11-

5.3K 129 50
                                    

Nonostante fossero passati solo due giorni e mezzo dal loro "accordo" di rimanere "conoscenti", del quale Charles non era assolutamente d'accordo, si era già pentito di averla lasciata andare via con questo pensiero.

Non era quello che voleva nessuno dei due altrimenti non sarebbe stato così difficile, almeno da parte da sua. Ma era sicuro che anche per Evelyn fosse la stessa cosa. Non era da solo nei momenti che avevano trascorso insieme e non era neanche stupido, vedeva l'emozione nei suoi occhi e il modo in cui ci rimaneva sempre un po' male quando lui andava via. Per questo si chiedeva come poteva farsi una cosa del genere. Perché voleva mandare via la cosa per cui stava bene, la persona con cui stava bene. Ecco... a questo Charles non sapeva darsi una risposta.

Probabilmente avrebbe potuto farlo Evelyn, se non fosse che non potevano parlarne in pubblico e lei non gli avrebbe detto niente a prescindere.

Durante i test di ieri e oggi ai quali Evelyn aveva partecipato Charles aveva faticato a toglierle gli occhi di dosso, e se era difficile farlo prima adesso con il loro trascorso era ancora peggio.

Almeno prima Charles credeva di poter solamente sognare ad occhi aperti mentre ora sapeva che anche lei provava qualcosa per lui, magari non lo stesso ma qualcosa c'era. Questa era la cosa più brutta. Realizzare di poter vivere quello che vuole veramente con solo un ostacolo: la famiglia.

Onestamente Charles non le credeva, non completamente almeno. Non poteva credere che lei non voleva neanche provarci solo per suo zio e per non creare problemi sul lavoro. Queste sono cose che si possono superare, infondo è quello che fa una coppia, e Evelyn era ormai maggiorenne e indipendente abbastanza da poter decidere per se stessa. Avrebbero potuto parlarne tranquillamente con Mattia e Giacomo (suo padre) di questa loro frequentazione e sicuramente avrebbero capito, solo una famiglia che non tiene a te ti impedirebbe di essere felice, e non era questo il caso, almeno dalla parte di suo padre perché di sua madre non ne sapeva niente.

Ma Charles aveva imparato ad essere paziente perciò farlo anche con Evelyn non era un problema, l'importante era che lui conosceva la verità, che era l'opposto di quello che lei diceva. Voleva Evelyn e avrebbe aspettato.

Il primo passo era guadagnarsi la sua fiducia... poi tutto il resto sarebbe arrivato da se, o almeno lo sperava.

Visto che tra meno di un ora avrebbero viaggiato insieme per un ora e quaranta minuti aveva progettato un piccolo piano che era più o meno questo: sedersi per puro caso vicino a lei e iniziare un conversazione da semplici "conoscenti" sperando di capire i suoi piani per questi due giorni a Milano (a parte la sfilata Ferrari), e con un po' di fortuna anche per i giorni successivi.

Adesso però era meglio se pensava a finire la valigia altrimenti la squadra lo avrebbe lasciato per terra se si fosse presentato un'altra volta in ritardo. Mentre piegava i suoi vestiti gli venne in mente di chiamare sua madre e risparmiare tempo per la chiacchierata di dopo.

~~~

Dopo aver fatto partire la chiamata applico il vivavoce e appoggio il telefono sul letto in attesa di una risposta. Dopo la bellezza di cinque squilli Pascale mi risponde.

<<Salut mamma .>> la saluto allegramente
[Ciao mamma]

<<Salut Charles...>> ricambia distrattamente.
[Ciao Charles]

<<Tout va bien chez vous??>>
[Tutto bene da voi?]

<<Oui, comme toujours.>> risponde sbrigativa.
[Si, come sempre.]

<<Qu'est-ce que tu as maman? Quelque chose ne va pas?>>
[Che hai mamma? C'è qualcosa che non va?]
le chiedo a questo punto. Magari stava dormendo e l'ho svegliata, sono pur sempre le otto e mezza di sera.

𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora