Carbonara con la panna: gli occhi dell'abisso (parte uno)

1.2K 43 28
                                    

Eccoci con i capitoli extra, questa è la prima parte del primo.
Bacino, Lorena

Simone avvertì una piccola puntura fredda sul braccio, nel momento in cui cominciò a incatenare la bicicletta a un palo della luce. Guardo con apprensione il cielo buio notturno, fitto di nuvole: non si vedeva una stella.

Merda... sta iniziando a piovere.

«Mi scusi, buon uomo... c'è qualche problema al lampione?»

Il cuore di Simone accelerò in pochi secondi i suoi battiti, non appena le sue orecchie percepirono quella voce calda.

«Ah... aspe',» proseguì la voce, «ma sei tu! T'avevo scambiato pe' 'n operaio dell'ANAS.»

Simone si girò e fece un sorriso sarcastico a Manuel. «Ahah. Non me l'ha mai fatta nessuno, 'sta battuta.»

«Se nun voi che ta 'a fanno, nun annà in giro vestito come 'n operaio dell'ANAS.»

«Quando pedalo di notte mi metto sempre la pettorina catarifrangente. E tu continua pure a prendermi per il culo.»

«Lo farò senz'altro.»

«Non smetterò di indossarla» ribatté Simone togliendosela.

Manuel gli sorrise. «Non mi aspetto che smetti. Lo so che sei un duro.» Gli diede un pugno scherzoso a una spalla. Poi guardò il cielo. «L'hai fatto apposta a venì in bici ca' 'a pioggia? Così c'hai la scusa pe' restà a dormì da me?»

Simone sospirò. «Non pensavo che piovesse.» In quel momento sentì una seconda goccia. Sulla guancia. Portò una mano al volto per asciugarsi.

«Slega la bici, la mettiamo in garage.» Manuel fece strada, mentre Simone riapriva il lucchetto della catena.

La casa di Manuel era una piccola villetta a schiera disposta su due piani. C'era un minuscolo giardino, davanti, se giardino si poteva chiamare un rettangolo di prato grande quanto un grosso balcone. Il vialetto d'ingresso al garage, che si trovava sul retro della casa, era posto lateralmente, e divideva l'abitazione da un'altra identica.

«Senti un po'...» disse Simone avvicinandosi con la bici. «Ma mi stavi aspettando alla finestra? Com'è che sei uscito dieci secondi dopo che ero arrivato? Coincidenza?»

Manuel fece una smorfia di disappunto. «Te piacerebbe... No. Era mi' madre che stava da mezz'ora a saltellà davanti ar balcone. Ma quando arriva? Ma quando arriva?»

«Tua madre?!» Simone lasciò cadere un braccio al fianco. «Ma non doveva essere fuori?»

«Pensi che non c'ho provato a mannalla a quer paese?» Manuel sollevò la porta ribaltabile del garage, mentre la pioggia rapidamente si intensificava. «Niente. Te tocca. Te voleva vede de persona a tutti i costi. Comunque non te preoccupà, appena t'ha visto se ne va.»

Simone avrebbe voluto protestare, ma fu distratto dalla vista di una meraviglia rossa all'interno del garage. «Wow!» non riuscì a trattenersi dall'esclamare.

«Wow che?» chiese Manuel.

Simone spinse la bici all'interno. «Che macchina stupenda!»

Manuel rimase immobile, sbattè un paio di volte le palpebre, poi sospirò. «Ok. Me l'avevi detto che non ci capisci molto di motori, ma non pensavo arrivassi a 'sto livello.»

«Ma è bellissima!» insisté Simone osservandola più da vicino. «Cioè, è... non è una Lamborghini, ok, fin lì ci arrivo, ma è bella... è super vintage, sembra uscita da un anime di Toriyama.»

«È una vecchissima Renault 4. E fa cagare.»

«Ma no!» Simone appoggiò la bici a una parete, accanto alla moto di Manuel, e posò la pettorina catarifrangente sul sellino. «Mi sembra anche tenuta bene.»

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora