18. Fronte, bocca, clavicola

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La bocca di Karen si unì per un istante a quella di Edoardo.

Tutto svanì, intorno a Simone. Gli alberi del bosco divennero ombre sfocate, le voci di esultanza echi distanti migliaia di chilometri, la corteccia ruvida dell'albero dietro il quale era nascosto una carezza ovattata.

Il bacio durò un lampo, un microsecondo, e poi Karen calcò di nuovo la sua fronte contro quella di Edoardo.

Simone ebbe la sensazione che il suo cuore diventasse più piccolo, che il suo stomaco si ripiegasse su se stesso.

Edoardo le accennò un sorriso, sembrava incredulo, spaesato.

Karen fece una risatina maliziosa. «Dai, andiamo!»

Non sarebbe stato l'ultimo. Era solo il primo di tanti baci che si sarebbero dati. Simone ebbe improvvisamente questa consapevolezza e provò il desiderio di diventare albero, bosco, terriccio.

Davanti a sé aveva appena visto sgretolarsi il suo sogno d'amore.

«Tira su quella mandibola, coglione.»

Gli arrivò uno scappellotto sulla nuca. Il solito Manuel.
Simone chiuse la bocca.

I compagni di squadra ancora in gara stavano finendo di pianificare gli ultimi attacchi alla base avversaria, mentre Karen ed Edoardo già avanzavano insieme, fronte contro fronte, verso l'albero base.

Manuel cominciò a spiegare una strategia, ma Simone non riuscì a concentrarsi, vedeva solo Karen ed Edoardo, Edoardo e Karen, che si allontanavano, fronte contro fronte, sorridendosi a vicenda.

Conquistato. Con un bacio. Qualcosa che Simone non si sarebbe mai potuto permettere di fare.

Era furba, Karen, una donna d'azione. Si prendeva quello che le piaceva, senza esitazioni. Voleva conquistare Edoardk e ci stava riuscendo.

«...hai capito?» Manuel lo scrollò per la spalla. «Ohi, sveglia Simò! Ce servi pure tu, purtroppo.»

Il gioco. Sì.

Se si fosse concentrato sul gioco, almeno per qualche minuto avrebbe dimenticato Edoardo e Karen, che erano per ora scomparsi dietro una collinetta.

«Ci sono» disse Simone. Ma non aveva ascoltato nemmeno una parola della strategia appena spiegata.

«Ok, allora partono per primi Stefano e Andrea. Regà, me raccomanno, semo gli ultimi rimasti e loro so' avanti de quattro!» Manuel sventolò quattro dita.

Beta Stefano guardò Andrea e storse la bocca in un espressione di puro disgusto. «Madonna che schifo. Te sei lavato i denti almeno?»

«E che te frega? Voi pomicià co' lui?» lo provocò Manuel.

Beta Stefano lanciò un'occhiataccia al suo maschio alfa e chiudendo gli occhi con l'aria di chi sta per ingurgitare una medicina dal sapore orribile, poggiò la testa contro quella di Andrea.

«'Namo!» disse, sempre a occhi chiusi. Poi prese Andrea per le spalle, lo girò in direzione contraria a quella di avanzamento e lo spinse. «Guido io!»

Era passata più di un'ora, da quando Simone e Manuel erano arrivati alla base avversaria, ed erano rimasti praticamente immobilizzati da una strategia tanto semplice quanto efficace degli avversari. I blu erano riusciti ad appostare tre sentinelle fisse, a cerchio, in tre punti strategici attorno al loro albero base. Anna, rientrata in gioco con una bandana di riserva, era rannicchiata sulle ginocchia e il ramo basso di un arbusto le copriva la fronte in orizzontale. Teresa era arrampicata ad un albero e poggiava la fronte contro un ramo, sbirciando lateralmente. Gianluca, infine, era rannicchiato dietro a un fitto cespuglio dai cui pertugi riusciva a vedere tutto.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora