27. Pisciarsi addosso

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Il cuore prese a battergli all'impazzata, in un misto di disagio, imbarazzo, senso di colpa e pura, semplice infatuazione. Era la prima volta in vita sua che Edoardo lo chiamava.

Si schiarì la voce.

Come rispondo? Pronto?
No, pronto è da nonna col telefono a rotella.
Ehi, ciao!
Daje, come butta?

Sta squillando da trenta secondi, devo muovermi!

«Sì?» disse.

Banale.

«Oh, ce ne hai messo... ma non lo leggi mai Whatsapp?» La voce di Edoardo era seccatissima.

«No, scusa, il mio telefono è rotto. Sto usando uno vecchio...»

Edoardo non lo lasciò finire. «Senti, devo fare veloce, mi sono allontanato un attimo dal gruppo con la scusa che dovevo pisciare.»

Anch'io devo pisciare! pensò Simone, di nuovo improvvisamente consapevole del pizzicore in mezzo alle gambe. Mentre Edoardo gli parlava, si ricordò che doveva anche lavarsi i denti. Recuperò dal beautycase spazzolino e dentifricio, li infilò nella tasca posteriore dei pantaloni e uscì dalla stanza per andare ai bagni.

«Ieri sera non hai detto niente a Manuel, vero? Sugli alcolici in cucina» gli chiese Edoardo.

«No... cioè, si è accorto che ero ubriaco.»

«Eccerto che se n'è accorto!» Simone dovette allontanare il telefono dall'orecchio per non farsi assordare dalla voce alterata di Edoardo. «Perché cazzo sei uscito dalla stanza?!»

«Scusa, io...»

«Ti avevo detto di metterti a dormire! Che cazzo t'è saltato in mente?»

«Non...» Simone si sentì mortificato. «Scusa.»

E udì Edoardo sospirare. «Ok, ok, ormai è fatta. Comunque, per tua fortuna la palla dell'influenza intestinale ha funzionato, gli altri sono tutti in paranoia che gli prende il cagotto da un momento all'altro.» Edoardo ridacchiò e Simone annuì senza rispondere, ancora a disagio per l'umore nero dell'altro ragazzo.

«Stammi a sentire e prendi appunti» proseguì Simone. «Ho detto a Manuel che sono riuscito a comprare una bottiglia di tequila al supermercato del paese, che mi hanno preso per maggiorenne e non mi hanno chiesto il documento.»

«Ma lui non sapeva che hai bevuto anche tu. Cioè, io non gli ho detto niente.»

E se invece l'avessi fatto? E non me lo ricordassi?
E comunque Manuel lo sospettava...

«Devi avergli detto qualcosa perché l'ha capito. Ma non importa, mi sono preso tutta la colpa. Ok?»

Simone si dovette fermare, sopraffatto dalla bontà di Edoardo. «Non dovevi...» disse in un soffio.

Lui è così perfetto. Così puro. Pensa sempre agli altri.
E io, invece, sono così egoista.

«Non importa, dico davvero» ribadì Edoardo. «Comunque, gli ho detto che l'avevo comprata per berla insieme a Karen, poi tu mi hai sgamato con la bottiglia in mano e mi hai convinto che non era una buona idea e abbiamo finito per farci un paio di shottini insieme. E io non avevo idea che tu reggessi così male l'alcol. Poi la bottiglia l'ho svuotata e buttata perché non volevo che la trovasse Valerio. Hai capito tutto?»

«Sì» rispose Simone.

«Ripeti.»

Simone ricapitolò tutti i punti della storia.

«Ok, perfetto. Mi raccomando, il punto fondamentale è che la bottiglia l'ho comprata. Ok? Manuel non deve sapere per nessun motivo degli alcolici in cucina. Non deve saperlo!»

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora