Simone decise di andare al campo sportivo.
L'allenamento era saltato, quindi non ci sarebbe stato nessuno. Sarebbe potuto rimanere da solo e salutare per l'ultima volta il rettangolo di gioco.
Non avrebbe più toccato un pallone da calcio. Mai più. Non avrebbe avuto senso. E Simone, che era sempre andato fiero del suo approccio intellettuale al calcio, si ritrovò a pensare agli aspetti più fisici e concreti dello sport: l'odore dell'erba calpestata, il fango, l'olio canforato, le magliette bagnate di sudore, il cuoio liscio del pallone. Avrebbe voluto stendersi sul campo e affondare il viso sul terreno. E piangere.
Si rese conto solo in quel momento di non essersi mai veramente arreso. In cuor suo aveva sempre sperato di riuscire a superare quello che credeva essere un blocco psicologico. Ma non lo era. Era un incantesimo, impossibile da spezzare.
I suoi progetti vennero rovinati dalla presenza di due persone sul campo. Da lontano non riuscì a riconoscerle, si stavano allenando.
Il suo primo istinto fu quello di tornare indietro, ma una delle due lo riconobbe. «Ohi Simo!» gridò.
Era la voce di Andrea. Simone capì che l'altra persona era Anna. Andrea si stava allenando a parare calci di rigore con l'aiuto di lei. Strano allenamento: Andrea era terzino.
Il primo impulso di Simone fu quello di salutare e tirare dritto, poi ricordò i moniti di Karen e Manuel sul suo essere troppo chiuso, solitario, e decise di combattere la propria indole. Forse un'interazione normale con due persone normali gli avrebbe fatto bene. Sventolò la mano e si avvicinò.
«Che state a fà?» chiese entrando dal cancello. In realtà non gli interessava, ma si stava sforzando di distrarsi.
«Valerio ha detto che domani sarò secondo portiere! Probabilmente non giocherò, ma metti che entro? Non voglio fare brutta figura.»
Simone sorrise, e gli sembrò la cosa più difficile del mondo. Fece un cenno di saluto ad Anna, che rispose agitando la mano.
«Com'è che non c'è Gianluca?»
«Mica siamo gemelli siamesi che dobbiamo stare sempre attaccati...» rispose Andrea stizzito.
«Temo che abbiano litigato per colpa mia» disse Anna. «Gianluca è un po' geloso.»
«Invidioso» la corresse Andrea.
«No, no: geloso. Di te, ovviamente.»
Andrea le lanciò un'occhiataccia. «Guarda che Gianluca è etero.»
Anna roteò gli occhi. «Lo so! Guarda che si può essere gelosi anche dei propri amici.»
Andrea fece un'espressione poco convinta.
«Comunque Gianluca può anche starsene con gli altri, perché lei è bravissima. Tira certe bombe!»
«Modestamente ho un ottimo tiro da fuori area» si vantò Anna, fingendo di limarsi le unghie.
«In che ruolo giochi?» chiese pigramente Simone.
«Centrocampo offensivo. Il mio idolo è Nainggolan. E sì, so già le battute che fate in spogliatoio...»
Simone lanciò un'occhiata ad Andrea che fece un'espressione allarmata.
«Ehm– che battute facciamo in spogliatoio?»
Andrea scosse violentemente la testa, come se Simone avesse fatto l'errore più grande del mondo, ponendo quella domanda.
«Nainggolarg! Ma tranqui, non mi offendo, me lo dicono tutti.»
«Ah, sì!» Simone scosse la testa ripensandoci. Anche Manuel l'aveva chiamata così, ora lo ricordava. «Non te la prendere, non c'è niente di male ad avere il sedere grosso.»
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L'ultimo desiderio - Manuel & Simone
FanfictionSei una schiappa a calcio. Sei innamorato da due anni di Edoardo, la star della squadra, che per te prova solo pietà. A complicare le cose c'è Manuel, il capitano superbullo e superbello che ti tormenta chiudendoti negli armadietti dello spogliatoi...