46. Boing, sdeng, bam, kaboom, fap fap fap

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Buona fortuna, forse il mio preferito in assoluto.

Le labbra di Simone rimasero premute contro quelle di Manuel per qualche secondo, serrate.

Ad occhi chiusi, Simone avvertì il ruvido della barba di qualche giorno, e la consapevolezza che quello era un ragazzo, la bocca di una ragazzo, la bocca di Manuel, pensiero che quasi lo fece esplodere. Sentì il bisogno di leccargli le labbra, di sentire quel ruvido con la lingua. Lo fece, e con una mano gli afferrò i capelli dietro la nuca, per tenerlo fermo, cosa che fece gemere Manuel con le labbra ancora pressate sulle sue.

Manuel socchiuse la bocca e le loro lingue si incontrarono. Passò un minuto, forse due, in cui Simone non fece altro che perdersi in quel bacio, in quel rimbalzare di lingue e denti e labbra. Le loro mani correvano frenetiche su e giù dalla nuca alla schiena, senza apparente direzione, solo per il bisogno di toccarsi, sentirsi.

«Ho caldo» disse Simone. Si staccò per un attimo, si tolse la felpa più rapidamente che poteva.

«E questa no?» Manuel, con un sorriso strafottente sul viso - che fece impazzire Simone più che mai - prese un lembo della sua maglietta.

Poi lo tirò a sé, gli diede un altro bacio e gliela sfilò. La lanciò a terra. Simone si avventò su Manuel e fece lo stesso con la sua felpa e la maglietta.

Rimasero a torso nudo e si guardarono per qualche istante sorridendosi, ansimanti, famelici. Si erano visti nudi un migliaio di volte, nelle docce, dopo gli allenamenti, ma in quel momento si guardarono come se fosse la prima volta.

Fu di nuovo Simone ad avventarsi su Manuel. Lo buttò sul letto spalmandosi su di lui, si distese sopra meglio che potè e lo strinse, lo avvinghiò, gli baciò il collo famelico.

Manuel gemette e lo inarcò all'indietro, come per invitarlo a continuare e Simone accettò l'invito. Lo morse, ci impresse la forma dei suoi denti e lo leccò, affondò una mano tra i suoi capelli, con l'altra gli accarezzò il petto nudo che di tanto in tanto prese a stringere.

I suoi muscoli, la sua pelle.

Lo annusò.

«Ho un buon odore, eh?» disse Manuel, affannato.

«Eh?»

Manuel gli sorrise. «Lascia perde. Una cosa che hai detto quando eri ubriaco.»

Simone non lo ricordava ma si ritrovò ad arrossire con gli occhi dell'altro su di lui.

Cos'altro gli aveva detto quando era ubriaco? Quali altre dichiarazioni imbarazzanti?

Manuel fece ondeggiare le anche sotto di lui, strofinandosi contro Simone e premendoselo addosso creando ancora più frizione tra i loro corpi.

«E dai, continua» gli ordinò.

Simone dimenticò all'istante le paranoie. Imitò il movimento appena fatto dall'altro e strofinò il bacino contro quello di Manuel pressandosi sopra. Sentì il bisogno di sfogare il piacere con un gemito e Manuel gli rispose gemendo anche lui e afferrandogli le natiche con le mani con forza, per premerlo ancora più forte contro di sé. La torcia, che ancora era sul letto, cadde a terra. Non si spense. Simone si distrasse un attimo, per il rumore, poi guardò Manuel nella penombra.

Dio, com'è bello.

I due ragazzi si guardarono negli occhi, le bocche socchiuse, i petti che si sollevavano ritmicamente l'uno contro l'altro, la pelle scintillante di sudore.

Voglio sentirlo. Voglio toccarlo.

Simone lo baciò di nuovo. Mentre le loro lingue si leccavano a vicenda, Simone accarezzò il petto di Manuel costellato dai nei con una mano, poi scese lungo gli addominali appena accennati e li strinse, fino ad arrivare ai pantaloni.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora