7. Video meliora proboque, deteriora sequor

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«A' Vale', te possino... Ma che t'ho fatto di male?»

Manuel stava protestando con l'aria di un bambino a cui è stata appena rubata l'ultima figurina per completare l'album Calciatori Panini. Edoardo guardava la scena con un sorriso divertito.

Simone, forse per la prima volta in vita sua, era d'accordo con Manuel. Cercò di intromettersi nella conversazione: «Valerio, seriamente: non è il caso.»

Valerio chiuse gli occhi, mise le mani avanti e scosse la testa. «Basta proteste, ragazzi. Non torno sulle mie decisioni. Manuel deve imparare a rispettare Simone, e Simone deve imparare a farsi rispettare.»

«Mettendomi in stanza con lui?!» gridò Manuel indicando Simone con gesti convulsi.

«Eddai, ci passerai insieme otto ore al giorno di cui sette e mezzo dormendo, che fastidio ti dà?» disse Edoardo poggiando una mano sulla spalla dell'amico.

«Se ti piace tanto stacci tu, in stanza da due con lui!» disse Manuel scacciando con un gesto brutale la mano di Edoardo.

Edoardo si strinse nelle spalle. «Per me non c'è problema. Valerio, perché non ci scambi?»

Al cuore di Simone mancò un battito. Edoardo gli lanciò un'occhiata e Simone sperò ardentemente di non avere un rivolo di bava che gli colava dalla bocca. «Tu saresti d'accordo?» gli chiese poi.

«Certo!» esclamò Simone. Poi si rese conto di averci messo un po' troppo entusiasmo. «Cioè... pur di non stare con lui va bene chiunque.» Poi si rese conto di essere stato troppo ingeneroso nei confronti di Edoardo. «Cioè... tu mi stai simpatico.» Oddio, ma cosa stava dicendo? Tu mi stai simpatico? Aveva appena detto a Edoardo, davanti a tutta la squadra, "mi stai simpatico"?!

Desidero sprofondare, attraversare il pianeta Terra e riemergere sull'Isola di Pasqua, pensò, con in mente il cellulare magico sepolto in uno dei borsoni.

«Ahaha, che culo! Stai simpatico a Fiorellino!» commentò beta Stefano, il compagno di stanza designato di Edoardo.

Ovviamente Manuel aveva diffuso con efficienza impareggiabile il suo nuovo soprannome, e dal momento in cui Simone aveva messo piede sulla banchina della stazione di Albano non avevano fatto altro che chiamarlo in quel modo e cantargli la famosa canzone di De Gregori (variando spesso in modo fantasioso e osceno le strofe). 

Ora si trovavano tutti insieme nella piazzetta centrale del villaggio scout in cui avrebbero alloggiato. Intorno a loro, una schiera di bungalow, delle sorte di piccole baite in legno che sarebbero state le loro camere per i successivi dieci giorni. Valerio aveva appena finito di assegnare le stanze. Le ragazze della squadra di calcio non erano ancora arrivate. In compenso nella zona nord del villaggio, in un complesso di casette un po' distaccato, si era insediata una piccola ma chiassosa divisione di scout la cui età variava, a occhio, circa tra i dodici e i quattordici anni.

«Apprezzo la tua offerta da paciere,» disse Valerio ad Edoardo, «ma ho deciso. L'anno scorso ho fatto l'errore di lasciare Manuel, Stefano, Federico e Paolo in stanza insieme, e sappiamo tutti cosa è successo...» si riferiva all'increscioso episodio della palpata al sedere della pallavolista, di cui ancora non era stato trovato il colpevole, ma si sapeva che era uno di quei quattro (la ragazza era stata palpata mentre passava davanti al loro tavolo, l'ultima sera a cena). «Quindi quest'anno vi separo, a voi quattro. E se tu» disse puntando un dito sul petto di Manuel, «vuoi dimostrare di meritarti la fascia di capitano, impara ad andare d'accordo con Simone.»

Manuel non protestò oltre. Sbuffò vistosamente, porse il palmo della mano a Valerio e, con la faccia rivolta dall'altra parte, disse: «E damme 'sta chiave.»

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora