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Queste ultime ore per me sono state un inferno nel vero senso della parole. Dalle 23 alle 4 ero stata completamente immersa in musica, urla, telecamere e conversazioni di ogni genere, e solo un ora dopo, alle cinque del mattino ero salita sull'aereo che mi avrebbe riportata a Londra. Ovviamente avevo dormito per la maggior parte delle undici ore di volo, sulla spalla della mia stilista che aveva fatto la stessa cosa. A due ore dall'atterraggio mi sono svegliata per struccarmi per bene e fare la mia skin care nel modo più maniacale possibile, dopo un evento sono sempre più pignola del solito. Poi mi ero cambiata in una tuta sportiva celeste e bianca della Puma, pronta per correre a casa.

Quello che non stavo ammettendo è che ero così eccitata di arrivare a Londra perché sapevo che ci sarebbe stato Charles ad aspettarmi, da quello che mi aveva scritto ad uno dei tanti bar dell'aeroporto. Per non farci beccare insieme avevamo deciso di incontrarci direttamente al garage sotterraneo, dove era attualmente parcheggiata la mia macchina. Quello che non avevo messo in contro però, era la presenza di mia madre. Non avevo ancora avuto il coraggio di dire a Charles che di lì a poco avrebbe ufficialmente incontrato mia madre, e se probabilmente per lui questo non sarà un grande dramma per me lo è sicuramente. Solitamente mia madre è molto accogliente con gente nuova, anche con i miei amici, ma la cosa che mi "preoccupa" per così dire, è che uno dei due possa dire qualcosa che sarebbe stata meglio non dire. Chi per motivi, chi per altri.

Quindi mentre con il mio team scendiamo dall'aereo scrivo al ragazzo in questione di essere arrivata. È normale che il mio cuore abbia iniziato a battere così velocemente? Presumo di sì.

ᴄʜᴀʀʟᴇ: Finalmente! Quando sei in macchina scrivimi, ti raggiungo.

Beh, la risposta è arrivata velocemente.

ɪᴏ: Va bene.

Raggiungiamo finalmente il didentro dell'aeroporto e iniziamo a camminare vero gli ascensori, passando così davanti ai bar, ristornati e negozi in generale. Ricambio distrattamente i saluti che mi vengono fatti lungo la strada, adesso sono troppo distratta a cercare un paio di occhi cerulei verdi e azzurri. Lo trovo poco dopo. Riesco a distinguerlo facilmente seduto ad uno dei tanti tavoli, anche con un cappello sulla testa e una felpa blu scuro a coprirli il busto. Lui non si accorge di me trovandomi alle sue spalle, e va bene così, perché adesso mi sto trattenendo dal saltellare come una ragazzina che vede per la prima volta il suo idolo. Dai Evelyn datti una calmata.

Continuiamo a camminare per quasi dieci minuti prima di arrivare finalmente ai garage sotterranei, dove mi affretto ad aprire la mia macchina a 200 metri di distanza.

<<Le valigie entrano nel bagagliaio?>> mi chiede mia madre. Beh, due sicuro, la terza non ne sono così certa. A tal proposito, dovrei avvisare mia madre di Charles.

Saluto i miei amici, che rivedrò domani, e poi ognuno di noi va verso la propria macchina. Apro il bagagliaio e inizio a mettere dentro le nostre valigie, scansando la mano di mia madre quando prova ad aiutarmi. Evitiamo graffi per favore.

<<Diamo un passaggio ad un mio amico.>> questa è la prima cosa che mi viene in mente da dirle, mentre scrivo a quest'ultimo di poter scendere.

<<Quando?>> mi chiede poggiando sul sedile del passeggero la sua borsa.

<<Adesso. È venuto qui a Londra e non ha la sua macchina, quindi lo accompagno al suo hotel.>> certo come no. Non ritengo importante dirle i miei piani per i prossimi giorni.

<<Chi è? Lo conosco?>> sospiro perché il problema è questo.

<<Forse.>> inizio appoggiandomi alla macchina per guardarla <<Senti, lavora con zio Mattia, quindi non iniziare a parlare male del suo sport.>> mia madre ha sempre espresso il suo disprezzo per la Ferrari per colpa di mio padre, e l'ultima cosa di cui ho bisogno è che inizi a farlo proprio con il pilota di essa.

𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora