Simone si accorse che anche la sua mandibola era abbassata.
Se ne accorse anche Manuel. «Domani, ho detto. Non subito.» Gli tirò su il mento con un dito, facendo una risatina che sembrava esprimere allo stesso tempo nervosismo e sollievo, e i denti di Simone produssero un rumore secco, quando si chiusero.
Tirando il petto in fuori Manuel si rivolse al resto della squadra. «E a proposito de frociate, mo' annamo fuori e je rompemo er culo, a 'sti montanari sfigati. Daje!» Così dicendo uscì di corsa, gli scarpini che ticchettavano sul cemento del corridoio.
Nella stanza si sollevò all'istante un brusio di voci, Simone vide intorno a sé facce con tante diverse espressioni: stupite, perplesse, elettrizzate, scioccate, incredule. Gianluca e Andrea, che erano già vestiti, passarono di corsa davanti a Simone. «Daje rega'! Je rompemo er culo!» gridò Gianluca. Poi, mentre uscivano, Simone lo sentì dire sottovoce ad Andrea: «Lo sapevo, cazzo! Lo sa-pe-vooo!»
Tutti parlavano, mille voci una sopra l'altra, chi con l'aria sconvolta, chi guardando Simone con un'espressione quasi ammirata.
«Ma veramente?» disse qualcuno.
«Cioè Simo posso capire... ma Manuel?»
«Ma secondo me scherzava.»Simone sorrise. Guardò la porta incredulo.
Manuel ha appena fatto coming out davanti a tutta la squadra? Ai beta? Per me?
Non ci poteva credere. Il suo cuore correva mille battiti al secondo.
«Ma no, dai, non è possibile. Era una battuta.»
«Non si scherza, su 'ste cose.»
«Ma io stamattina ho visto che si limonava Teresa!»«Era una messinscena no?» disse Stefano con cattiveria. Poi, con la fronte corrucciata e gli occhi quasi lucidi, guardò la porta. «Cristo che schifo...»
Anche Paolo e Federico sembravano sconvolti, quasi feriti. Federico si era seduto su una panchina con il busto piegato avanti e le braccia ciondolanti in mezzo alle gambe, come sfinito dalla rivelazione. Paolo era rimasto in piedi a fissare la porta con aria catatonica.
«Simo, ma veramente era Manuel quello nel video?» Simone voltò la testa. C'erano quattro compagni di squadra davanti a lui: Marco, Gennaro, Michele e Alessandro. Quattro ragazzi con cui non parlava praticamente mai. Lo guardavano con delle espressioni che esprimevano curiosità morbosa mista a shock.
«No, perché io sono sicuro che era una battuta. Sono sicurissimo» disse Marco. «L'hai visto Manuel quanto è sboccato? Non può essere gay! O altro! E poi Manuel odia Simone, lo chiude negli armadietti! Gli butta le cose nel cesso!»
Simone non seppe cosa ribattere. Si limitò a guardarli facendo un sorrisetto di circostanza e allargò le braccia come a dire: che ci posso fare?
Ai ragazzi sembrò una conferma sufficiente perché spalancarono la bocca e si guardarono tra loro come quattro comari cui sia appena stato raccontato il pettegolezzo più succulento della storia.
«Manuel che succhia un cazzo?!»
«Che schifo! Non farmi venire in mente queste immagini!»
«Giura!»Simone si rese conto che doveva finire di cambiarsi, quindi chinò il busto per infilarsi gli scarpini.
«Voglio i particolari!»
«Ma che sei scemo? Meno particolari ho, meno incubi faccio stanotte!»
«Ma da quanto va avanti?»
«Ma allora è tipo... il bambino che tira le trecce alla bambina che gli piace?»
«Ma tu sei sempre stato gay?»«No, mi ci sono trasformato dopo avervi visti nudi in doccia» rispose Simone.
«Non sono ancora psicologicamente pronto per queste battute» disse Alessandro.
«E Manuel?»
«No, giuro, da Manuel non me lo sarei mai aspettato.»
«Non so se riuscirò a rispettarlo, adesso che so che succhia cazzi.»«E io sai 'ndo me la ficco tua mancanza di rispetto?» Manuel, apparso come dal nulla, assunse una posa pensierosa. «Mmm... no, ora che ci penso preferisco ficcarmece quarcos'altro, in quer posto.» Sollevò due volte le sopracciglia in direzione di Simone mettendo un sorriso furbo, il quale non riuscì ad evitare di scoppiare a ridere.
«Ewww!» fecero in coro le quattro comari stringendo le spalle e portando le mani al petto.
«Siete, in questo istante, l'immagine più gay che abbia mai visto in vita mia» disse Simone.
Gli altri compagni di squadra risero, ad eccezione dei beta. Le comari si guardarono intorno imbarazzate.
«E si guarda allo specchio ogni mattina!» chiosò Manuel. Poi battendo un pugno sulla porta. «Che cazzo ce fate ancora qua dentro, tutti quanti? I montanari hanno quasi finito il riscaldamento. Simò viè fuori che Valerio te vole spiegà er modulo.»
«Come giochiamo?» chiese Simone.
«4-4-1-1.»
«Quindi Simo ti viene da dietro?» disse Marco.
Mezza stanza scoppiò a ridere.
«Sì. È per questo che è il mio modulo preferito!» ribatté Manuel con un sorrisetto sarcastico.
«Io non gioco» disse Paolo, brutalmente serio, facendo morire ogni eco di risa nella stanza.
«Neanch'io» aggiunsero in coro Federico e Stefano.
«Finché tu sei capitano non gioco» ribadì Paolo.
Manuel concesse loro una lunga occhiata.
«Ottimo. Testiamo Andrea come secondo portiere. Le altre due sostituzioni le deciderà Valerio. A' Simò, te voi move?»
I tre beta rimasero senza parole. Simone afferrò i parastinchi e si avviò verso il corridoio finendo di infilarsi la maglietta. La numero 14.
Con la coda dell'occhio vide che Manuel lo seguiva. Urla indistinte di incitazione da dentro lo spogliatoio, probabilmente rivolte a loro. Simone non le ascoltò.
A metà corridoio si voltò verso Manuel e gli tese una mano, perché voleva toccarlo, voleva sapere che era vero, che non si trovava in quello che sembrava il perfetto equilibrio tra un sogno e un incubo. Manuel allungò la mano e strinse quella di Simone per un attimo, solo per un attimo.
«Non vorrai mica che usciamo manina nella manina,» disse ridendo, «già me prenderanno abbastanza per il culo, da oggi in poi...»
«Perché l'hai fatto?» chiese Simone.
«Perché no?»
Simone si fermò, guardò avanti e indietro nel corridoio per controllare che fosse vuoto. «Proprio stamattina mi dicevi: voglio sopravvivere all'adolescenza, voglio farmi rispettare, non lo direi mai in giro...»
Manuel fece spallucce. «Be', se pe' famme rispettà devo raccontà palle su quello che me piace che razza de maschio alfa sfigato so'?»
Simone venne sopraffatto da un'improvvisa esplosione di emozioni. Ammirazione per il coraggio che Manuel aveva dimostrato, paura per quello che avrebbe dovuto affrontare, e commozione, desiderio, inquietudine.
«E mo' che te prende?» disse Manuel.
«Ho un groppo in gola grosso così, lo stomaco sottosopra, le ginocchia mosce e...» Simone abbassò la voce: «Ti vorrei portare dentro quella stanza per baciarti. Adesso.»
Manuel si girò, identificò la stanza, lo prese per un braccio, lo tirò dentro (era un ripostiglio). Poi lo sbattè contro la porta, chiudendola, e affondò la bocca in quella di Simone, che chiuse gli occhi, cinse l'altro per la vita, lo tirò a sé quasi con violenza e gli infilò la lingua in bocca, e i due ragazzi si morsero, si toccarono, si divorarono per diversi secondi.
«Oh merda, mi è venuto duro» sussurrò Manuel emergendo dal bacio per prendere fiato.
Simone gli infilò una mano nei pantaloncini. «No!» Manuel si allontanò. Prese qualche respiro. «Eddaje, tre volte in dodici ore? Poi nun li reggo, i novanta minuti.»
Simone fece un sospiro. Si aggiustò i boxer, era eccitato anche lui. «Sì, hai ragione.»
Si guardarono a distanza per qualche secondo.
«Oh, 'fanculo la partita!» Manuel si tirò giù pantaloni e mutande e si buttò addosso a Simone, che sorrise sulle sue labbra e riprese a baciarlo con le mani sulla sua faccia.
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L'ultimo desiderio - Manuel & Simone
FanfictionSei una schiappa a calcio. Sei innamorato da due anni di Edoardo, la star della squadra, che per te prova solo pietà. A complicare le cose c'è Manuel, il capitano superbullo e superbello che ti tormenta chiudendoti negli armadietti dello spogliatoi...