17. Alce rossa

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È la mano di Edoardo quella appoggiata alla mia bocca.

Le sue dita. Sulle mie labbra.

Erano nascosti dietro un cespuglio, e osservavano Anna che stava avanzando lentamente, coperta dagli alberi, qualche metro più in là.

Queste. Queste sono le emozioni di cui ho bisogno.
Non Manuel che mi struscia il piede contro il pacco come se nulla fosse.

Le dita di Edoardo erano posate sulle labbra di Simone e se fossero rimaste lì ancora per qualche secondo Simone pensava che sarebbe morto di tachicardia. Se fosse possibile morire di tachicardia.

Ma Edoardo non sembrava pienamente consapevole di quel che stava facendo, era presissimo dal gioco.

Alce rossa.

Esistevano molte varianti di quel gioco. Quella a cui stavano giocando era una delle più semplici. Le squadre che si affrontavano erano due: blu e rossa. Ogni squadra aveva un albero base, a cui erano appesi un certo numero di fazzoletti colorati, che rappresentavano i trofei. Lo scopo era accaparrarsi quanti più trofei avversari possibili. Ogni giocatore aveva una bandana con un numero legata in fronte: quando un avversario riusciva a leggere il numero, il giocatore il cui numero veniva letto correttamente veniva eliminato. Per evitare infiniti tentativi a indovinare, anche chi leggeva un numero sbagliato veniva eliminato. Era vietato coprirsi il numero con le mani, pena l'eliminazione. Per nascondere il numero ci si doveva ingegnare appoggiando la fronte a elementi naturali (alberi, rocce, cespugli e simili), o alla fronte di un altro compagno, o avanzando a testa bassa o a ritroso.

Quindi ora lo scopo era leggere il numero scritto sulla bandana azzurra che era legata alla fronte di Anna, per eliminarla dalla gara e impedirle di conquistare un trofeo, uno dei fazzoletti rossi legati al loro albero base.

A quanto ne sapevano, squadra rossa e squadra azzurra, in quel momento, erano in parità per numero di trofei conquistati. Simone non aveva ancora avuto la possibilità di avanzare come attaccante per andare a caccia di trofei avversari, perché ovviamente il gruppo aveva deciso di mandare i più bravi e agili in avanscoperta, e dall'inizio del gioco era quindi rimasto appostato tra gli alberi accanto alla base, a fare da sentinella. Edoardo, al contrario, era avanzato con la prima spedizione d'attacco, ma si era fatto eliminare. Perciò era tornato alla base, aveva indossato una delle bandane di riserva, con un nuovo numero, e si era appostato a difendere, insieme a Simone, Gennaro e tre ragazze: Laura, Giulia 1 (chiamata così dalle sue compagne per distinguerla da una seconda Giulia) ed Elisa. Per rendere il gioco più lungo, avevano deciso di avere un set di bandane di riserva: ogni giocatore eliminato aveva il diritto di tornare alla base una volta, cambiare bandana e rientrare in gioco.

«Zero Sette Acca Uno!» gridò Edoardo, allontanando la mano dalla bocca di Simone.

«Sbagliato!» gridò trionfante Anna, facendo uno scatto di corsa e posando la fronte contro un albero per nascondere il numero.

«Merda!» imprecò Edoardo alzandosi in piedi e sfilandosi la bandana dalla testa. «Ero sicuro di aver letto bene. Devo prendere un'altra bandana.»

«Non puoi, ognuno ha diritto massimo a due bandane» disse Giulia 1.

«Attenti! Sta arrivando!» avvisò inutilmente Laura, indicando Anna. Inutilmente perché tutti potevano vederla avvicinarsi alla base camminando all'indietro.

«Ma quindi? Gioco finito?» disse Edoardo, lasciando cadere la sua vecchia bandana a terra.

È la mia occasione, pensò Simone.

«Che palle, mi stavo divertendo...» disse Edoardo ciondolando verso la base.

«Ti cedo la mia» disse Simone.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora