato in quarche modo. Magari non come pensi tu.»

«No, invece». Simone si sentiva sicuro. Si mise a camminare freneticamente su e giù nello stretto corridoio tra il letto e la parete. «Ragiona: ha desiderato una cosa che già esisteva! È come se io desiderassi, che ne so, voglio che Manuel diventi bello come un dio greco, tu sei già bello come un dio greco. Fai finta che non ti abbia appena fatto il complimento più imbarazzante della storia. Ecco, diciamo, voglio che Manuel diventi riccio. Tu sei già riccio, ok? Perché non ho detto subito riccio?»

Manuel sfoggiava un sorriso a trentadue denti, ma glissò sul complimento. «Magari succedeva che diventavo ancora più riccio» disse. «Tipo Caparezza.»

Simone scosse la testa. «No, no... è o non è, giusto?» Ma non era più tanto convinto, un dubbio cominciava a insinuarsi nella sua testa. Il dubbio che fosse solo una speranza vana. Ma proseguì il ragionamento: «Tipo, ecco, voglio che Manuel diventi maschio! Oppure, voglio che Karen diventi femmina. Lo sei già! Io ero già gay, il desiderio non è stato esaudito, perché il desiderio non aveva senso. Ne ha ancora uno! E...» Simone si portò l'indice alla fronte, illuminato da un ricordo improvviso: «Ed è per questo che il cellulare incantato è ancora sigillato e indistruttibile. L'ho lanciato contro il muro, l'altro giorno, ed è rimasto intatto. C'è ancora della magia, dentro. Forse percepisce la vicinanza di Edoardo... se io dico la mia formula ovviamente non succede niente, ma forse se ci prova lui...»

Manuel incrociò le braccia e contrasse le mandibole. «Non saprei... non sono convinto. Come ha fatto Edoardo a non accorgersi di avere un altro desiderio? Possibile che non ci abbia mai provato? Col suo orologio, dico.»

«Ma non ti ricordi? Ha detto che sua madre aveva buttato via l'orologio magico perché pensava fosse rotto! Non ha mai potuto provarci!»

Manuel strinse le labbra e annuì. «Ma come fai a sapere che dire una cosa non valida non annulli comunque il desiderio? Cioè... non è che... il genio, come vuoi chiamarlo, interpreta qualsiasi frase come desiderio?»

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora