51. Reputazione

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Edoardo lasciò cadere il cellulare a terra. Spalancò la bocca per ingoiare aria. «No. Non è possibile. Non è possibile!» Sembrava più spaventato che felice.

A Simone sfuggì un gemito, che attirò gli sguardi straniti dei compagni di squadra diretti alle cucine per la colazione. Per qualche secondo si sentì felice, sollevato, il cuore che saltellava nel petto per la gioia.

«Hai ancora–» Simone si accorse che stava parlando a un volume di voce molto alto. Lo abbassò quasi ad un sussurro. «Hai ancora un desiderio!»

Improvvisamente la gioia si trasformò in paura. Terrore. Terrore che Edoardo non facesse la cosa giusta, o che compisse qualche errore esprimendo il desiderio, finendo per peggiorare ulteriormente la situazione.

E poi di nuovo, ancora, inatteso, il senso di colpa.

Se vuole tornare etero, col suo desiderio, perché dovrei impedirglielo?
Non è egoista da parte mia, pretendere che esprima il suo desiderio per me?

Simone scosse la testa, infastidito dal suo stesso eccesso di bontà.

Il suo torto è molto più grave del mio. È giusto che rimedi.

Ma chi lo decideva? Chi era il giudice che bilanciava la gravità dei due torti? Simone sentiva di non poter essere lui. Era troppo coinvolto per riuscire a esaminare la situazione razionalmente.

Edoardo raccolse il cellulare. Poi guardò Simone con gli occhi lucidi. «Oh, Simone...» disse solamente.

Il cuore di Simone incespicò. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cos'altro aggiungere. Non sapeva nemmeno cosa pensare.

«Posso... posso tenerlo? Aspettare... cioè... Te lo restituisco dopo, il telefono. Appena ho...» Deglutì. Aveva gli occhi bassi.

Simone annuì. «Sì, certo. Tienilo per tutto il tempo che vuoi. Puoi pure portartelo a casa, se vuoi, io che me ne faccio?» Scrollò le spalle. «Ti prego, solo una cosa: pensaci bene, usa le parole giuste. Non essere frettoloso.»

Edoardo annuì, senza dire niente.

Simone capì che doveva lasciarlo solo. Lo salutò. Lui non rispose. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava completamente smarrito.

Simone si sentì, al contrario, stranamente lucido.

Perché si era appena ricordato che c'era qualcosa di importante da fare, prima del desiderio. Prima di ricominciare a sognare. C'era un piccolo problema presente, sgradevole, pressante. Un problema che avrebbe potuto essere sconvolgente, per la vita di Simone: il video di Stefano.

«Edoardo, ascoltami un attimo. So che sei fuori di te e probabilmente stai facendo fatica a ragionare... ma ascoltami: prima di fare qualsiasi cosa, ti ricordi cosa ti ho chiesto poco fa?»

Edoardo lo guardò inebetito, come se avesse dimenticato tutto.

«Il video. Il video nel cellulare di Stefano. Devi cancellarlo.»

Edoardo parve, improvvisamente, di nuovo presente a se stesso. Rizzò la schiena, sollevò la testa. «Sì. Vado subito. Sarà la prima cosa che faccio. Glielo faccio cancellare. A costo di rompergli il telefono.»

«Grazie» disse Simone, senza convinzione. Se avesse ancora avuto un cellulare funzionante avrebbe scritto un messaggio a Manuel. Ma non l'aveva, e non poteva comunicare con lui in altro modo, quindi doveva fidarsi di Edoardo.

Stava lasciando nelle sue mani due questioni di importanza vitale per se stesso. Nelle mani di chi, in quel momento, si fidava di meno al mondo.

Ma non aveva altra scelta.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora