I 45 minuti più lunghi della mia vita.
Charles è entrato in quella porta davanti a me ormai tre quarti d'ora prima, per una delle conferenze stampa più lunghe della storia, sono drammatica lo so. So anche che le conferenze stampa durano sempre tanto ma è passata quasi un'ora dall'ultima volta che ho visto quella palla rossa. Io e Arthur siamo seduti su una delle tante panchine di questo autodromo ad aspettare che Charles finisca la sua conferenza, e sono sicura che Mia non sia molto più felice di noi nell'ascoltare interrottamente un'ora di domande.
In questo tempo abbiamo rivisto i momenti più esilaranti della gara, che includono i sorpassi continui fra Max e Charles. Ho parlato con Pierre, assicurandomi che stesse bene dopo che la sua macchina ha preso fuoco. Ho conosciuto la ragazza di Arthur, Clara, attraverso una videochiamata e adesso stiamo guardando un numero massiccio di fan venire verso di noi. In questo esatto momento capisco che non potrò mai stare con Charles prima che inizi il paddock live e di essere seguiti dai giornalisti.
Quindici minuti dopo sono ancora nella folla di fan mentre Arthur mi ha abbandonata dopo qualche autografo. Voglio vederlo tra qualche anno se può andare via così. È in parte anche colpa mia però, perché non mi sono potuta impedire di iniziare una conversazione con alcuni di loro, e ad un certo punto è dovuta intervenire la sicurezza perché le persone erano diventate davvero tante. Ovviamente i fotografi incuriositi dalla folla si sono avvicinati per scattare foto.
Fortunatamente trovandoci in un autodromo le persone qui erano più interessate ai piloti, perciò appena Lando e Carlos sono passati a qualche metro da noi la sicurezza è riuscita ad allontanarmi di lì. Ho ringraziato i tre uomini per il loro lavoro e poi ho iniziato a camminare verso l'area Ferrari. Ancora prima di avvicinarmi potevo vedere le innumerevoli persone che sostavano lì per congratularsi con i piloti e con la squadra. Mentre cammino posso praticamente sentire occhi addosso per gli indumenti che ancora indosso, e fortunatamente il capello copre la maggior parte del mio imbarazzo. Penseresti che un attrice con milioni di occhi alle sue spalle sia ormai abituati a sguardi del genere, invece no, non si è mai troppo abituati a questo.
Salgo gli scalini dell'hospitality e mi faccio strada fra i tanti corpi fino ad entrare nel nostro bar. Anche dentro non è molto diverso da fuori, la maggior parte dei dipendenti si trova qui. Mi avvicino al bancone e chiedo una semplice cedrata con ghiaccio, mi serve zucchero. Nel frattempo che aspetto chiedo a un dipendente se ha visto mio zio e dopo quattro "Non saprei dirti Evelyn" finalmente uno di loro mi dice che si trova con mio padre nell'area interviste, perciò dopo aver preso la mia cedrata mi dirigo di nuovo fuori.
Per "mimetizzarmi" mi unisco ai ragazzi della squadra che stanno andando nella mia stessa direzione, anche se questo non mi impedisce di essere fermata per qualche foto, che scatto velocemente. Era questo che intendevo per "paddock brulicante di persone".
Quando arrivo nell'area interviste trovo subito mio zio impegnato davanti ad un microfono e mio padre che lo aspetta al suo lato, e cautamente mi avvicino a lui.
<<Ciao.>> mi saluta, evitando di guardarmi.
<<Ciao.>> non mi preoccupo di fare il contrario <<Quante interviste gli mancano?>>
<<Questa è l'ultima.>> mi dice. Dopo attimi di silenzio aggiunge <<Louisiana è al Paddock club.>> forse per rassicurarmi, non lo so, ma fa ridere come cosa.
<<Ti ha già scaricato per andarsi a fare conoscenze con un nome?>> potrò non essere più arrabbiata con lui ma non accetto questa relazione, come tutte le altre.
<<Certo che tu non poggi mai l'ascia di guerra.>> mi rimprovera come se avessi di nuovo sedici anni.
<<No! Perché sai anche tu che ho ragione, altrimenti non sarebbe stata questa la prima cosa ad uscire dalla tua bocca.>> rispondo acida.
STAI LEGGENDO
𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles Leclerc
FanfictionLa leggenda del "filo rosso del destino" narra che ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati: il grande amore, per noi occidentali l...