11. Nudo in ciabatte

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Edoardo potrebbe essere morto. Ed è colpa mia.

Anche se probabilmente non era vero che fosse colpa sua, anche se probabilmente era solo una coincidenza, Simone non sarebbe mai riuscito a togliersi quell'idea dalla testa.

Improvvisamente Manuel artigliò la spalla di Simone, che si voltò a guardarlo: sembrava sconvolto. Non pareva essersi reso conto del gesto che aveva appena fatto, guardava dritto davanti a sé come in trance. Strinse Simone per qualche secondo, poi scattò verso la sala docce. La sala aveva una porta basculante, e Manuel irruppe nella stanza gridando il nome dell'amico e la porta ondeggiò cigolando dietro di lui.

«Ma dove cazzo sei?!» urlò in tono stridulo.

Simone si avvicinò alla porta, le gambe molli per la paura, il conato di vomito che ancora viaggiava su e giù nell'esofago. Aprì e trovò Manuel in piedi davanti alla doccia con gli occhi sgranati. Il rubinetto dell'acqua era aperto, ma non c'era nessuno sotto.

Simone si guardò intorno: forse Edoardo si era accasciato in un angolo della stanza?

Poi si udì uno sciacquone scrosciare non si sa dove.

Un lampo di rabbia passò sul volto di Manuel. «Edoardo!» gridò, furioso.

Tornarono entrambi in spogliatoio, dove si aprì una seconda porta, seminascosta dietro le panchine sulla destra, ed Edoardo emerse, nudo, in ciabatte, i capelli fradici e un asciugamano sulle spalle.

«Mi chiamavate? Che volete?» disse grattandosi la testa con aria annoiata. Sembrava sanissimo e decisamente non in preda a problemi neurologici di alcun genere.

Simone si appoggiò al tavolo in mezzo allo spogliatoio, tirando un vero sospiro di sollievo. Un sospiro profondo.

«Ma porc...» Manuel invece del sospiro, tirò una bestemmia da scomunica immediata.

«Ohi, cosa...» Edoardo sgranò gli occhi, guardando alle spalle di Simone. «Cazzo!»  Si coprì la zona pelvica con le mani.

«Oddio, giuro che non ho visto niente!» gridò Karen. «No, non è vero l'ho visto. Merda, l'ho visto!» aggiunse a voce più bassa.

«Ma che ci fa una ragazza qui dentro?» Edoardo saltellava per l'agitazione e diventò all'istante rosso come i suoi capelli.

«Scusascusascusa» disse lei allontanandosi. «Nella concitazione generale sono entrata anch'io, vadovadovado» uscì dallo spogliatoio di corsa. «Bel fisico!» gridò dal corridoio.

Edoardo fece un sorrisetto imbarazzato guardando la porta da cui Karen era appena uscita. Sembrava assolutamente deliziato dal complimento della ragazza.

Be'? Conquistato da uno stupido complimento?

«Ma perché hai lasciato la doccia accesa?» gridò Manuel con un tono tra l'arrabbiato e lo spaventato, indicando la porta della sala docce.

«Ho lasciato...?» Edoardo tese l'orecchio e poi si diede un colpo in fronte. «Scusa, no, non so dove ho la testa oggi. È che mi scappava...» guardò la porta, probabilmente per controllare che Karen non fosse ancora nei paraggi, «...cioè, hai capito. No, mi sa che non sto tanto bene di stomaco, è per quello che prima non me ne veniva una.» Levò anche l'altra mano dalla zona pubica, tirò su l'asciugamani sulla cima della testa e cominciò a strofinarsi i capelli umidi.

«Tu e il tuo ictus!» Manuel tirò un calcio allo stinco di Simone.

«Ahi!»

«Non stai bene de stomaco, eh» disse Manuel, di nuovo rivolto ad Edoardo. «Secondo te perché?»

Edoardo roteò gli occhi visibilmente infastidito e in quel momento entrarono nella stanza altri compagni di squadra insieme a Valerio.

«Ma che, ce stava una tipa in spogliatoio?»
«Ma che, t'ha visto nudo?»
«Oh, sei vivo Edoà?»

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora