19. Che state a fà dietro ar cespuglio?

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Le labbra di Manuel erano premute sul piccolo triangolo di pelle che spuntava tra la bandana e i capelli. Le sue mani strinsero le spalle di Simone e il ginocchio finì dritto in mezzo alle gambe.

Simone chiuse gli occhi, sopraffatto da quel sovraccarico di percezioni tattili.

Tattili e olfattive. Il suo naso toccò la clavicola di Manuel, e quell'odore... di nuovo, quell'odore... come quando l'aveva spinto dentro l'armadietto. Solo che adesso era più intenso. Deodorante e sudore, e c'era anche qualcos'altro, uno shampoo, o un bagnoschiuma.

Il corpo di Simone reagì contro la sua volontà. Sentì la forza venirgli meno negli arti, e il sangue pompare impazzito verso lo stomaco, no, più in basso.

No, non posso eccitarmi. Di nuovo.

Fu il primo pensiero cosciente e sensato che il suo cervello riuscì a produrre e proprio in quel momento Manuel si tirò su, gli accarezzò la fronte con l'indice nel punto in cui l'aveva appena baciato (Ma perché mi ha baciato la fronte? È impazzito? Cosa stava facendo?), e poi lo osservò con un'espressione trionfante.

«Ah! Perfetto!»

«C-co... hm» Simone tossì. Tossì di nuovo. «Che c-cazzo...?»

Non balbettare. Non essere così ovviamente gay. E tu stai giù, là sotto, stai calmo, stupido! A cuccia!

Manuel lo squadrò dalla testa ai piedi.

Sono in controllo. Ok. La signora Fletcher. Angela. Angela Lansbury, l'impermeabile giallo, la macchina da scrivere.

Manuel scosse la testa. Sorrise. «Tutto bene, Fiorelli'?»

Simone lanciò un'occhiata fulminea verso le sue parti basse. Stava indossando dei pantaloni larghi con le tasche e la chiusura lampo. Erano tutti spiegazzati e... no, non si era eccitato a tal punto, non si vedeva nulla. Per sicurezza tirò su le gambe, si mise a sedere, si tolse delle foglie dai capelli per cercare di dissimulare.

«Ma sei impazzito?» disse infine riuscendo a non balbettare.

«Che state facendo là dietro?» gridò Teresa.

Teresa. Le sentinelle. Alce rossa. I trofei. Sì. I trofei, il gioco.

Concentrati sul gioco.

Per qualche secondo Simone aveva dimenticato tutto.

«Stamo a pomicià!» gridò Manuel.

Il pubblico degli eliminati scoppiò a ridere e ci fu qualche «uuuh!» da parte delle ragazze.

Simone sentì che avrebbe dovuto ridere anche lui, e in una situazione normale forse avrebbe riso, ma era ancora scosso e non ci riuscì.

Aveva sentito fare battute del genere a Manuel al telefono con la madre. E ora si ripeteva. Il Manuel che conosceva lui non faceva battute del genere, soprattutto non le faceva davanti ai ragazzi della squadra. Non era da lui.

Manuel parve rendersene conto perché a voce bassa aggiunse: «Oddio. Mo' pe' sta battuta i beta me pijano per il culo pe' i prossimi du' anni...»

«Non si prende per il culo il maschio alfa» commentò Simone alzando il sopracciglio.

«Quanto me piace che me chiami maschio alfa...» disse Manuel, emise poi un sospiro che a Simone sembrò quasi un gemito ma evitò di commentare.

«Mi vuoi spiegare che cazzo stavi facendo prima?»

«Me so' accorto che avevi qualche ciuffo de capelli che te usciva dalla bandana, e un ciuffo te s'era messo de traverso sulla O, così...» disse indicandogli la bandana «...cioè, così... mo tu non te vedi ma... insomma, in parole povere t'ho appiccicato con la saliva un ciuffetto de capelli de traverso sulla O, così da lontano mo' sembra che il tuo numero è Cinque Doppiavù Nove Zero invece che Cinque Doppiavù Nove O.»

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora