38. Provare cosa si prova

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Il giorno dopo, Valerio si presentò di buon'ora in camera di Simone per affidargli nuove incombenze. Era ancora arrabbiato, ma lo sguardo compassionevole e il tono di voce più pacato facevano intuire che provasse anche un po' di dispiacere per il ragazzo.

Manuel dormiva, e se l'ingresso di Valerio l'aveva svegliato non lo diede a vedere: rimase immobile nel suo letto, con la faccia rivolta al muro, finché non uscirono dalla stanza.

Simone trascorse la mattinata a ripulire la baita grande e ad aiutare Gianfranco nella preparazione del pranzo, mentre Valerio e i ragazzi erano al campo ad allenarsi. Non pioveva più, ma il cielo era ancora fittamente coperto da spessi nuvoloni grigi.

Per il pomeriggio era prevista una seconda seduta di allenamento, in vista dell'amichevole che si sarebbe giocata la mattina dopo, ma un po' per via del trambusto che c'era stato il giorno prima, un po' perché i campi ancora zuppi avevano fatto faticare i ragazzi più del previsto, a pranzo Valerio annunciò che avrebbe concesso un pomeriggio libero.

Simone pranzò insieme agli altri, ma seduto in disparte. L'atmosfera non era delle più allegre e a Simone non sfuggirono gli sguardi lugubri che ogni tanto qualcuno dei compagni gli lanciava. Gli unici due che accennarono un saluto cordiale e un «come va?» furono Andrea e Gianluca, il che gli fece ricordare che Karen, proprio il giorno prima, li aveva inseriti nel cestino dei "buoni".

Edoardo e Manuel erano seduti uno accanto all'altro, ma lontano da Simone, e verso la fine del pranzo i beta andarono a disturbarli, con commenti sguaiati ad alta voce sulle loro conquiste femminili (Karen e Teresa).

«Oh, se domani mattina nun te trovo nudo a letto co' la stangona nun te parlo più!» gridò a un certo punto Stefano, battendo allegramente una mano sulla spalla di Manuel, che aveva l'aria di chi, al contrario, non si stava divertendo affatto. Simone fu felice che le attenzioni dei beta non fossero rivolte a lui: appena li aveva visti entrare in sala, aveva temuto che potessero approfittarsi della situazione per tormentarlo ancora più del solito, ma forse tutto ciò che era successo aveva avuto l'effetto di metterli a disagio nei suoi confronti.

Il pomeriggio i ragazzi si divisero: alcuni rientrarono nella propria stanza, altri scesero in paese, altri ancora si diedero appuntamento alla baita grande (fresca di pulizia), per inventarsi qualche passatempo. Simone si aspettava nuovi ordini dall'allenatore, ma sorprendentemente Valerio concesse il pomeriggio libero anche a lui.

Dopo essersi lavato, tornò alla propria stanza per riposarsi un po': sarebbe rimasto da solo, perché Manuel sembrava intenzionato a passare il pomeriggio con gli altri alla baita.

«Stanotte è previsto un temporale.» Una voce risuonò alle spalle di Simone mentre stava per entrare in camera.

La riconobbe senza voltarsi.

«Ti devo confessare un segreto,» disse Edoardo, «ho sempre avuto un po' paura dei temporali.» Simone si voltò finalmente verso di lui e l'altro gli sorrise. «Posso uhm– entrare?» gli chiese.

Simone annuì. Cosa voleva dirgli? Voleva ringraziarlo per essersi sacrificato?

Non devi ringraziarmi.
Se solo sapessi cosa ti ho fatto...

Entrati in stanza, Simone si sforzò di pensare a qualche argomento di discussione per evitare che l'altro lo ringraziasse, ma gli venivano in mente solo commenti banali e completamente fuori luogo del tipo: "l'estate sta finendo" "è già arrivato l'inverno" e "non ci sono più le mezze stagioni".

Fu Edoardo a toglierlo dall'imbarazzo. O, sarebbe meglio dire, a farcelo sprofondare con tutte le scarpe. «Volevo dirti grazie per ieri... Ma non sono venuto qui per questo.» Portò un dito alla bocca e si mangiucchiò una pellicina. «Ti devo parlare. Di quello che è successo l'altra sera.»

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora