22. Per mano

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I due ragazzi quasi saltarono per lo spavento.

«Merda! Valerio!» sussurrò Edoardo. Poi, con una velocità e una prontezza che stupirono Simone, Edoardo infilò la bottiglia di tequila e i due bicchieri usati nell'armadio che aveva lasciato provvidenzialmente aperto e chiuse l'anta con rapidità, ma incredibilmente senza fare rumore.

«Simone, Edoardo, siete ancora qui?» disse Valerio. La voce era vicinissima.

«Non. Dire. Niente.» sussurrò Edoardo a due centimetri dal viso di Simone. «Lascia parlare me. E non muoverti.» Si schiarì la voce. «Siamo in dispensa!» gridò a Valerio.

Valerio spuntò dalla porta. «Non avete ancora finito? Dobbiamo chiudere a chiave le cucine.»

«Abbiamo quasi finito.» Edoardo sorrise. «Lasciaci la chiave, chiudiamo noi.»

Simone cercò di rimanere serio e immobile. Deglutì. Edoardo sembrava tranquillo e disinvolto. Nessuno avrebbe potuto capire che aveva bevuto.

«Non posso lasciarvela, gli scout si sono raccomandati che debba sempre chiudere io.»

«Eddaje, Vale'. Non te fidi de me? Capivo se ero Manuel...» ridacchiò. Ridacchiò anche Valerio. Ridacchiò anche Simone ed Edoardo gli lanciò un'occhiataccia.

Devo stare serio. Devo stare zitto.

Ma non riuscì a trattenere un sorrisetto. Faticava a mantenere il suo solito contegno.

Ma come posso stare serio? Mi ha praticamente detto che vuole farmi un pompino! Sono il ragazzo più felice del mondo. Sono in paradiso. Voglio che questa giornata non finisca mai.

Dove possiamo appartarci? In camera mia. No lì c'è Manuel. Potremmo fare una cosa a tre con Manuel! No, no, non voglio Manuel, voglio Edoardo. Anche se... no! Edoardo! Oppure in camera sua. Ma lì c'è Stefano. E una cosa a tre con Stefano non la faccio neanche in punto di morte. O dietro ai bagni, in mezzo al bosco. Sì, bello in mezzo al bosco. Io mi appoggio a un albero. Lui mi slaccia i pantaloni, si mette in ginocchio... No, aspetta. Prima si mette in ginocchio, poi mi slaccia i pantaloni. O è meglio il contrario? Mi slaccia i pantaloni. Sì, prima me li slaccia. E mi infila una mano nei boxer, così, e...

«Togliti quella mano dal pacco. Devi andare a letto, subito» disse Edoardo prendendolo per un braccio.

Simone si risvegliò dal suo sogno a occhi aperti. Fece due passi trascinato da Edoardo, ma dovette appoggiarsi al ripiano per non cadere.

«Dov'è Valerio?» chiese. Gli sembrò che il cervello ondeggiasse dentro la sua testa.

Dov'è sparito? Era qui un secondo fa.

«È uscito. Non ti sei neanche accorto che è uscito? Cristo santo. A cosa stavi pensando? Cazzo, non avrei dovuto farti bere. Ma che ne sapevo che reggi l'alcol così male!?» Edoardo stava parlando velocissimo, e Simone si sentì mortificato.

No, no! Sta precipitando tutto! Mi odia. E il pompino?

«Non odiarmi, per favore...» piagnucolò.

Edoardo alzò gli occhi al cielo. «Ma no, che non ti odio. Però non puoi uscire così. Si capisce lontano un miglio che sei ubriaco, e Manuel non se ne può accorgere. Ti ricordi? Non devi dire niente a Manuel. Niente!»

«Perché parli così veloce?»

«Sto parlando veloce?» Prese un respiro profondo. «Ok. Devo parlare piano. Più. Piano. Lento. Così. Quando bevo mi viene sempre la parlantina.» Ridacchiò per l'ennesima volta.

Simone si unì alla risata.

Ride. È contento. Non mi odia. Forse vuole ancora farmelo, il pompino.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora