24. L'essere umano maschio in età riproduttiva più miserabile della terra

705 42 9
                                    

«Spaccami la testa con un'ascia, tirami fuori il cervello e daje foco.»

Manuel concesse a Simone una risatina, ma il suo viso si rabbuiò immediatamente. Stava a petto nudo, era appena sceso dal letto e si stava infilando i pantaloncini. Lo sbatacchiare della scaletta aveva svegliato Simone, che ora era alle prese col mal di testa più atroce della sua vita.

«Dovrei avere un aspirina nella borsa. Anche se preferirei qualcosa di più forte» disse Simone.

«Tipo eroina?» Manuel rise.

«Pensavo più cianuro.» Simone mise le mani sugli occhi. «Voglio morire.»

Aveva la bocca impastata e le labbra secche.

Cazzo che sete.

«Tiè, finiscila» disse Manuel lanciandogli una bottiglietta d'acqua. «Se non te fa schifo che me ce so' attaccato io ieri.»

«Mi hai letto nel pensiero. Sto morendo di sete.»

«Conosco i sintomi del doposbornia.»

Simone ingoiò voracemente la poca acqua rimasta nella bottiglietta. Solo dopo averla finita si ricordò dell'aspirina.

«No, merda! E adesso come la prendo l'aspirina? Ne hai altra?» disse scuotendo la bottiglietta vuota.

«Prima di prendere l'aspirina devi magnà quarcosa.» Manuel si annusò l'ascella e dall'espressione che fece sembrò soddisfatto del proprio odore.

Simone roteò gli occhi. «Sei un esperto, eh? Quante volte ti sei trovato in questa situazione?»

Manuel si infilò la propria chiave in tasca. «Ho perso il conto» disse cupo.

Ah, gli piace bere, eh?
Certo, Edoardo mi aveva avvisato: non dirgli niente altrimenti organizza un festino coi suoi beta.

Improvvisamente Simone ebbe una reminescenza della sera prima. Ricordò vagamente che Manuel gli aveva detto qualcosa, sull'ubriacarsi, sul fare cose di cui ci si pente quando si è ubriachi. Ma era un ricordo vago e non riusciva a inserirlo in un contesto.

Cosa è successo ieri?

Aveva fatto sogni strani, durante la notte, sgradevoli. Aveva sognato Edoardo. Aveva sognato di vederlo baciare Karen. Aveva sognato di spingere Karen giù per un dirupo, dalla cima di una montagna. Aveva sognato di vederla rotolare, si era sentito in colpa, e poi si era accorto che non era lei, che rotolava giù, ma Edoardo. E si era messo a correre tra le rocce, in discesa, per raggiungerlo, ma i suoi muscoli erano come paralizzati.

Aveva fatto anche dei sogni gradevoli. Aveva sognato Manuel. Che gli toglieva le scarpe. Che lo metteva a letto. Che lo aiutava a lavarsi i denti. Che gli accarezzava i capelli.

E se fosse successo davvero? si chiese. Era un ricordo che non aveva i contorni sfumati e caotici di un sogno, era un ricordo che sembrava quasi reale.

Ma no, deve essere un sogno per forza. Manuel non è così premuroso.
E ho un saporaccio di topo morto in bocca. Non credo di essermi lavato i denti, ieri sera.

Che schifo.

«Che c'è? Te stai a ricordà le cazzate che hai fatto ieri?» gli chiese Manuel. Lo stava guardando con un'espressione quasi disgustata.

Simone gli rimandò uno sguardo preoccupato. «Che cazzate ho fatto ieri?»

«Tanto per cominciare mi hai fatto un pompino.»

Per un secondo, per un solo secondo Simone gli credette.

E spalancò gli occhi.

Poi scosse la testa.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora