33. Sempre la stessa storia

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Simone fu svegliato dalla porta che si apriva.

«Mortacci che freddo!»

Con gli occhi ancora un po' appannati dal sonno, vide Manuel entrare e strofinarsi vigorosamente i capelli con una mano, spargendo una nube di goccioline intorno a sé. Nell'altra mano stringeva una busta di plastica.

Era fradicio. Simone comprese in quel momento che il leggero rimbombo che si udiva nella stanza era la pioggia che batteva sul tetto della baita.

Un gemito dal piano di sotto annunciò il risveglio di Edoardo.

«Tie'» disse Manuel tirando fuori un cartoccetto dalla busta. «So' annato ar bar e t'ho preso un cornetto che pare de cartone, un'acqua, e quer piscio de topo che loro chiamano caffè» disse consegnando tutto ad Edoardo.

«Acquaaa...» rantolò Edoardo, come se avesse appena terminato la traversata a piedi del Sahara.

Simone udì il crack della bottiglietta che si apriva e il gorgoglio del ragazzo che beveva.

Manuel si sfilò le scarpe bagnate scalzandole coi piedi. Slacciò i jeans umidi e scomparve dalla visuale di Simone, perché si era seduto sul letto sotto.

«Non dire niente» disse Edoardo dopo l'ultimo sorso.

«Sto dicendo qualcosa?» ribatté Manuel.

«Me lo stai dicendo con gli occhi.»

Rumore di carta stropicciata. 

«Magnate questo, bevite er caffè e poi te prendi 'n'aspirina. Vediamo se riesco a renderti presentabile.»

Simone decise di alzarsi. Si mise seduto, si stiracchiò e strofinò gli occhi. 

Si massaggiò la spalla destra: gli faceva un po' male. Ma non c'era da stupirsene, aveva dormito tutta la notte steso sul fianco.

Insieme a Manuel.

Pensare alla cosa continuava a non fargli alcun effetto. Era ancora troppo scosso da tutto quello che era successo: il desiderio, i problemi di Edoardo, la disperazione e la confusione che aveva letto nei suoi occhi la sera prima.

Il fatto che avesse tentato di baciarlo.

Scese dalla scaletta. C'era ancora il suo libro a terra, dove Manuel l'aveva sbattuto in un impeto di rabbia, quando erano entrati in stanza.

Infilò le ciabatte e si voltò a guardare i due ragazzi seduti sul suo letto: Manuel aveva appena finito di sfilarsi i jeans. Edoardo stava prendendo una pasticca di aspirina da un blister. Aveva un aspetto orrendo: spettinato, gli occhi gonfi, le labbra secche. Lanciò un'occhiata apatica a Simone, prima di ingoiare l'aspirina, e lui rispose con un cenno di saluto.

«Devo andare in bagno» disse Edoardo.

«Dove hai preso gli alcolici?»

La domanda di Manuel fu brutale ed Edoardo abbassò lo sguardo con aria imbarazzata.

«Ti ho sequestrato i soldi, l'altroieri, come hai fatto a comprarne altri?» Lo incalzò Manuel. Poi, rivolto a Simone: «Gli hai prestato dei soldi?»

Simone scosse la testa.

Addirittura? Manuel ha preso in custodia i soldi di Edoardo per non fargli comprare alcolici?

Manuel ricominciò a interrogare il suo amico. «Dimmi come hai fatto a procurarteli e quanti ne hai nascosti in giro per il campeggio.»

«Non ho nascosto niente!» protestò Edoardo, offeso.

«Non fà l'innocentino, te prego. Come se non te conoscessi!»

Simone, imbarazzato dalla ramanzina, si diresse all'armadio per prendere il suo beautycase.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora