Carbonara con la panna: ode all'ignoranza (parte 2)

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«Cazzo! Ti ho fatto male! Cazzo cazzo cazzo! Ti ho fatto male?» la voce di Manuel era agitatissima.

«Un...» Simone indicò davanti a sé. «U-un gatto?»

«Cos... chi? Ma... ti ho fatto male?» Manuel spinse delicatamente Simone a girarsi, e lui si rimise supino. Il cuore gli batteva a mille. «Oddio... sono un cretino...» disse.

«Ma che...?» Manuel scrutò Simone con apprensione.

«Hai un gatto?»

Manuel si guardò intorno con le sopracciglia aggrottate

«È sulla libreria» disse Simone indicando dietro di sé. Poi chiuse gli occhi e sospirò. «Oddio... scusa... ho visto 'sti due occhi che mi fissavano da là e mi sono spaventato come un coglione.»

Un abbaio alle loro spalle annunciò il ritorno di Wendy.

«Brutto stronzo...» Manuel si alzò in piedi, per un attimo Simone pensò che lo stesse dicendo a lui, poi capì che invece stava parlando al gatto «...sto gatto maleducato oh, pussa via!»

Wendy continuava ad abbaiare ossessivamente, mentre Simone, con la coda dell'occhio, vide il misterioso gatto nero balzare giù dalla libreria e rintanarsi in un altro angolo della stanza.

«No! Non lì, cretino! Fuori dalla stanza!» Manuel allargò le braccia, come per spaventare il gatto. I suoi movimenti sconclusionati fecero ridere Simone. Wendy continuava ad abbaiare, Simone vide il muso del cane affiancarsi al letto e avvicinarsi al suo viso per leccarlo. Si allontanò un po', continuando a ridere.

«E tu, cazzo! Fai il cane! Caccia via sto gatto!»

Wendy si accorse di essere stata chiamata in causa e si avvicinò a Manuel scodinzolando tutta contenta.

Simone non ne poteva più dal ridere. Wendy si girò e appoggiò con un fianco alle gambe di Manuel, che portò una mano agli occhi emettendo un gemito disperato.

Poi si avvicinò al gatto e gli parlò con voce più calma. «Vieni qua, gatto cretino.»

«Ma è il tuo gatto?» chiese infine Simone, mettendosi a sedere sul letto.

«E di chi vuoi che sia?» Manuel prese il gatto per la collottola e quello cominciò a miagolare.

«E perché lo chiami gatto? Non ce l'ha un nome?»

«Sì che ce l'ha. Ma non te lo dico.»

Simone rise. «Ma era già qui? Non l'avevo visto quando ho guardato i libri, prima...»

«Ti giuro, 'sto maledetto ha i poteri paranormali... se infila dappertutto e nun te n'accorgi. Nun te dico quante volte m'è apparso dal nulla a smosciamme ner ber mezzo de 'na pippa, che me fissava tipo er gatto der meme, quello che te guarda dar soffitto.»

Simone rise. «È proprio quello che ho pensato, per un attimo. Cioè... che fosse qualcosa di paranormale. Una specie di demone o checcazzonesò.»

Manuel lanciò un'occhiata perplessa a Simone, prima di appoggiare il gatto in corridoio. «Sciò, sciò... dai dopo te do 'n biscottino.»

Tornò in camera, proprio mentre Wendy saltava allegramente sul letto, accanto a Simone.

Manuel sorrise appena e sedette accanto a lei, l'accarezzò sulla testa testa e lei si rotolò zampe all'aria, e lui le diede una grattata alla pancia.

«E quindi hai pensato che il gatto fosse un demone dell'inferno? Ma sei scemo o cosa?» disse infine a Simone.

«Non è che l'ho pensato... è stata più una specie di paura irrazionale. Ti devo ricordare che nell'ultima settimana una maga mi ha fatto un incantesimo al cellulare e ho espresso tre desideri che si sono avverati? Diciamo che la mia concezione dell'universo è un pelino cambiata...» Simone si schiarì la voce. «Cioè, io sono un tipo razionale, ok? E continuerò a esserlo. Ma non biasimarmi se mi passano per la testa idee strane, dopo quello che è successo. Ho visto questa cosa... sai quando vedi qualcosa che non ti aspetti e non capisci di cosa si tratta e...»

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora