30. L'appuntamento

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«Dici che lo vedono, i marinai, dal porto di Ladispoli?»

«Mh?» Simone si svegliò al suono di quelle parole incomprensibili.

«Il tuo alzabandiera.»

«Eh?» Simone era ancora mezzo addormentato e ci impiegò qualche secondo a capire. Appena capì tirò su di scatto le ginocchia e si mise a sedere sul letto. Manuel si stava esaminando le sopracciglia allo specchio dell'armadio. Lo guardò dal riflesso e rise.

Che figura di merda, pensò Simone lasciandosi di nuovo cadere sul materasso, ma rivolto verso il muro.

La sera prima, stanco com'era dopo la giornataccia passata a vagabondare in giro, si era buttato a letto e addormentato praticamente all'istante. Non aveva nemmeno chiuso la lampo del sacco a pelo ed evidentemente, muovendosi nel sonno, era rimasto completamente scoperto.

«Come va la mano?» chiese Manuel, gli occhi nello specchio rivolti a lui.

Simone si schiarì la voce e guardò la fasciatura che l'altro gli aveva fatto la sera prima. «Bene, credo. Non mi fa male.»

«Ottimo, così mo' te fai 'na sega e risolvi er problema.»

Simone chiuse gli occhi e sospirò. Perché doveva essere sempre così pecoreccio?

Manuel si accucciò accanto al letto e Simone, che gli dava le spalle, lo sentì riporre le pinzette nel suo borsone.

«Io vado a magnà» disse. Simone girò la testa verso di lui, che si bloccò sulla porta, appena prima di uscire, e lanciò un'occhiata al pacco di Simone. «Se vedemo tra... quanto ce metti? Du minuti? Dieci secondi?»

«Te ne voi annà?» gli disse Simone allungando il braccio verso la porta.

Manuel gli rivolse un ultimo sorriso strafottente e uscì ridendo.

Insopportabile.

***

Quella mattina Simone tornò ad allenarsi con gli altri. L'argomento principale, soprattutto dei beta, furono i tentativi di rimorchio di Teresa da parte di Manuel. Secondo i tre, lei era cotta e lui sul punto di "infilarsela" da un momento all'altro.

Simone non badò più di tanto a quei discorsi. Fu troppo occupato a osservare, con grande attenzione, il comportamento di Edoardo. Doveva capire se lo sciagurato desiderio aveva funzionato, se Edoardo fosse davvero diventato gay, sempre che fosse possibile capirlo semplicemente osservandolo.

Non gli sembrava molto in forma: aveva gli occhi arrossati e sbadigliava in continuazione, ma a parte questo particolare non si comportò in modo strano. Simone lo sorprese più di una volta a guardare le ragazze, che si allenavano nell'altra metà campo, e non gli sembrò di notare segni di interesse nei confronti dei compagni di squadra.

Attese con ansia il momento della doccia: venti ragazzi nudi nella stessa stanza avrebbero dovuto creargli qualche turbamento, se davvero Edoardo all'improvviso provava attrazione verso persone del suo sesso, ma anche in doccia non gli sembrò di notare nulla di diverso dal solito. Ci fu solo un attimo in cui gli parve che lo sguardo del ragazzo si soffermasse per qualche secondo di troppo sul fondoschiena di Gianluca mentre si insaponavano (e Gianluca aveva di gran lunga il sedere più bello di tutto lo spogliatoio), ma Edoardo, dopo aver distolto lo sguardo, aveva finito tranquillamente di sciacquarsi ed era tornato in spogliatoio a cambiarsi, canticchiando. 

Simone non diede peso a quello sguardo: probabilmente Edoardo era semplicemente sovrappensiero e i suoi occhi si erano fermati a fissare il vuoto in quella direzione in modo del tutto casuale.

Stava cominciando ad avere qualche barlume di speranza.

Per il pomeriggio di quel giorno, Valerio, Gianfranco e l'allenatrice delle ragazze avevano organizzato una caccia al tesoro. Simone non ne sapeva nulla: era stata organizzata all'ultimo momento il giorno prima e preparata durante la sera dagli allenatori.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora