29. Giornata strana

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Questa sì che è una pessima idea, pensò Simone infilandosi la mano destra nelle mutande.

Davanti agli occhi aveva una foto di Edoardo e Manuel al mare, su un pedalò. Manuel a destra, col timone in mano, Edoardo al suo fianco. La foto era stata scattata dalla seduta posteriore e i due ragazzi avevano entrambi la testa rivolta all'obiettivo. Sorridevano. Allegri, spensierati. I capelli bagnati. La pelle abbronzata, scintillante di acqua marina. I muscoli della schiena contratti.

Questa potrebbe essere la peggiore idea che abbia mai avuto in vita mia, pensò mentre la mano cominciava a muoversi. Entrambi i ragazzi in foto avevano il collo girato, con lo sternocleidomastoideo in tensione. Simone aveva sempre avuto un debole per lo sternocleidomastoideo, da quando aveva scoperto come si chiamava, durante una lezione di scienze in terza media.

Chiuse gli occhi. Il ragazzo di cui era innamorato. E quello che aveva appena desiderato baciare. Immaginò di baciargli il collo. A Manuel. Guardò la foto. La bocca di Manuel. Il collo di Manuel. La schiena di Manuel. I capelli di Manuel.

Immaginò Manuel sotto la doccia, in spogliatoio. Immaginò di spingerlo contro la parete della doccia, appoggiarsi a lui. E la mano si muoveva sempre più rapida.

Manuel sta per tornare, pensò, tornerà a riprendersi il cellulare. Entrerà all'improvviso.

Il cellulare che stava guardando. La foto di Manuel. Ed Edoardo.

La mano continuava a muoversi. Simone si morse il labbro.

Alla fine della telefonata con sua madre, Simone si era aspettato di trovare lo schermo dello smartphone di Manuel bloccato.

Ma il telefono, evidentemente, doveva essere rimasto attivo nella tasca del ragazzo, dopo che aveva scritto il messaggio.

E quindi Simone aveva avuto accesso alla memoria.

Per prima cosa era andato a leggere il messaggio che Manuel aveva scritto a sua madre, e si era stupito: non era la buffonata che aveva finto di digitare davanti a lui. Il messaggio recitava, semplicemente: Scusa per prima, tutto bene, ti chiamo domani. Simone.

Quindi "Manuel è bellissimo" in venti salse diverse era stata solo una recita a favore di Simone. Una recita divertente, doveva ammetterlo.

Aveva poi trovato una dozzina di messaggi pieni di insulti e 'ndo cazzo stai? che Manuel aveva mandato al numero di Simone (e che Simone, per ovvie ragioni, non aveva potuto leggere).

E infine non aveva resistito alla curiosità e aveva aperto la galleria fotografica.

C'erano parecchie immagini, in memoria.

Simone si sarebbe aspettato di trovare un numero spropositato di selfie, conoscendo la vanità di Manuel.

Invece le foto che ritraevano il proprietario erano una piccola minoranza, e Manuel non era mai solo. La maggior parte ritraevano altre persone, e il soggetto più rappresentato era Edoardo. C'erano un paio di foto della madre. Parecchie foto di un cane (il cane di Manuel, evidentemente). Persone che non conosceva, immagini della squadra, una foto di Andrea sul palco insieme ad Anna e diverse di Edoardo e Karen, della sera del karaoke. C'era persino una foto di Simone, scattata sempre quella sera, lo sguardo torvo e le braccia incrociate, un broncio sul viso, era probabilmente stata scattata durante l'esibizione di Karen ed Edoardo. Quasi certamente Manuel l'aveva scattata a scopo di presa in giro e dimenticata lì in archivio.

E poi c'erano le foto scattate al mare, durante l'estate appena trascorsa.

Simone si alzò dal letto e andò a chiudere la porta a chiave.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora