39. Confessioni

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La porta si spalancò rapidamente e non appena apparve in controluce la sagoma di Manuel, Edoardo e Simone si separarono di scatto, ma il corridoio della stanza era stretto e finirono entrambi a sbattere, uno contro il muro, l'altro contro il letto.

Simone dava le spalle all'ingresso, non aveva il coraggio di guardare.

Manuel rimase in silenzio, per qualche secondo. Simone sentì la porta chiudersi. Rivoli di sudore gli rigarono la schiena, il sangue gli pulsava dentro le orecchie, ma poteva comunque udire il respiro ansimante di Edoardo.

Si lanciò un'occhiata in mezzo alle gambe.

Maledizione alla tuta, pensò, maledizione alla tuta che fa vedere tutto.

«Ok...» disse Manuel. Sembrava calmo. «Ok, ditemi subito che cazzo stava a succede.»

«Niente!» la risposta di Edoardo giunse con un po' troppa fretta.

«Tirala fuori immediatamente.»

«Che cosa?» chiese Edoardo.

I passi pesanti di Manuel che si avvicinava fecero vibrare le assi del pavimento. «La bottiglia!»

«Non stavamo bevendo, non... argh! Ti giuro!» protestò l'altro.

Simone si voltò a guardarli, Manuel lo stava tenendo per un polso e gli stava torcendo il braccio.

«Lascialo in pace! Non c'è nessuna bottiglia!» gridò Simone.

«E allora che cazzo...?» Manuel guardò Simone. Lo squadrò dalla testa ai piedi e lui istintivamente, spinse il fondoschiena all'indietro.

«Perché sembra che avete appena finito una maratona?» Manuel si fece incredibilmente serio. «Eravate... abbracciati quando sono entrato?» pronunciò la frase in tono interrogativo.

Simone scosse la testa, ma non ebbe il coraggio di mentire a voce.

«No, perché...» Manuel si voltò verso Edoardo. Sembrava incredulo, sollevò le sopracciglia.

Edoardo lanciò un'occhiata a Simone.

«Cosa—?» L'espressione di Manuel sembrava ferita, ora.

Stava capendo. E si sentiva tradito dall'amico, che evidentemente non gli aveva parlato di quello che stava vivendo in quei giorni. Ma come avrebbe potuto dirglielo? Manuel non avrebbe più smesso di prendere in giro Edoardo, se avesse scoperto cosa stava passando.

Figuriamoci. Uno i cui insulti preferiti sono "frocio" e "checca".

«Ancora quella storia?» disse infine Manuel, dopo una lunga pausa.

«Io devo capire.» Edoardo si portò una mano alla tempia.

«Te l'ho già detto che non c'è un cazzo da capire!» sbottò Manuel. «Sei tu col tuo cervello malato che pur di non mollare Beatrice e metterti con Karen ti fai venire le fisime gay!»

Simone rimase per qualche istante stupito dalla frase appena pronunciata da Manuel. Quindi Edoardo gliene aveva parlato?

«E tu!» si avventò su Simone, lo prese per la felpa e lo sbatté contro il muro, con tanta forza da togliergli il respiro per qualche istante. «Come puoi approfittarti di un ragazzo in chiaro stato confusionale!?»

Simone vide il suo pugno caricarsi e chiuse gli occhi aspettando l'impatto.

Sarebbe rimasto immobile. Se lo meritava.

Ma il pugno non arrivò.

«Non è colpa sua!»

Simone sbirciò la scena aprendo un occhio. Edoardo stava trattenendo Manuel.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora