45. E improvvisamente, capirci

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Simone chiuse gli occhi.

La sua mano era ancora premuta in mezzo alle gambe di Manuel.

Manuel tolse la sua, di mano, con cui stava tenendo ferma quella di Simone. E lui, per qualche istante, rimase paralizzato. Non riuscì a muoversi, fiatare, guardare.

Guardare quel ragazzo così bello e così eccitato.

Eccitato per lui?

La sua mano tremante pian piano perse contatto col corpo dell'altro. Avrebbe voluto allungarla di nuovo, toccarlo ancora, ma non ne ebbe il coraggio.

Troppi pensieri nella testa. Era sconvolto, oltre che eccitato, da quella rivelazione.

Manuel. Manuel i cui insulti preferiti erano "frocio" e "checca".

Manuel che lo prendeva in giro da mattina a sera, che lo chiudeva negli armadietti.

Aprì finalmente gli occhi, lo guardò. Manuel gli rivolse un debole sorriso, poi socchiuse gli occhi.

«Simone» lo chiamò, era serissimo. E gli provocò un brivido. Pronunciò il suo nome con un tono di voce allo stesso tempo bello e malinconico.
Aveva una voce calda, roca.

«Secondo me la poi trovà 'na cosa bona, sotto 'sta valanga de merda che t'è piovuta addosso oggi. Che finalmente te poi levà quello stronzo dalla capoccia.»

Simone ascoltò senza rispondere, ancora confuso da quello che stava accadendo.

«Io mi rendo conto che non è facile, dopo che sei stato appresso a uno pe' du' anni, fasse passà tutto così, come se niente fosse... E credime, te capisco, te capisco benissimo, perché io, allo stronzo, glie so' stato appresso da quando ero alto così.» Manuel tese la mano davanti a sé, mimando un'altezza immaginaria, l'altezza di un bambino.

Anche lui? Anche Manuel?

«Quindi c'ho un po' de esperienza, in merito. E ce so' riuscito, alla fine.»

Tutto tornava. Tutto. La preoccupazione disperata di Manuel, i suoi sacrifici, la sofferenza che gli aveva letto sul volto.

Ho lasciato la mia ragazza perché ero innamorato di un'altra...

Solo che era un altro. Era Edoardo.

«E quindi... perché dovemo continuà a facce rovinà la vita da lui? Che cazzo stamo ad aspettà Simò? Famosela 'sta scopata. O 'sta pomiciata, o quer cazzo che voi. Tu me fai sesso. M'attizzi. M'attizzi 'na cifra, se lo voi sapè. E io pure t'attizzo.»

«Tu-» tentennò Simone.

«Nun me dì de no. Me ne so' accorto. Me ne so' accorto quanno m'hai spinto nell'armadietto. E quando ti sei eccitato mentre facevamo stretching. Non ti sei accorto che ero eccitato anch'io? E l'altra sera, dopo che t'ho fasciato la mano, stavo solo ad aspettà che me saltavi addosso. Ce sarei stato co' tutte le scarpe. E invece ha chiamato tu' madre rovinando tutta l'atmosfera...» Fece una risatina.

Quanto aveva desiderato baciarlo, quella sera...

«Oppure quanno stavamo fronte a fronte ad alce rossa, quanno te so' saltato addosso dietro ar cespuglio...»

«L'hai- l'hai fatto apposta? Tutte queste cose... Lo stretching, il ciuffo...»

Manuel rise. «Certo che le ho fatte apposta. Ma ti sembrano cose che un maschio etero potrebbe mai fare? Un coattone maschio alfa come me, poi... Mmmh, siii, vaiii, spingi di più» disse in un tono di voce fintamente eccitato, imitò dei gemiti. «Oppure... com'è che ti avevo detto... ah sì, te l'ho ciucciato bene, se famo in fretta rimane bagnato.» Rise.

L'ultimo desiderio - Manuel & SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora