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Avevo avuto quasi un mese per preparami a questo, due settimane per pensare a cosa dire quando saremo insieme, una settimana per scegliere i vestiti giusti e un giorno per rendermi conto che qualsiasi cosa farò non sarà mai abbastanza.

E no, non sto andando in guerra... parlo della giornata che passerò con mia madre. Cerco di uscire di casa senza pensarci. Guido fino a casa sua, quella che è stata la mia casa d'infanzia, e mando un messaggio a Maude per dirle che se non rispondo entro due ore vuol dire che mia madre mi ha rapita. Da quando la conosco le ho sempre raccontato tutto sui nostri innumerevoli litigi e adesso ci scherziamo sopra.

Non ho intenzione di entrare in casa, ci sono troppi ricordi che sto cercando ancora di eliminare, e sono sicura che farlo non mi aiuterebbe. Quindi suono dal cancelletto in acciaio e aspetto che mia madre esca. Non è cambiato niente qui fuori tranne il citofono, per il resto è tutto uguale; solito giardinetto curato, solite crepe sulle mattonelle, stesso colore e stessi alberi.

Dieci minuti dopo, con il suo abituale ritardo la porta si apre, lasciandomi intravedere il didentro della casa, che da quello che vedo è sempre la stessa di un anno fa. Temporalmente parlando un anno è abbastanza poco per non considerare più la casa in cui sei cresciuta come casa propria, ma per me è come se fosse passato più di un anno e mi sento quasi un estranea. Quando mia madre mi raggiunge la prima cosa che noto è il modo in cui è vestita. Il suo vestito verdone abbinato al lungo cappotto nero le dona un aria seria e autoritaria, non lontano da quello che è veramente.

Ci salutiamo brevemente e poi entriamo in macchina, diretti a... diretti dove esattamente? <<Cosa vuoi fare mamma?>>

Lei si sistema meglio sul sedile e fa una piccola smorfia <<Queste cavolo di Ferrari sono troppo basse.>> ecco, ci manca solo che inizii a fare polemica sulle macchine. Metto le mani sul volante e mi obbligo a non rispondere <<Andiamo in un bar? Così parliamo un po'.>> lo sguardo che mi lancia mi fa intendere molto bene cosa intende per parlare un po'. Speravo che si fosse dimenticata della ramanzina, e invece no.

<<Ok.>> rispondo accendendo il motore. Mia madre sobbalza al rumore che produce e sospira passandosi una mano sulla fronte. Beh, se non gli piace la mia macchina può anche usare la sua, nessuno la obbliga a salirci. Esco dalla stradina di casa e dopo pochi metri lei mi intima di andare piano <<Mamma sto andando solo a ottanta.>> andare ad ottanta con una Ferrari è quasi una tortura, ma non mi va di sentire mia madre gridare a quest'ora del mattino, non voglio un mal di testa oggi.

<<E ti sembra poco?>>

<<Si.>> rispondo sinceramente tenendo lo sguardo sulla strada. La sento borbottare qualcosa ma non capisco con esattezza di cosa si tratti, anche se non mi è difficile immaginarlo. Guido per quindici minuti grata che non ci siano troppe macchina in giro e parcheggio propio davanti ad El&n, un bar interamente rosa. Tutto questo rosa potrebbe accendere in me il desiderio di bucarmi gli occhi, ma so che mia madre lo adorerà e magari questo calmerà la sua voglia di parlare.

Usciamo dalla macchina e dopo aver chiuso metto le chiavi in borsa. Raggiro il cofano e insieme entriamo nel bar, dove quasi subito una barista ci accoglie e ci accompagna ad un tavolo più appartato. Il nostro tavolo è circondato da un divano e intorno a noi le pareti sono fatte interamente di rose finte, che dividono gli altri tavoli. Aspetto che mia madre si sieda e poi io mi metto proprio di fronte a lei <<Bel vestito.>> mi dice spostando il menù più alla sua destra.

<<Grazie.>> dico in risposta, leggermente insicura. Non capisco se il suo complimento è reale o meno. Il mio è un semplice vestito di lana nero, che ha la parte inferiore bianca. Ho deciso di mettermi questo perché abbraccia bene le mie curve ed è molto sobrio, in più -così come le calze- è molto caldo. Come scarpe invece i miei adorati stivali neri di Miu Miu.

𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora